Tu quoque, Giuseppi Giuseppi, fili mi?

Giuseppi, il volto perfettamente rasato, prese la sua Talbot Samba blu e guidò fino al Quirinale. Aveva una gentilezza tutta speciale con i giornalisti...

di Deborah A. Simoncini - mercoledì 27 gennaio 2021 - 1817 letture

Giuseppi, il volto perfettamente rasato, prese la sua Talbot Samba blu e guidò fino al Quirinale. Aveva una gentilezza tutta speciale con i giornalisti che lo trattavano con grande deferenza, mentre lui si muoveva e parlava come un capo; li salutò comunicando loro con gioia: “Il lago è buono e ci sono un sacco di pesci. Io so pescare e loro abboccano: sono abituato al lavoro da sempre e non mi fermo mai. Non a caso a scuola mi chiamavano “Giuseppino la scimmia”, proprio perché saltavo di qua e di là e non stavo mai fermo. A differenza di tanti ho non solo la fronte, ma anche la mente larga. Ho tutte le mappe in testa. So, a livello strategico, collegare i fatti, le famiglie, i contendenti, il territorio ... stavolta cerco il profitto, non il piacere. Non sono qui per sposarmi con nessuno, non intendo sposarmi e desidero che sia scritto a chiare lettere ... ”

Bussò alla porta e il Presidente gli rispose dopo appena un secondo. Lo stava aspettando.

“Giuseppi, vorrei proprio sapere cos’è successo tra lei e il governo. Un tempo non eravate molto legati?!” Giuseppi si accigliò. “Legati! Non aveva mai parlato a nessuno dell’incidente, né mai l’avrebbe fatto.” Si strinse nelle spalle. “Solo la rivalità tra le colleghe ...questioni di cornucopia…”

Giuseppi si sentì sempre meno sicuro.

Dopo aver colloquiato col Presidente, se ne uscì con una giravolta “Ho avuto un incontro interessante con il Presidente che è un tipo attraente, ho trovato veramente interessante alcune cose che ha detto … combatte con insolita umanità e generosità. Un uomo coraggioso e infelice che combatte sul campo. Non posso tornare a sedermi senza dire quanto gli sono grato per la cortesia e la pazienza con cui mi ha ascoltato, una concessione non per me, ma per un certo splendido ricordo che molti parlamentari di me conservano … Si lancerà una moneta, si farà a gara a chi piscia più lontano o magari si farà a braccio di ferro ...” e se ne andò, in tutta fretta, per andarsi a nascondere in un buon posto. Per un paio di giorni non se ne seppe nulla, ma un vigile che ne conosceva le abitudini segnalò che ogni giovedì andava a fare la spesa al mercato. I servizi lo misero sotto osservazione. Lo seguivano, ne segnalavano i contatti e le utenze. E un giorno venne fuori finalmente un nome… saltarono tutti sulla sedia. Lasciarlo in giro dava troppo fastidio. Lo presero al volo e lo sequestrarono Giuseppi, mentre se ne stava fermo a un incrocio, ironia della sorte, tra via degli Esplosivi e via delle Forze Armate. A bloccarlo fu Guidone il piantone, due metri quasi e cento cinquanta chili. “E’ sicuro. Nessuno me lo leva dalle mani.” Pioveva a dirotto: un tempo maledetto. Incappucciato, aperta la portiera lo fecero sdraiare su un’auto. Sentì un dolore lancinante al lato sinistro della testa. Aveva i polsi legati. Batté le palpebre, ma vide solo il buio pesto. Il panico lo assalì. Dove si trovava? Chi lo aveva portato lì? Perché lo stavano trattando così? Fece un pesante respiro, aveva tutta la schiena indolenzita. Le sue difese psichiche avevano cominciato a cedere. Con il rumore della pioggia nelle orecchie e ormai stremato sprofondò nel sonno. Ce l’avevano con lui. Il ragazzo è convinto di aver fatto strada, perché si è messo in affari con altri imprenditori politici della buona società e sta progettando un grande affare immobiliare su terreni di proprietà del “sindaco cognato” che da agricoli stanno per diventare edificabili. Il discorso fu ampiamente diffuso, Giuseppi ne aveva passato il testo in anticipo alla stampa, un comportamento un tempo considerato irrispettoso, anzi privo di scrupoli. Nutriva piani ambiziosi e dichiarò: “i miei voti sono sufficienti per irritare, ma non abbastanza per intimidire.” Il capo della polizia abituato a essere ossequioso, in alta uniforme, esordì: “Il Presidente mi prega di porgervi i suoi saluti. La situazione è sotto controllo. Abbiamo svolto un buon lavoro e bisogna continuare così!” L’opposizione rispose con la solita volgarità: “okay faremo a turno a prenderlo a calci in culo e vedremo chi lo fa arrivare più lontano.”

Giuseppi entrò e trattenne un sorriso. Non si sarebbe mai stufato di vedere quell’uomo seduto dietro la sua scrivania. Si sporse in avanti, in attesa della sua realizzazione. Il discorso fu più lungo di quello che si sarebbe aspettato. “Bisogna giungere a un accordo che soddisfi tutti.” “Presidente, non può pensare davvero che …” “Sono convinto che ognuno deve preservare la propria identità. In fondo, cerchiamo tutti di fare lo stesso lavoro.” “Lei è una persona piena di risorse e sono sicuro che escogiterà qualcosa. Ha una squadra numerosa e dei tecnici efficienti. Si prepari ad affrontare gli scogli della vita.” Giuseppi era sconvolto. Avevano organizzato ogni dettaglio. Si chiese se il Presidente in quel momento non stesse provando le sue stesse sensazioni. “Dobbiamo tentare nuove strade. Potrà fare il governo a queste condizioni e servirà anche come test per future coalizioni e collaborazioni.” “Sono praticamente una cavia?” chiese Giuseppi. Il Presidente, rifletté un secondo e poi annuì. “Sì, direi di sì.” Il capo della polizia che sembrava leggergli nel pensiero, domandò serio: “Signor Primo ministro, vuole che questo progetto fallisca?” Giuseppi, scosse il capo. “Perché lo dice?” Sono capace di abbandonare il rancore e l’acredine accumulati nel corso degli anni e di lasciarmi tutto alle spalle. Giuseppi uscì e fece una passeggiata intorno all’edificio, per smaltire la frustrazione. Non voleva portarsela dietro tutto il giorno. “E io cosa dovrei fare?” Si accasciò con la testa sulla scrivania, batté le palpebre e si portò davanti agli occhi le mani … emise una sorta di lamento: “direi che c’è n’è già abbastanza di carne al fuoco. Come farò a gestire la situazione?” Giuseppi quando vide il distintivo sgranò gli occhi, provò un gran senso di colpa, per essere coinvolto in un’impresa insensata, Si sentiva addosso tutto il peso dell’irresponsabilità. “Lei sa bene cosa il popolo ama sentirsi dire. Elabori un modo rustico e semplice di pronunciare le battute e vendere la merce politica … Ai ricchi e ai super ricchi dia molto … ”

Gli venne un groppo in gola.


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