The Lamb Lies Down on Broadway compie 50 anni
Uno dei dischi dei Genesis più rappresentativi e amato dai fan
Ha appena compiuto i cinquanta anni dalla sua uscita, lo scorso 22 novembre. Chi ha amato e ama tuttora i Genesis, nella personale discografia lo tiene in bella mostra accanto ad altri capolavori della musica rock.
Che poi, chiamarla riduttivamente musica rock, si rischia di sbagliare a collocare questo disco in un genere ben definito. Erano gli anni, in modo particolare tra i ’60 e ’70, quando le sperimentazioni e le ricerche ossessive di certe sonorità portarono a sconvolgere i lobi sensibili in voga nei decenni precedenti che ci avevano consegnato il classico rock and roll.
In quel decennio, si sviluppa qualcosa di più sofisticato. La lunghezza dei pezzi incisi su vinile supera i tre minuti scarsi, convenzione del mercato musicale pretesa dai produttori fino a quel momento. C’è una maggiore predisposizione a esporsi al giudizio degli ascoltatori, dapprima confusi e smarriti in quelle scale armoniche che, spesso, superano di importanza il testo delle canzoni.
The Lamb Lies Down on Broadway rientra a pieno titolo in quella lista di vinili, o LP come si chiamavano una volta, che ha posto le basi per uno stile musicale più strutturato e ricercato che farà da scuola per le generazioni successive di musicisti. Emulato e, come verrebbe spontaneo da dire citando uno slogan pubblicitario, che vanta innumerevoli tentativi di imitazione. Ci permettiamo di aggiungere, falliti.
Il disco nasce come concept album, un prodotto discografico che oggi troverebbe difficile collocazione sul mercato. Viene considerato una sorta di commiato di Peter Gabriel, che lascerà il gruppo non molto tempo dopo. Si ha la sensazione, al primo approccio d’ascolto, di trovarsi davanti a un vero e proprio testamento artistico di Gabriel che, in pratica, lascia la sua impronta indelebile sulle quattro facciate dell’album.
Gli anni ’70 suggerivano spesso quelle ispirazioni letterarie, messe in musica dai Genesis, che descrivevano l’alienazione dell’essere umano, sia per motivi mistici che, sicuramente, per l’uso eccessivo di allucinogeni. Era molto diffusa l’abitudine di trovare conforto nelle svariate fughe dalla realtà, anche ricorrendo a sistemi non del tutto ortodossi.
Il disco descrive bene questa alienazione della società e la musica che accompagna i testi, trascina l’ascoltatore in un viaggio onirico alla ricerca di un alter ego nel quale riconoscersi. Inizialmente, fu pensato anche di realizzare un’opera teatrale, che avrebbe visto Peter Gabriel protagonista nel ruolo di un personaggio fantastico che vive il disagio di una New York opprimente, avvolto dalle proprie paure e insicurezze, rappresentate da creature mitologiche come la mitologica greca Lamia, la biblica e demoniaca Lilith e i mostruosi Slippermen. Il progetto fu abbandonato su decisione dello stesso Gabriel per motivazioni che sono rimaste misteriose.
Ci piace credere che, Peter Gabriel, calato integralmente nella parte, trovò la sua via di fuga uscendo dal gruppo e intraprendendo la carriera da solista negli anni successivi all’uscita del disco.
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Disco 1
Lato A
The Lamb Lies Down on Broadway – 4:50
Fly on a Windshield – 2:44
Broadway Melody of 1974 – 2:13
Cuckoo Cocoon – 2:12
In the Cage – 8:13
The Grand Parade of Lifeless Packaging – 2:45
Lato B
Back in N.Y.C. – 5:43
Hairless Heart (strumentale) – 2:13
Counting Out Time – 3:40
The Carpet Crawlers – 5:15
The Chamber of 32 Doors – 5:41
Disco 2
Lato C
Lilywhite Lilith – 2:42
The Waiting Room (strumentale) – 5:25
Anyway – 3:08
Here Comes the Supernatural Anaesthetist – 3:00
The Lamia – 6:56
Silent Sorrow in Empty Boats (strumentale) – 3:07
Lato D
The Colony of Slippermen (The Arrival / A Visit to the Doktor / The Raven) – 8:14
Ravine (strumentale) – 2:04
The Light Dies Down on Broadway – 3:33 (testo: Tony Banks, Mike Rutherford)
Riding the Scree – 3:56
In the Rapids – 2:24
It – 4:17
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