Spettroscopia FTIR e Raman

di Redazione Zerobook - martedì 13 settembre 2022 - 716 letture

La Tabella 2 riporta l’assegnazione delle bande vibrazionali più caratteristiche (basate su calcoli teorici da dati di letteratura) confrontate con quelle sperimentali ottenute sui campioni della Grotta del Crocifisso.

Le misure FTIR sono state ambigue nell’evidenziare la presenza dell’indaco, che è per lo più nascosto dalle vibrazioni di stretching della calcite (1409, 875 e 711 cm -1 ), del gesso (3534-3401, 1621, 671, 609 cm -1 ) e del quarzo (1140, 1119, 1012 cm -1 ), tutti componenti principali del legante calcareo (calcite), dell’aggrega (quarzo) e dei prodotti di degradazione (gesso).

Tuttavia, l’allungamento vibrazionale del gruppo C-H a 2851 e 2920 cm -1 supporta fortemente la presenza di materia organica mescolata alle fasi inorganiche sopra menzionate (ESM 5A). fasi inorganiche (ESM 5A).

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Tab. 2

I risultati della spettroscopia Raman sono presentati nel MES 5B dove vengono confrontati con i dati più recenti dello spettro dell’indaco disponibili in letteratura (Caggiani et al. 2016). In questo caso è stata riscontrata una corrispondenza accettabile, anche considerando che mentre lo spettro ottenuto dalla letteratura è stato acquisito su indaco puro, lo stesso pigmento è stato in passato normalmente applicato insieme a leganti organici come cera d’api, uova rosse o bianche, o resina Sandarac (Manfredi et al. 2017).

Il pigmento indaco, come rivelato dal laser a 532 nm con picchi Raman a 571, 1352, 1439 e 1596 cm -1 , è stato quindi considerato compatibile con le composizioni riportate in letteratura (248, 547, 599, 1310, 1572 e 1584 cm -1 ), anche se la presenza di materiali organici genera effetti di emissione (fluorescenza) che potrebbero interferire con i picchi Raman più deboli emessi dal campione studiato.


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