Socrate parla della materia / di Cyrano de Bergerac

di Redazione Antenati - domenica 16 gennaio 2005 - 4589 letture

Sapete, figliolo, che dalla terra si fa un albero, da un albero un porco, da un porco un uomo. Poi che tutti gli esseri della natura tendono al piú perfetto, si può quindi credere che essi aspirino a divenir uomini, la cui essenza è il compimento della piú bella fra le mescolanze, la meglio concepita che esista al mondo, la sola che fornisca il legame fra la vita brutale e quella angelica. Che queste metamorfosi avvengano non può negarsi, a meno d’esser pedante, poiché vediamo che un prugno, attraverso il calore del suo germe, come attraverso una bocca, succhia e digerisce l’erbetta che lo circonda; e un porco ne divora il frutto e lo fa diventare una parte di se stesso; e un uomo, mangiando il porco, riscalda quella carne morta, la unisce a sé e fa rivivere quell’animale sotto una piú nobile specie. Cosí quel gran pontefice che vedete con la mitra in testa era forse, appena sessant’anni fa, un ciuffo d’erba nel mio giardino. Se Dio, quindi, padre comune di tutte le sue creature, le ama tutte ugualmente, non è ben credibile che, dopo che con questa metempsicosi, piú meditata di quella pitagorica, tutto ciò che sente, tutto ciò che vegeta, infine dopo che tutta la materia sia passata attraverso l’uomo, allora sia per giungere il gran giorno del giudizio nel quale i profeti fan culminare i segreti della loro filosofia?

S. de Cyrano de Bergerac, L’altro mondo o gli Stati ed imperi della Luna


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