Sicilia, aspettando Godot
"Uno strano silenzio nazionale ha accompagnato i lunghissimi giorni della nostra campagna elettorale..."
Non cambia nulla in questa meravigliosa e tragica isola. In Sicilia, il centrosinistra è ormai un’armata brancaleone, che mira solo a perpetuare gli agi e i privilegi conquistati in passato. L’unico elemento di rottura, la vera novità è stata la candidatura di Rita, un’opportunità unica e chissà se ripetibile, di cambiamento reale. Senza compromessi.
Ma l’Unione ha pensato bene di lasciarla sola. Poca cosa il centrosinistra in Sicilia e le attenzioni romane erano concentrate tutte sul neonato governo. Uno strano silenzio nazionale ha accompagnato i lunghissimi giorni della nostra campagna elettorale.
Negli ultimi quattro mesi, ho visto una straordinaria donna, sola ma infaticabile, visitare quasi tutti gli oltre 380 comuni dell’isola, incontrare la loro gente, ascoltare le loro voci, raccogliere indicazioni e coltivare speranze, far emergere quella Sicilia migliore che per tanti lunghi anni è stata volutamente resa invisibile.
Ma i partiti dell’"Unione"(?) dov’erano?
Tutti sono consapevoli del fatto che il vero cambiamento, in Italia, non può prescindere da una svolta politica epocale in Sicilia. Eppure sembra che i più abbiano preso le distanze da questa vicenda, quasi che la candidatura di Rita fosse qualcosa di scomodo e poco gestibile, troppo fuori dagli schemi, lontana dalle vecchie pratiche lottizzatrici e dalla degradata politica usuale. Tornando al risultato, è vero che abbiamo rosicchiato un pò di terreno alla CDL, ma è veramente poca cosa. Siamo realisti, l’amarezza è molto grande per chi è consapevole della enorme opportuinità che abbiamo, non senza responsabilità, vanificato.
Rita ha risvegliato l’anima civile di tanti siciliani, ha acceso l’entusiasmo di numerosissimi giovani, ha riavvicinato gente indifferente e delusa alla politica, ha offerto spazi reali di partecipazione diretta ( vedi i cantieri per il programma). Rita ha già cambiato qualcosa in questa regione, adesso occorre proseguire l’esperienza dei cantieri per il programma e iniziare a rifondare i nostri partiti, riportando la politica tra la gente, radicando le presenze sul territorio e in particolare nelle periferie, recuperando la dimensione di un’agire sociale in grado di fornire risposte funzionali ai bisogni emergenti, rinnovando una classe politico-dirigente narcisistica e autoreferenziale.
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