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Sola in un tutto:quasi,quasi, cambio casa

di enza - sabato 8 novembre 2008 - 5482 letture

Ogni tanto mi prende la voglia spasmodica di cambiare casa, forse per la pia illusione di ritrovare me stessa o per la voglia di avventurarmi libera verso il futuro che sembra a giorni già visto, un film di cui si conosce ogni minimo particolare, ogni minima scena, un futuro che poichè sa di passato non promette niente; a volte, un futuro pieno di promesse, un eden incantato, pieno di frutti sconosciuti ed invitanti, tutti ancora da cogliere. Ma sì, cambio casa mi dico e subito mi sento più leggera, anche se vengo presa da un vago senso di vertigine. Cambio casa e poi dove vado?? Subito mi prende un senso di smarrimento. Dove è la mia casa? ah sì, era in Sicilia... Allora, la Sicilia potrebbe essere il posto giusto, sento già il profumo della zagara ed il sapore delle mandorle: lì ci sono tanti parenti che poi, in fin dei conti, se ne fottono di me; si fanno vivi solo per dirmi che è morto ora questo, ora quello. Ci sono sepolti i miei genitori che nel mio immaginario mi sembrano ancora vivi e che ancora aspettano che li vada a trovare.

Che strana la Sicilia:vita e morte si rincorrono sempre, fanno parte dello stesso inesorabile circuito. O forse è proprio la vita che è tutto un circuito che inesorabilmente porta tutti alla stessa fermata, la morte....Ma chi se ne frega, sono sola e quando creperò nessuno saprà della mia morte. I giornali non ne parleranno, i telegiornali neppure.... ma qualcuno non diceva che quando muore un essere umano è come se una parte di noi morisse?? Forse mi sbaglio, questa solitudine mi da alla testa, mi confonde le idee. In effetti che pretendiamo, quando muore un uccello, un cane o un gatto chi se ne preoccupa? qualche macchina lo calpesta pure, senza tanti preamboli. Mi sento così sola, estranea a tutto, in questa città, grande città piena di traffico, piena di gente, piena di monumenti, piena di tutto. Sono sola in un tutto, cammino come un fantasma, con qualche ruga in più, tante ferite in più, alcune rimarginate, altre ancora aperte, ma sono ancora pur sempre affascinante, ripeto a me stessa, io la ventenne di allora, la ventenne di sempre.

Certi giorni, mi trovo proprio carina e certi giorni di un racchio....Nessuno si accorge di me, eppure avrei tante cose da dire a tutta questa umanità che mi circonda; ho gli occhi vivi, intelligenti, occhi scuri meridionali, occhi sognanti , occhi malinconici, occhi ridenti, occhi attenti che non servono ad allontanare o a razionalizzare questo senso di smarrimento che mi assale, questa incontrollabile tremarella interna che a volte mi prende. Se cambio casa tutto passa sicuramente, il senso di vuoto di nuovo fa capolino. Sono senza casa, senza radici, perchè sono figlia del vento, della brezza fresca e leggera che mi accarezza presto la mattina, quando mi avvio a scuola, dopo aver percorso il lungo viale africano, alberato di palme, con dentro il lontano timore di essere interrogata e non sapere perfettamente tutto. Ma no, i libri compagni fedeli della mia infanzia e gioventù, non mi possono tradire, sono sola e mi appoggio ad essi come farebbe un bambino con una persona più grande. I personaggi dei miei libri mi aiutano, mi sostengono, mi arricchiscono, mi confortano, mi fanno compagnia.

Dove sono le mie radici? Forse lontano, in fondo al grande rift, negli abissi del Mar Rosso, certamente saranno lì, perchè se ora mi guardo intorno non le trovo. Un essere umano senza più radici, dimenticate, sparite, talmente esse sono profonde. Ho delle radici talmente profonde, talmente lontane che non le percepisco più. Mi sento come una foglia al vento, foglia solitaria che non sa su quale albero posarsi. Mi tremano le gambe, non riesco a crescere completamente, perchè troppo spesso "il fanciullino" che è dentro di me si fa vivo, però in fondo riesco a sopravvivere, solo perchè guardo la vita con gli occhi di un fanciullo e tutto mi sembra più bello, più puro, più innocente. Che cosa è ogni giorno questa sensazione di primo giorno di scuola? Ogni giorno è il primo Ottobre, vengo esaminata dal portiere, dal vicino di casa, dai colleghi d’ufficio (guarda che simpatica, guarda che antipatica, guarda che stronza, guarda che fanatica...guarda come si veste, si veste da vecchia, si veste in maniera troppo sobria, eppure ha un bel sedere, dovrebbe metterlo in mostra di più).

In questa società di facce da culo, certo un pò di sedere ci vuole, bisogna avere culo in tutti i sensi, sennò sei perdente, perchè, accidenti, devi sempre vincere, vincere, devi saperne una più del diavolo, altrimenti sei fregata. Se ti rilassi un attimo sei fregata. Allora, è da una vita che sono fregata. Voglio essere un semplice essere umano, interagire con tutti gli esseri umani che mi passano accanto senza sentirmi di più o di meno di loro, avere uno scambio di idee leale e costruttivo, arricchirmi, arricchire, dando il mio misero, piccolo apporto a questa società che vorrei più umana. Invece mi sento sola, insicura, prigioniera di questa giostra capitalista che divide il mondo in vincenti e perdenti; eccomi intenta a cercare di cavarmela (speriamo di ruscire a pagare le bollette, il mutuo, a fare riparare l’utilitaria che scricchiola e rumoreggia da tutte le parti, come una vecchia signora), quando invece sarebbe bello mandare a vaffa un bel pò di facce da culo e tutte le loro frasi fatte e scontate.

