Tajabone

Regia di Salvatore Mereu. (Italia, 2010, 67 min.) Drammatico Con Abdullah Seye, Oscar Vincis, Munira Amhetovic
Il regista Salvatore Mereu, sardo di Nuoro, vince la sua scommessa riuscendo a portare sul grande schermo storie scritte e interpretate da ragazzi difficili, provenienti dalle scuole medie di due quartieri degradati della periferia di Cagliari, quello di Sant’Elia e quello della piccola banlieue di San Michele.
Ragazzi tra i peggiori a scuola, sui quali nessuno avrebbe scommesso, neanche i professori che hanno coadiuvato lo stesso Mereu nei vari corsi di educazione all’immagine da lui tenuti nelle suddette strutture scolastiche.
Storie legate tra loro dal denominatore comune costituito dalla scuola, da cui parte il vissuto e le esperienze di strada e di vita dei ragazzi stessi. Due giovani Rom in versione Giulietta e Romeo fuggono per amore, una storia di bullismo al femminile, una ragazza sovrappeso che si crea un falso profilo su Internet per cercare di conquistare il bello del quartiere, l’epilogo drammatico dell’amicizia di due giovani il cui rapporto si incrina quando uno dei due si fidanza e per concludere le vicende di un senegalese che deve procacciarsi quanto necessario per pagarsi l’affitto di casa ed è pertanto alla ricerca disperata di un lavoro.
L’intenzione di Mereu era in un primo tempo quella di mettere assieme del materiale per realizzare dei cortometraggi, ma quanto scritto dai ragazzi l’ha convinto ad assemblare i loro racconti e ne è venuto fuori così un film dall’alto contenuto didattico e con un meccanismo contrario rispetto al francese “La Classe” dove tutto si svolge all’interno di un’aula. Il titolo vuol essere un buon auspicio per i progetti futuri come accade nella festa musulmana del Tajabone che celebra il giorno in cui gli angeli scendono in terra, come ricorda la canzone sul finire del film.
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