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Sogno

In sogno, sono ritornata nel frutteto delle "Maddalene" e ho visto che mi sorridevi un pò affannato per il lungo lavoro...

di enza - giovedì 11 ottobre 2007 - 2357 letture

In sogno, sono ritornata nel frutteto delle "Maddalene" e ho visto che mi sorridevi un pò affannato per il lungo lavoro, ma con gli occhi pieni di luce. Pensavo di non trovarti, perchè zio Ianuzzo mi aveva detto che eri morto. Ma non è vero, sei ancora lì e mi vedi complice dei desideri più intimi del tuo cuore di ragazzo che ha dovuto lasciare la vita all’aria aperta, fatta di tante domeniche spensierate, per inseguire le chimere d’Oriente.

Padre, rivivremo i giorni beati della mietitura ed il grano ondeggerà, dorato, al vento. La vigna, quest’anno, sarà portatrice di una lunga e gioiosa vendemmia ; vedremo le femmine adornarsi,ridendo, per gioco i capelli di grappoli e pampini ed i contadini pestare,a piedi nudi,allegramente i grappoli neri dai quali zampillerà il nuovo vino, forte e robusto. Il tempo scorrerà scandito dall’avvicendarsi delle stagioni; poi, sarà di nuovo la mietitura ed il contadino canterà il canto antico e malinconico ,eppure pieno di vita nella sua malinconia. Intorno volano farfalle bianche, leggere; si sente il ronzio dei mosconi, mentre la mula, sbattendo ritmicamente la coda, allontana gli insetti fastidiosi dal suo enorme deredano.

Quante stelle la sera, mentre i canti dei contadini si spengono e si fa solitario, eppur compagno della nostra serena solitudine, il canto del grillo. Sento che appartengo a questo angolo sperduto dei monti Iblei; ho nel sangue il sangue dei miei antenati arabi che cavalcano, nelle albe infuocate, indomiti cavalli, sempre alla conquista di nuovi orizzonti. Negli occhi ho tutta la bellezza ed il desiderio di bello, ereditati dai miei antenati greci e così sento in me scontrarsi ed incontrarsi più mondi. Ma sono nata qui,questa è la mia terra, un paese benedetto da Dio, ma ferito dagli uomini; un tempo culla dei Sicani, ora amata ora depredata, in alterne vicende storiche.

Sento la dolcezza di tante notti arabe profumate di gelsomini che stordiscono il cuore e la mente e non so più chi sono. Un granello di sabbia, granello infinitesimale sospeso in questa grande immensità. Mi assale l’enorme tristezza di rincorrere sempre il bello e di non possederlo mai. Ovunque, capperi abbarbicati sulle antiche rocce, ciuffi di origano, carrubi maestosi eterni e solitari; essenze inebrianti che mi fanno ritrovare il passato e mi fanno sentire eterna in questa vasta solitudine. C’è tutta un’orchestra gioiosa, intorno a me, fatta di tanti piccoli impercettibili suoni.La natura, così indifferente e immobile all’occhio del profano, mi è amica. Vedi, tutto ha una perfezione cosmica, padre non andare, rimani ancora qui con me........ancora un pò,il tempo di fare due chiacchiere.......

Ritorno ad essere piccola, una fanciulla di sette anni che corre per i prati, che coglie anemoni nel campo, aspro di roccia e di balate, proprio quello vicino alla masseria. Ne ho colti tanti per te, padre,sono bianchi e viola, ma al risvegio non saprò a chi darli.


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