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Tessere di vita - ritratti di comunisti

Si svolge presso l’Associazione Culturale Enrico Berlinguer, Circolo Alberto Menichelli che ha sede in Via Opita Oppio al Quadraro la mostra dei ritratti di Adriano Aletta. Inaugurata l’11 giugno 2019...

di Sergej - giovedì 13 giugno 2019 - 5202 letture

Si svolge presso l’Associazione Culturale Enrico Berlinguer, Circolo Alberto Menichelli che ha sede in Via Opita Oppio al Quadraro (Roma) la mostra dei ritratti di Adriano Aletta. Inaugurata l’11 giugno 2019, in occasione dell’anniversario della morte di Enrico Berlinguer, alla presenza di Bassolino, Chiara Valentini e di altri ex dirigenti del PCI.

La mostra è composta da 13 ritratti: Gramsci, Togliatti, Terracini, Longo, Berlinguer, Petroselli, Amendola, Ingrao, Paietta, Cossutta, Napolitano, Iotti, Menichelli e Che Guevara. I quadri sono stati donati dall’autore all’associazione.


Sono come le tessere di un puzzle quelle che ritroviamo appese sulle pareti della mostra. Un filo che ricompone non solo una storia politica - quella di un singolo, l’autore di queste tessere, Adriano Aletta militante funzionario e pittore; e quella collettiva, di una generazione che quel tempo storico visse e su quelle tessere si appassionò e trovò una identità - ma quella di un intero Paese, e di una buona parte dell’umanità.

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Inaugurazione della mostra di Adriano Aletta a Roma

Adriano Aletta riporta all’evidenza dell’oggi, nell’attualità, l’inattualità della storia politica della Sinistra e del PCI che non era fatta di “soli italiani” ma che nell’internazionalismo ritrovava le ragioni di una solidarietà e il senso di una lotta collettiva. Ogni singola tessera del suo puzzle è una “tessera”, una vera e propria carta d’identità. Sulla parete si ricompone così il “serpente” di un domino, attraverso le associazioni e le risonanze tra i volti che sono presenti nello “specchio” dei volti che ci fissano, e che vogliono farsi riconoscere, vogliono ricordare a noi stessi chi essi erano - e nell’atto del riconoscimento, l’atto del nostro risveglio: siamo noi che “ci ricordiamo”. Ricordiamo chi erano “loro”, e chi eravamo noi allora. Insieme di personaggi, tessere - come in una politica raccolta di “figurine” Panini che ci riportano all’infanzia della nostra collettiva militanza; “santini” della Sinistra che credeva e aveva fede; carte da Tarocchi che nella scelta della militanza sfidava la sorte di chi non era nato ricco né mafioso ma lo stesso pensava che il proprio figlio e la propria figlia non dovessero avere un destino di servi.

Nella fissità priva di sfondo di queste immagini (imago/fantasmi), quasi icone medioevali di un aldilà che giudica la pochezza dell’oggi alla luce della densità del pensiero dell’Allora. “Viva Lenin, via Mao, viva Ho Chi-Min!” si gridava nelle strade, nei cortei; i numi tutelari della Sinistra, noi eravamo già delle generazione che qualche problema con Stalin ce l’aveva e preferiva non rievocarlo. Qualche anno dopo, ecco le magliette di Che Guevara, l’iconizzazione per la nuova generazione di consumatori e tribù militanti. Ricordiamo la lunga canzone di Daniele Sepe: “I morti non ricordano”. La rie/vocazione, l’enumerazione quasi in un rito sciamanico, scaramantico (o cattolico: il rosario dei santi e degli angeli). La lotta politica come lotta del Bene contro il Male.

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Adriano Aletta davanti ai suoi Ritratti

L’arte, l’azione pittorica che utilizza i colori e la tela, deve sapersi misurare anche con il tempo: il mutamento che è intervenuto e che ci fa leggere quegli stessi volti in maniera diversa. Per questo sappiamo che quelle tessere che raffigurano un mondo politico formalmente consegnato a una storia che abbiamo voluto dimenticare, sono tessere pulsanti “di vita”. Perché per quanto possiamo far finta di niente, sono le idee che non muoiono e che rimangono vitali. E queste idee continuano a essere diffuse, a rispuntare carsicamente anche sotto altre forme e lingue - si pensi a Soumaila Sacko - ma tutte con lo stesso significato: la necessità di un mondo che ha da essere migliore, che è un mondo e una vita possibile, la necessità della lotta e dell’unione dei sottomessi contro chi si arroga il diritto di voler decidere per tutti e contro tutti noi. La mostra di Adriano Aletta è per cuori ancora giovani e comunisti.

Adriano Aletta (Carlentini, 1946) è stato funzionario del PCI e dirigente della CNA di Roma, città in cui vive.



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