Sotto il passamontagna niente

Come si sta vivendo la pandemia del covid-19 in Sicilia?

di Redazione PuntoG - mercoledì 22 aprile 2020 - 3904 letture

Telefonata al 118: “Aiuto presto venite presto. C’è una ladra che si è introdotta nel mio appartamento” “Si calmi, dove si trova ora?” “Mi sono chiuso in camera da letto, ma la ladra sta colpendo la porta vuole entrare a tutti i costi” “Si calmi. Come sa che è una ladra, l’ha vista bene?” “Appena è entrata nell’appartamento l’ho vista. È orribile, una megera. E per di più è anche senza mascherina!” “Dunque una ladra, una megera, è entrata nel suo appartamento senza mascherina e ora vuole entrare con la forza nella sua camera da letto?” “Proprio così agente, fate presto!” “Per caso la donna in questione è sua moglie?”

Il presidente della Regione Sicilia Musumeci, dopo aver chiesto in diretta televisiva al Governo, nei mesi scorsi, di tutelare i commercianti che emettono assegni postdatati, torna sul tema della difesa degli strati più deboli della popolazione. Ha chiesto l’assegno sociale per le famiglie dei detenuti e per gli operatori del settore del pizzo, duramente colpiti dalla chiusura forzata delle attività commerciali. “L’economia dell’isola basa il 30% del PIL sulla mafia. È il settore economico oggi più danneggiato, con il più gran numero di addetti che rischiano di finire sul lastrico. Chiedo al Governo nazionale una tutela per questa fascia di popolazione”. Immediata la risposta dei dipendenti della Regione: “Se ai mafiosi tocca l’assegno, tocca anche a noi, ma doppio: sennò che convenienza avremo a lavorare per la Regione e non per Cosa Nostra? È la prassi!”.

Firmato l’accordo tra Regione Sicilia e imprenditori delle discariche, per l’accoglimento in discarica differenziata dei cadaveri provenienti dagli ospedali e dalle case di riposo. Saranno trattati come rifiuti normali ma pagati come rifiuti speciali. “La Sicilia è ancora una volta capofila nella differenziata in Europa” ha detto Musumeci ai giornalisti estasiati.

Avviso per i giornalisti de La Versilia. Dato che Cioncio, ex padrone de La Versilia, è tornato libero, e neppure il covid-19 è riuscito ad abbatterlo, la redazione de La Versilia che per qualche settimana aveva creduto di fare un giornale vero può tornare a fare La Versilia di sempre. Quindi via ai titoli alla Manifesto e stop alle inchieste sul territorio e alle notizie vere sull’economia. Anche l’impaginazione: si torna al lenzuolo fatto di veline di prima, compiacente con i poteri forti, contumace con i delinquenti e lecchino verso tutti.

De Luca, prossimo presidente della Regione Sicilia: “Bisogna sparare a tutti quelli che non hanno la mascherina o non portano il passamontagna”. Applausi dalla folla.

Il noto stilista siciliano Vito Scarpitta ha presentato la nuova collezione di coppole autunno-inverno, dotate di passamontagna incorporato, con pendant in tinta di guanti in silicone che impediscono ai virus e alle particelle di polvere da sparo di attaccarsi, rendendo così vana la prova giudiziaria del “guanto di paraffina”. Scarpitta ha baciato il suo collega stilista nonché partner da una vita al termine della sfilata, ma tenendosi rigorosamente a due metri di distanza. Alla sfilata erano presenti le più alte personalità dell’isola, che per l’occasione hanno beneficiato di un premio di buona condotta dopo la sospensione del 41-bis decretato dal governo nazionale a causa del coronavirus.

“Questo coronavirus ci sta fottendo”. A parlare è il responsabile della Federazione Professionisti della lotta anti mafia (FPLAM), che ha stigmatizzato come l’attenzione dei media sul covid-19 distoglie l’attenzione dalle denunce e dalle iniziative della Federazione. “Con le scuole chiuse, con tutte le attività confiscate alla mafia chiuse… è un disastro”. Il responsabile della FPLAM ha assicurato i propri iscritti di aver parlato con Giulio Andreotti per avere dal Governo sovvenzioni e certezza di diritto. Giulio Andreotti, dice, è stato molto disponibile ad appoggiare le giuste istanze della FPLAM. Applauso degli iscritti alla FPLAM.

Singolare iniziativa a Sant’Angelo di Sopra, amena cittadina dei Nebrodi (Sicilia). Ogni sera, alle 18 vengono esposti sui balconi delle case le salme degli anziani deceduti per coronavirus. Dagli altoparlanti le note di Ciuri Ciuri e di Vitti nà crozza, inni dell’isola. “Tutto è iniziato come atto di devozione”, ha detto il sindaco della città: “I pensionati contribuiscono per l’80% del PIL del paese, e dunque meritano questa forma di devozione”. I morti per covid-19 infatti non vengono dichiarati - ufficialmente a Sant’Angelo di Sopra non è mai morto nessuno di covid-19, ma neppure a Sant’Angelo di Sotto se è per questo -, in modo che le famiglie continuino a percepire le pensioni, ma imbalsamati costituiscono oggetto di rispetto e di venerazione.

Funerale a Messina del boss pentito. Il fratello del boss ringrazia il sindaco De Luca: “Grazie per l’autorizzazione e per la partecipazione massiccia di amici e amici degli amici. Quell’infame di mio fratello lo volevamo tutti morto dopo la spiata che ha fatto, e volevamo assicurarci che andasse davvero sottoterra”. Applauso dei giornalisti.

Delusione dei rientrati in Sicilia degli espatriati al Nord. “Pensavamo che il virus avrebbe decimato la popolazione, considerando anche lo stato degli ospedali e la strafottenza che c’è nell’isola” ha dichiarato VG (il nome preferiamo tacerlo per evitare ritorsioni), che lavora come sguattero in nero in un ristorante di Nova Milanese, “Contavamo molto sui soldi di eredità di padri e nonni che dovevano morire per l’epidemia, invece non c’è stato nulla”. I rientranti non si capacitano e assicurano che faranno una class action contro questa mancata pandemia. “La Sicilia deve partecipare a quello che accade nei Paesi più sviluppati, non possiamo essere il fanalino di coda anche nelle epidemie”, ha assicurato l’avvocato Filavò esperto di risorsi e controricorsi.

Musumeci impone il distanziamento di due metri a tutti i siciliani. La Sicilia è costretta a invadere Malta, la Tunisia e la Libia per permettere ai propri abitanti di starci tutti senza dover mandare di nuovo in soggiorno obbligato metà della popolazione al Nord.


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