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UKRAINE: Gli errori dell’Occidente

Abbiamo una politica estera?

di Emanuele G. - giovedì 15 settembre 2022 - 4045 letture

L’Occidente ha una politica estera? Può sembrare una domanda banale, ma non lo è. Non lo è nella misura in cui la competitività geopolitica su scala mondiale è in forte rialzo. E non solo perché è in essere la guerra in Ucraina. Certamente bisogna considerare che l’Occidente è il risultato delle azioni politiche prodotte da vari stati (ad esempio Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada, Inghilterra...) e organizzazioni/organismi internazionali (Unione Europea e Nato). Tuttavia, ci pare che il risultato operativo sia piuttosto scarso.

In primis, nulla quaestio sul fatto che bisognava sanzionare senza ripensamenti l’invasione russa dell’Ucraina. Tale posizione andava, secondo me, rafforzata da una visione storica e strategica sulla storia recente dell’Ucraina in modo da ottenere una posizione meno estremista e maggiormente realista. Invece, si è preferiti il muro contro muro che blocca difatto la mobilità in politica estera dell’Occidente.

Estremismo che sta spingendo molti paesi terzi ad essere più collaterali alla Russia che all’Occidente. La politica estera dell’Occidente non può essere lasciata in mano a un insieme di personalità politiche di scarso rilievo come lo sono Joe Biden o i leader europei. Bisogna, è necessario, che la leadership occidentale sia più pragmatica e realista. Avere dialogo con i paesi terzi per portarli sulla tua posizione è una "condicio sine qua non" imprescendibile. Al fine di ottenere una posizione più "soft" della Russia, la Russia deve sentire in maniera marcata un senso di forte isolamento a livello internazionale.

Joe Biden è malato di "sindrome del cow boy". Divide il mondo in buoni e cattivi senza intermediazione alcuna. Anzi lancia spesso degli slogan che invece di sortire un esito vincente assume un valore profondamente divisivo. Certamente è chiaro che Joe Biden e il suo entourage non hanno alcuna idea/visione del mondo sia presente sia a venire. Tutt’altro. Lo stesso dicasi per l’UE che ha una politica estera che spesso risulta come il feedback inerziale a quella americana e non come una propria politica strategica. L’UE non può essere una variabile dipendente all’infinito. Se no il suo ruolo a livello internazionale non è assolutamente quello da protagonista. Ah i bei tempi di Kissinger o dell’asse franco-tedesco voluto da Mitterdand e Kohl!

Con questi errori l’Occidente si isola facilmente dal resto del mondo. Un mondo multilaterale e dalle alleanze strategiche più accellerate rispetto al passato. Ciò comporterebbe lungimiranza. Lungimiranza che latita parecchio nelle elites occidentali. Vorrei ricordarvi solo tre esempi.

La Cina dimostra un realismo senza pari e si muove con mano libera sullo scacchiere mondiale. Rafforza i suoi legami - come sta succedendo in questi giorni - con la Russia in occasione del summit di Samarcanda aumentando di fatto la sua potenza operativa. Accetta di importare più materie prime strategiche dalla Russia, ma trasformerà queste risorse in pedine per elevare il suo potenziale economico e strategico sul proscenio mondiale. In tutto questo l’Occidente pare posto in un angolo e timoroso.

Quando l’ONU decise di porre fuori dalla Commissione per i Diritti Umani la Russia buona parte dei paesi si astennero. Pertanto, tale vittoria apparve subito una "vittoria di Pirro". L’astenzione di molti paesi indica il fatto che la politica estera russa condiziona - e parecchio - la politica estera terza. Soprattutto quella africana. L’Italia ha di recente firmato accordi per fornitura gas con l’Algeria e l’Egitto. Guarda caso due paesi che si sono astenuti nella succitata votazione. Qualcosa evidentemente non quadra.

L’insipienza dell’Occidente rafforza i populismi. Prendiamo il caso dell’India. Il populismo propugnato da Modi è un mix di fascismo etnico e nazionalismo a base religiosa. Aspetti sicuramente preoccupanti, ma che l’Occidente non sa portare a proprio favore spingendo l’India ad essere sotto sotto sempre più alleato sia della Russia che della Cina. Molti affari li uniscono anche se corre la vulgata di differenze abissali fra di loro. La politica estera è il risultato di una visione realistica e non di dicerie o sogni. In soldoni, le importazioni di gas russo da parte dell’India sono passati dall’ 1% di gennaio 2022 al 17% di questo mese. Come la mettiamo allora?

Per farla breve, quando l’Occidente diventerà adulto in politica estera. Non abbiamo bisogno della replica di John Wayne, ma di una visione realistica, dinamica, mobile ed efficace. Attendiamo (fiduciosi?) un sussulto. Arriverà?


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