Tredicesime a rischio?
Dopo l’IMU, la Tarsu, gli stipendi bloccati, gli aumenti a raffica questo sarebbe un salasso davvero inaccettabile che non aggiusterebbe i conti del nostro Paese.
“Troppe voci, troppo insistenti, parlano in questi giorni di un’ipotesi allo studio per fare cassa: il congelamento delle tredicesime dei dipendenti pubblici e di buona parte dei pensionati”. A lanciare l’allarme è la Confesercenti che, in una nota, aggiunge: “ Una misura di questo genere non solo potrebbe essere considerata discriminatoria e iniqua socialmente, ma sarebbe certamente un drammatico autogol economico che manderebbe i consumi in tilt, spingerebbe migliaia di imprese alla chiusura e provocherebbe la perdita consistente di posti di lavoro autonomi e dipendenti”.
L’associazione guidata da Marco Venturi fa anche i conti di quella che, a ragione, definisce “sciagurata eventualità”: le 13me nette dei dipendenti pubblici e dei pensionati con assegni al di sopra dei mille euro ammontano a circa 16,1 miliardi. Circa la metà va in consumi e quindi si sottrarrebbe all’economia reale una cifra pari a 8 miliardi di euro, con un cedimento dei consumi privati che passerebbe dal meno 1,7% stimato dal Governo ad un valore negativo vicino al 2,7%.
“Ma – continua la Confesercenti - se anche si puntasse solo al congelamento del 50% delle 13me si tratterebbe comunque di una taglio alla spesa di circa 4 miliardi di euro, con un impatto sui consumi di circa 4 decimali di punto, portando la flessione prevedibile all’interno del range compreso tra il -2,1% e il -2,4%. Questa impostazione comporterebbe gravi effetti sull’intera economia, a partire dalla chiusura di molte imprese e dalle nefaste conseguenze sul piano occupazionale”.
Dopo l’IMU, la Tarsu, gli stipendi bloccati, gli aumenti a raffica questo sarebbe un salasso davvero inaccettabile che non aggiusterebbe i conti del nostro Paese. “Non si abbatte il debito pubblico- prosegue la Confesercenti - favorendo di fatto l’affossamento del’economia. Sperare di convincere i mercati in questo modo è una pia illusione, basata su ulteriori interventi vessatori e dannosi che frenano la crescita e minano quel residuo di fiducia che invece deve essere rafforzato per fare da volano alla tenuta delle imprese ed agli stessi consumi”. Per questo l’associazione chiede al Governo “di volgere altrove la scure e di tagliare in profondità spesa pubblica e costi della politica”.
E’ quanto hanno chiesto i militari in Spagna con un comunicato dell’Associazione Unificata dei militari spagnoli (Aume) dal titolo minaccioso “La nostra capacità di resistenza è limitato”. Gli uomini dell’esercito spagnolo sostengono di essere stati "pazienti, tolleranti, solidali e fermi", ma aggiungono, "l’attacco unilaterale al servizio pubblico, ai militari, da una classe politica che giorno dopo giorno mette in luce la sua meschinità, con offese e mancanza di idee per affrontare questa situazione, non merita rispetto”.
Insomma dopo la Grecia, Spagna e Italia rischiano di finire sulla graticola. E allora ben venga la spending review anche se da sola non basta. Per Confesercenti la ricetta è semplice: “ridurre al minimo il numero delle province, per poi abolirle, così come va fatto per le comunità montane, oltre ad accorpare la miriade di micro-comuni e le società di servizi pubblici; varare con urgenza un piano di alienazione del patrimonio immobiliare pubblico che può essere messo rapidamente sul mercato; ridurre drasticamente i ‘posti’ della politica e le consulenze che favoriscono le pratiche clientelari”.
Ma su questi argomenti la politica sembra non voler discutere o, quantomeno, tergiversa, nicchia, si divide per cadere in un colpevole letargo. Si può intervenire su tutto ma non sulla riduzione dei propri benefit! E allora la scure delle tasse si fa sempre più minacciosa sulla testa del dipendente a reddito fisso e del pensionato. E i consumi stagnano. Ancor di più di fronte alla eventualità di intervenire sulle tredicesime.
“Chiediamo al Governo – conclude il comunicato di Confesercenti - di smentire tale voce che avrebbe il solo esito di allontanare una qualsiasi forma di ripresa”. Ma, nel contempo, appare sempre più urgente una politica di sviluppo che permetta “alle imprese di riprendere gli investimenti e ricreare lavoro stabile, anche attraverso la non più rinviabile riduzione della pressione fiscale, che ai livelli attuali, ostacola in termini sempre più stringenti gli investimenti ed il lavoro”. Solo invertendo rotta si salva il Paese e si ridà fiato ai tanti italiani che sono oggi sull’orlo dell’abisso.
Girodivite/Diariosette
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