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Un’Immensa madre per Lucia Sardo

IMMENSAMADRE: nella profondità delle Madri, delle Dee, della Terra: Viaggio nella SICILIA della Memoria da Rilke, Levi, Buttitta, Bufalino, Esiodo, Testori. - Drammaturgia di Elisa Di Dio e Filippa Ilardo, con Lucia Sardo, Elisa Di Dio e Patrizia Fazzi, regia di Sebastiano Gesù. - Area archeologica di Realmese – Calascibetta - 20 AGOSTO 2009 ore 21.00

di Redazione - venerdì 21 agosto 2009 - 6876 letture

Debutta Giovedì 20 Agosto, in apertura del Circuito Teatri di Pietra 2009 presso l’area archeologica di Realmese – Calascibetta, la nuova produzione della Compagnia dell’Arpa, IMMENSAMADRE. Protagonista dello spettacolo è la nota attrice Lucia Sardo, fotografata nel manifesto da Carlos Freire, affiancata da Elisa Di Dio che ha anche curato, insieme a Filippa Ilardo, la drammaturgia con testi da Rilke, Levi, Buttitta, Bufalino, Esiodo e Testori.

Lo spettacolo, diretto da Sebastiano Gesù, è fondato sul mito della Madre-Terra, portatrice del Mistero della Vita e della Morte, capace di incarnare il senso del ciclico avvicendarsi della semina e del raccolto, del Giorno e della Notte, delle stagioni e delle lunazioni, in un ritmo di danza cosmica che appartiene all’uomo sin dagli albori della Storia. Intesa fin dalla preistoria come potenza fecondatrice che presiede a tutto ciò che esiste nella vastità cosmica della terra, che genera tutti gli esseri, li nutre e li accoglie di nuovo nel suo seno, chiudendo così il cerchio della vita, la Dea-Madre racchiude nelle sue viscere il mistero della vegetazione, della coltivazione dei campi, dell’uomo e di tutte le cose che nascono dalla terra e ritornano alla terra.

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Ritratto di Lucia Sardo realizzato da Carlos Freire

L’allestimento è la riproposizione, in chiave moderna e contemporanea, della religiosità intesa come intimo legame tra l’umano e il divino, tra terra e cielo e attinge ad un repertorio di tradizioni, riti e miti che, vivendo a metà tra Lutto e Teatro, concorrono a elaborare il senso della vita e della morte.

Storie di donne, storie di madri, storie di dee, archetipi di cui si esalta la capacità generatrice, ma anche mater dolorosa, trafitta dalla spada per il dolore della morte del figlio che lei ha stessa ha generato. Sulla scena anche i lamentatori di Assoro con i loro ancestrali canti, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, connessi con le funzioni della settimana santa, rito che più di tutti diventa, nella pietà popolare, grande metafora dell’elaborazione del lutto e della speranza della risurrezione, della morte e della rinascita.

Un coro di donne, tutte attrici del Laboratorio del Teatro dei Territori (Concetta Abbate, Gea Turco, Giorgia Cipolla, Giulia Clemente, Laura Borghese, Marianna Palillo, Nenzi Vella, Oriana Cardaci e Sabrina Sproviero), Parche il cui incessante movimento si condensa nel “carminare” la lana su un sudario bianco, tra preghiere e “gastime”, tra proverbi e detti popolari. Nel cast anche l’attrice ennese Patrizia Fazzi, nel ruolo di una levatrice a metà tra vecchia saggia e megera.

Le musiche intense e ricche di sonorità popolari sono di Giuseppe Di Bella, i costumi di Sabrina Di Giovanni, assistente alla regia è Linda Di Dio, mentre la direzione artistica dell’intero spettacolo è curata dal presidente dell’Associazione Angelo Di Dio.

NOTE DI REGIA

Fin dalla preistoria la capacità di generare era vista come potere magico: la più antica rappresentazione della divinità è stata la Dea-Madre della Terra, manifestazione del Divino, potenza fecondatrice che presiede a tutto ciò che esiste nella vastità cosmica della terra, genera tutti gli esseri, li nutre e li accoglie di nuovo nel suo seno, chiudendo così il cerchio della vita terrena e ultra-terrena degli esseri. È la dea madre di tutto, che racchiude nelle sue viscere il mistero della vegetazione, della coltivazione dei campi, dell’uomo e di tutte le cose che nascono dalla terra e ritornano alla terra.

