Succede a Lampedusa

Lampedusa conferma la sua vocazione di zona franca, dove i diritti, la legalità, il rispetto delle istituzioni democratiche di questo paese... Una lettera dell’Arci "Thomas Sankara".

di Redazione - martedì 6 settembre 2005 - 3003 letture

Lampedusa, 5 settembre 2005

Lampedusa conferma la sua vocazione di zona franca, dove i diritti, la legalità, il rispetto delle istituzioni democratiche di questo paese, sono soltanto degli echi che non riescono ad arrivare qui, ultima provincia dell’impero. Alla deputata Elettra Deiana è stato inizialmente negato l’ingresso al cpt, da un vice questore, che asseriva la necessità di una autorizzazione da parte del prefetto di Agrigento. Alla richiesta della deputata, di poter avere accesso agli uffici per mettersi in contatto con il prefetto, il funzionario ha risposto di non conoscere il numero di telefono e di non potere di certo farle usare il suo telefonino, chiudendole il cancello in faccia. Il funzionario non riconoscendo il ruolo ispettivo dei parlamentari, ha anche chiesto alla deputata il partito di appartenenza. Abbiamo allora, rintracciato il numero della segreteria del prefetto, e dopo un’ora e mezza di tira e molla, i cancelli si sono aperti permettendo l’accesso alla deputata ed ad Hassan Maamri del presidio dell’Arci. La Deiana ha dichiarato che le condizioni già gravi, riscontrate un anno fa, hanno subito un ulteriore peggioramento rendendo questo luogo sempre più simile ad uno zoo, con gli uomini in gabbia, controllati da un numero sempre maggiore di poliziotti. Oltre 40 poliziotti sono da poco arrivati da Palermo dimostrando l’ulteriore militarizzazione del campo.

Non erano presenti all’interno del centro i rappresentanti dell’ente gestore, la Misericordia. La sporcizia regna sovrana, rimane tutto o quasi immutato, se non peggiorato dalle ultime ispezioni, come le docce senza porte che continuano ad erogano acqua salata ed i servizi igienici inutilizzabili. Tra le circa duecento persone recluse, sono stati visti 8 minori, tra di loro anche dei quattordicenni. Si è fatta un’assemblea con i migranti ed è emersa anche la costante pressione della polizia, impedendo così di fatto di poter fare esprimere liberamente i “detenuti”. Alcuni di loro sono richiusi da 45 giorni, altri anche da 20 o 30 giorni. Vistosamente in contrasto con i fogli informativi affissi nei muri del campo, che descrivono questo luogo, come centro di accoglienza. Sulla denominazione corretta è scaturita la solita confusione dei funzionari, tra centro di prima assistenza e soccorso e centro di permanenza temporanea.

Questa confusione tende a rendere possibile l’azzardo giuridico, alla roulette è affidato così il compito di notificare degli atti alle persone trattenute, come i decreti di respingimento alla frontiera seguiti da quelli di trattenimento. Ovviamente nessuna documentazione è stata fornita su questo. 3 sudanesi ed 1 palestinese, hanno espresso la volontà di accedere allo status di rifugiato, il gruppo dei palestinesi ha chiesto informazioni sulla protezione umanitaria. Erano presenti anche egiziani, tunisini, siriani. Appena conclusa l’ispezione alle 16:40 è arrivata al porto nuovo una motovedetta della Guardia Costiera, con 10 maghrebini a bordo.

PRESIDIO DEMOCRATICO ARCI Thomas Sankara


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