Ti ricordi di Adil? Regia di Mohamed Zineddaine. Anteprima all’Officinema Festival di Bologna

Nei sogni d’emigrazione si annidano desideri di rivalsa, di rivincita, di recupero. Si tengono tutti dentro, stretti stretti, impilati e compressi, fino a quando non si ha la possibilità di decomprimerli, liberarli, dare loro vitalità e contingenza in terra straniera, in terra sognata e finalmente raggiunta.
Adil porta dentro di sé tutto ciò, speranze e illusioni, e andare via dal Marocco per raggiungere la tanto agognata Italia è l’unica cosa per la quale vale la pena spendere energie. La possibilità di partire è nelle mani del fratello che dal belpaese va e viene continuamente e che a Bologna possiede già una casa e alcuni “agganci” importanti. Finalmente anche Adil riesce a raggiungere la penisola, complice un brutto incidente che ha costretto il fratello alla sedia a rotelle e ad una costante assistenza, ed è così che può dare inizio alla realizzazione dei suoi sogni. Ma confuso e disorientato, Adil, tra la richiesta di un permesso di soggiorno ad un avvocato di dubbia affidabilità e i loschi traffici del fratello, imparerà presto che le cose non sono così facili come immaginava, né l’Italia sembra essere quel bel paese che ha imparato a sognare.
Ti ricordi di Adil? è il secondo lungometraggio del cineasta marocchino trapiantato in Italia, Mohamed Zineddaine, artista, ma anche critico e giornalista, che oltre al cinema ha tra le sue passioni il teatro e la fotografia (alcune delle sue mostre sono state presentate a Bologna, Palermo, Marsiglia, Casablanca, Belgrado, Firenze e Cagliari) e che dopo Reveil, torna a lavorare per il grande schermo con una storia di ordinaria immigrazione, ma che tenta anche di innescare riflessioni di più ampio respiro sul difficile rapporto Nord-Sud e sulla necessaria e difficile convergenza Oriente-Occidente.
Girato metà a Casablanca e metà a Bologna, il film soffre di un leggero squilibrio tra la prima e la seconda parte, cioè tra le scene ambientate in Marocco e quelle girate a Bologna: a parte le due differenti scelte per quanto riguarda le tecniche di ripresa, movimentati travelling da un lato e piani-sequenza in steady-cam dall’altra, il film sembra creare subito delle buone premesse costruendo interessanti percorsi narrativi che però non trovano un armonioso compimento nel seguito della storia, cioè quando i protagonisti giungono in Italia. Le cose per Adil si fanno sempre più complicate, ma non si capisce bene a causa di chi e per quali ragioni. Fanno la loro comparsa in scena inseguitori, capi religiosi, strani pseudo-protettori di cui non si comprende la funzione o gli obiettivi.
Polifonica e interessante la genesi di questo lungometraggio: prodotto dalla società marocchina Ouarzazate Production, il film ha beneficiato di un contributo di tre milioni di euro stanziato dal Centre Cinématographique Marocain (CCM) e qui in Italia ha ricevuto il supporto fondamentale della Bologna Film Commission e del laboratorio “L’Immagine Ritrovata” della Cineteca di Bologna che ha curato la post-produzione. Fondamentale è stata anche la collaborazione delle Associazioni Officina Cinema Sud Est e Amici di Giana promotrici di un premio, di cui l’anno scorso Zineddaine è stato vincitore, che si propone di offrire una possibilità a tutti quei registi migranti che si trovano oggi nel nostro paese.
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