Un Paese surreale

Dilemma: difendere i posti di lavoro o gli smartphone?

di Adriano Todaro - martedì 20 marzo 2018 - 5152 letture

L’esodato Pier Carlo Padoan, in una dichiarazione, ha affermato perentorio: “Il Def sarà scarno…”. Il Def, come sapete, è il Documento di economia e finanza e leggendo la dichiarazione esodata mi è venuto spontaneo pensare: sì, scarno come il Pd! Scarno ma non domo. Infatti, si è riunita, a porte chiuse, la direzione sotto la presidenza di un altro in maniche di camicia, tal Martina (di cognome, però). Ho già scritto altre volte di questo sconosciuto illustre che non ha mai dato fastidio a nessuno e non voglio ripetermi. Rilevo solo che proviene dal Movimento studentesco (come il grigio Gentiloni) e a 21 anni è stato eletto consigliere comunale del suo paese, nella Bergamasca, in una lista civica vicina a Comunione e Liberazione. Il Bergamasco Silente poi è stato preso da un tourbillon di passioni e giravolte, da giovane turco a bersaniano, da cuperliano a renziano ecc. Sembra che in direzione abbia pronunciato la seguente frase: “Guiderò il partito con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze”. Traduzione: non so da che parte cominciare. Aiutatemi perché siamo tutti nella merda.

Non voglio parlarvi comunque del Pd. Preferisco, invece, parlarvi di Florin Preda. Chi è? Un po’ di pazienza e ve lo spiego. Intanto, però vi aggiorno, vi do alcuni dati che a me, ignorante economico come sono, mi sembrano invece molto semplici. Bene, cominciamo: la Banca d’Italia (non quelli di Lotta di popolo o della Caritas) ci fa sapere che nel 2016 è aumentata la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi e che una persona su quattro è a rischio povertà. E, questo, non solo al Sud. Anche al Nord dove il rischio povertà è passato dall’8,3% al 15%. Inoltre il 30% delle famiglie più povere, detiene l’1% della ricchezza nazionale mentre il 5% delle famiglie italiane più ricche detiene il 30% della ricchezza complessiva.

Pazientate ancora un momento perché vi do altri dati. Quello che va sotto l’assurdo nome di Jobs act non è altro che un sistema che ha regalato ai padroni 20 miliardi di euro e ha dato loro la possibilità di licenziare. E i posti di lavoro? Quelli sono secondari. Gli ultimi dati Istat ci dicono che sono aumentati. Bene! Un momento. Calma e gesso. Sono aumentati quelli che riguardano contratti a termine e in affitto. Dei 723 mila posti di lavoro in più, il 56% sono a termine. Nel 2017 i lavoratori interinali sono aumentati del 25%. C’è gente che lavora dieci giorni al mese, altri che sono chiamati per un pomeriggio e vergogne del genere. Però, fanno alzare l’asticella degli occupati. Non è una bella invenzione?

Bon, basta con i numeri. Parliamo ora di Florin Preda, romeno, 45 anni, sindacalista Cgil. Lui lavora per una cooperativa che opera a Leini, vicino a Torino. L’azienda è la Fercam, colosso della logistica. Nei magazzini di Leini avviene l’ennesimo cambio d’appalto (al ribasso) e la nuova coop minaccia di assumere solo 8 dei 15 dipendenti. Scatta lo sciopero e Florin che fa, si rivolge all’ardimentoso Martina? Ma va! Fa sciopero. Il fatto è che lo fa da solo e si mette davanti ai cancelli con le braccia incrociate, a fianco della bandiera rossa. Gli altri entrano, a testa bassa. Hanno paura di perdere il posto di lavoro e vergogna nei confronti del romeno. Florin ha cambiato 10 cooperative e peggiorato, ogni volta, la sua situazione. Ha moglie e tre figli. Questi fanno lavoretti interinali a 50 ore al mese e le sere vanno a lavare i piatti nei ristoranti. Eppure Florin fa sciopero, da solo. Un giornalista glielo fa notare. Florin Preda, con molta calma, risponde: “Scrivi che non li accuso, non è colpa loro se ci mettono gli uni contro gli altri”. Questo lo vedo bene come presidente del Consiglio, che ne dite?

Vi domanderete cosa c’entra tutto questo con l’economia e la politica. Sembrerebbe nulla e invece sbagliate perché c’entra molto. Ci sono due fotografie che illustrano molto bene cos’è il nostro Paese, oggi. Più di tante inutili analisi dei cosiddetti “esperti”.

La prima riguarda Florin Preda, da solo, a fianco di una bandiera rossa e con una pettorina, anch’essa rossa con scritto “Filt Cgil Piemonte”. L’altra, la direzione del Pd. Mentre il mezzo segretario reggente Martina parla, i cosiddetti big non lo ascoltano per nulla. Sono tutti a capo chino sui loro smartphone.

Uno straniero con la bandiera rossa, solo, a difendere la democrazia e i dirigenti di un partito che preferiscono le alchimie politiche e gli smartphone piuttosto che difendere i lavoratori. Il Paese reale e quello surreale.

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Florin Preda
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Direzione nazionale del PD


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