Linguaggio falso e scontato, catalogato dai media, linguaggio qualunquista che si rifà a degli stereotipi inventati in un giorno assolutamente vuoto e pieno di noia. Ad esempio: "come dire" (ma dì quello che ti pare, basta che dici qualcosa, un pensiero compiuto, una frase elementare fatta di soggetto, verbo e complemento), "di tutto e di più" (perchè il tutto deve contenere qualcosa di più, il tutto non comprende già tutto?e allora che ce ne facciamo del di più, quando tanti esseri umani non hanno neanche il poco?); altra locuzione vuota ed onnicomprensiva: "e quant’altro"; a proposito, devo controllare se si scrive con o senza apostrofo. Analizziamo che caspita significa questo quant’altro...può significare tutto e niente. Nella frase, con questo quant’altro, ognuno è libero di ficcarci il significato che vuole, togliendo dall’imbarazzo l’interlocutore pseudo acculturato, volutamente snob, che in effetti, al posto di quel quant’altro, non sa proprio che cavolo ficcarci, come accidenti concludere, perciò se la cava con un vago, vuoto ed altisonante "quant’altro" che altro non vuol dire se non niente, oppure" concludi come cavolo ti pare".

Andate al diavolo e quant’altro......Quant’altro, come dire, è il pot-pourri dove ognuno, a proprio piacimento, ci ficca di tutto e di più. Nei talk show televisivi vedi la bonona di turno di mezza età con labbra volutamente turgide che, accavallando le gambe in modo volutamente sinuoso per non far vedere le mutande (mentre quelli del pubblico sbirciano ed allungano il collo per vederle....), fa delle pause voluttuose e con fare da finta intellettuale muove le belle labbra finte, fa una pausa lunga e sensuale, prende fiato e poi ecco che sforna il suo "come dire". In realtà, non ha un cazzo da dire. Accidenti alle mode e ai modi di dire stupidi e vuoti. Ma che vogliono, non ne posso più di essere esaminata come un insetto al microscopio. Sono un essere umano io, unico, irripetibile, libero, stupendo. Sono stata creata in un momento stupendo, quando due esseri umani si amavano ed intorno suonava tutta un’ orchestra felice e tutto il creato applaudiva.

Vorrei cantare a squarciagola o magari mettermi a recitare commossa una poesia di Giacomo Leopardi, forse a Silvia, dagli occhi ridenti e fuggitivi o forse L’infinito, seduta sull’ermo colle, a guardare l’orizzonte...Ma sull’ermo colle mi sentirei sempre più sola, ma meglio sola che male accompagnata. E allora sai che faccio, cambio casa(ma con quello che costano, accidenti.....). Però l’orizzonte promette qualcosa, sì c’è qualcosa all’orizzonte, qualcosa si muove; all’orizzonte c’è una promessa, qualcosa si muove e pur si muove...Aspettiamo per anni che avvenga qualcosa come nel Deserto dei Tartari di Buzzati. All’orizzonte qualcosa si muove o almeno sembra così e viviamo tutta la vita, aspettando. Finchè il cerchio inesorabile si chiude e l’orizzonte, come dire, diventa vago, vacuo, inutile, sempre più vicino, senza promesse e quant’altro. Come, cavolo, non prometteva di tutto e di più?? ed è già l’ora di andare voi a vivere e tanti a morire e chi di noi vada a migliore destino ignoto è a tutti tranne che a Dio.

Lascia o raddoppia, signora Longari, ancora un piccolo sforzo, chi l’ha detto? Mike Bongiorno, Socrate o Platone?ahiaahi signora Longari, che strana cosa è la vita, che bella avventura, peccato che a volte ci tocchi percorrerla da soli o in compagnia di certi figuri.

Ahiaahi...... Ed è subito sera.......eccoci morti e sbigottiti, perchè pensavamo di essere eterni. Intanto, mi guardo intorno, devo riuscire a stare in piedi sulle mie gambe, da sola e far sì che non tutti i giorni siano il primo Ottobre. "Aiutati che Dio ti aiuta", diceva nonno Francesco...Sai che faccio, mi butto tutto alle spalle, rialzo la testa e quasi, quasi cambio casa, mi ritocco il trucco, ritocco un pò il proverbio e dico "casa nuova, vita nuova"; e poi, perchè sentirmi sola, ho sempre i miei libri; mi hanno consolato tutta la vita, possono continuare a farlo, dandomi di tutto e di più e quant’altro, come dire...... dite quello che vi pare..........io speriamo che me la cavo.


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Sola in un tutto:quasi,quasi, cambio casa
19 gennaio 2010

Ho letto tutto d’un fiato questo racconto di vita dove mi sono ritrovata. Incredibile a dirsi ma ci sono persone che vivono le stesse situazioni, provando le medesime sensazioni avendo vissuto analoghe esperienze. Tutto si riassume in una frase ai più sconosciuta, perchè quando perdi le tue radici, il senso di disorientamento è talmente grande da non poterlo colmare in nessun modo... neppure cambiando casa. Bellissime parole, commoventi ma allo stesso tempo sincere e dirette che solo una persona provata dalla vita può scrivere. In bocca al lupo per il tuo cammino.