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Locandina dello spettacolo

IMMENSAMADRE attinge ad un repertorio di tradizioni, riti e miti che, vivendo a metà tra Lutto e Teatro, concorrono a elaborare il senso della vita e della morte tutti in qualche modo riconducibili alla figura-archetipo della Madre-Terra: madre di Dio e magna Mater, risorgente in mille e più epifanie, dal fondo oscuro delle tradizioni precristiane, portatrice del Mistero della Vita e della Morte, capace di incarnare il senso del ciclico avvicendarsi della semina e del Raccolto, del Giorno e della Notte, delle stagioni e delle lunazioni, in un ritmo di danza cosmica che appartiene all’uomo sin dagli albori della Storia.

La Madre Cristiana per antonomasia, Maria, raggruma nelle sette spade che le trafiggono il petto, la domanda ontologica sul perché siamo, nel mondo, soggetti ad un destino di dolore e disfacimento. Tale domanda, trova compimento perfetto non in una parola, ma in un corpo, anzi nel Corpo per eccellenza: quello del Cristo, figlio di Dio. Non a caso in Sicilia i riti del venerdì Santo sono nuclei incandescenti di emozioni che, raccontate e cantate in forma di teatro, mutuato essenzialmente da una matrice barocca e controriformista, dipanano agli occhi dei fedeli – spettatori la Vicenda che condensa in sé, tutte le storie del Mondo e lo stesso senso del nascere e morire.

L’allestimento è la riproposizione, in chiave moderna e contemporanea, della religiosità intesa come intimo legame tra l’umano e il divino, tra terra e cielo, come modalità esistenziale in cui si coglie la spinta e la sete insaziabile d’infinito che è fonte dell’angoscia e del senso mistico delle cose, come bisogno assoluto di affermare l’enigma dell’esistenza. Donne e uomini, Padri e Madri, volti disegnati dal Tempo e voci intonate su sonorità armonicali affioranti da un oscuro fondo mediterraneo… sagome di “vecchi” dai visi scavati dal tempo, le cui rughe nascondono storie e memorie che si disvelano pian piano attraverso i canti e i cunti. Un coro di donne, parche il cui unico movimento si condensa nel “carminare” la lana su un sudario bianco, tra preghiere e “gastime”, tra proverbi e detti popolari.

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La Compagnia dell’Arpa

Storie di donne, archetipi di cui si esalta la capacità generatrice, seduttrice e catalizzatrice di tutte le tensioni erotiche. La vita e la morte, l’amore e il dolore, il tempo che passa e rigenera tutto. Contrasti tra luce e lutto, tra senso del bello e senso del tempo, tra le schiene curve degli uomini segnati dalle fatiche e la sinuosità del corpo femminile, tempio della potenza ricreatrice della natura.


IMMENSAMADRE

nella profondità delle Madri, delle Dee, della Terra:

Viaggio nella SICILIA della Memoria

da Rilke, Levi, Buttitta, Bufalino, Esiodo, Testori

Drammaturgia di Elisa Di Dio e Filippa Ilardo

con

LUCIA SARDO

Elisa Di Dio e Patrizia Fazzi

coro

Laboratorio Teatrale del TEATRO DEI TERRITORI

Concetta Abbate, Gea Turco, Giorgia Cipolla, Giulia Clemente, Laura Borghese,

Marianna Palillo, Nenzi Vella, Oriana Cardaci, Sabrina Sproviero

Con la partecipazione dei

LAMENTATORI DI ASSORO

Musiche di Giuseppe Di Bella

Costumi Sabrina Di Giovanni

Acconciature e trucco Alessandro Messina

Macchinisti di scena Paolo La Monica e Vincenzo Lambritto

Direzione artistica e Organizzazione

Angelo Di Dio

Assistenti alla regia

Filippa Ilardo e Linda Di Dio

REGIA SEBASTIANO GESU’

Area archeologica di Realmese – Calascibetta

20 AGOSTO 2009 ore 21.00


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