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Si fa infuocato il dibattito sull’euro

Si abbandona l’euro per tornare alla lira? E’ il tormentone dell’estate voluto dagli uomini del Carroccio all’indomani del “no”, franco-olandese, alla carta costituzionale europea...

di Vincenzo Raimondo Greco - mercoledì 8 giugno 2005 - 5950 letture

Si abbandona l’euro per tornare alla lira? E’ il tormentone dell’estate voluto dagli uomini del Carroccio all’indomani del “no”, franco-olandese, alla carta costituzionale europea. “E’ una provocazione che ha superato il limite della decenza”, commenta Enrico Letta che aggiunge: “ la proposta è incompatibile con le politiche fatte da questo governo. Gli effetti potrebbero essere pesanti. Poiché Maroni e Calderoni sono ministri, se le agenzie di rating li prendessero sul serio, ci sarebbero grossi danni”. Meno drammatico appare l’intervento del presidente di turno dell’Ecofin, Jean-Claude Junker, che liquidi con una battuta le notizie romane: “se dovessimo discutere tutte le stupidaggini con i paesi - dice Junker - ce ne sarebbe per settimane”.

Le reazioni alla sortita leghista sono compatte. Senza l’euro si parlerebbe nel mondo non solo dei “tango bonds ma anche dei pizza bonds”, commenta ironicamente Ugo Intini , presidente dei deputati Sdi che chiarisce: “anche l’Argentina aveva seguito la ricetta della Lega, ovvero l’aggancio della sua moneta al dollaro, con i risultati che conosciamo”. Ciò che preoccupa, secondo Intini, non sono tanto “le farneticazioni di Bossi” quanto il fatto che la Lega “esprime in modo caricaturale e provocatorio un sentimento antieuropeo profondamente presente nel centro destra”.

Ma la sortita degli uomini di Bossi non trova spazio nemmeno nella compagine governativa. “La moneta dell’Italia è l’euro”, taglia corto il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco. Gli fa eco il vice coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto pronto a ribadire che “è impossibile ritornare dall’euro alla lira o cambiare di collegamento passando dall’euro al dollaro”. Posizione simile quella assunta dal Marco Follini che parla di “una proposta quanto meno strampalata”. Per il leader centrista, “l’euro ha dato stabilità alla nostra economia” e “un ritorno alla lira non è pensabile perché costerebbe carissimo" al nostro Paese e lo “isolerebbe da un discorso europeo che abbiamo fatto insieme a molti altri”.

Sull’argomento interviene anche il Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, che boccia senza appello l’idea di affiancare all’euro la vecchia lira. “Sarebbe una follia totale, un atto di autolesionismo, un film dell’orrore”, un thriller dall’esito scontato. “Basti pensare - afferma il Presidente della Camera - al debito pubblico e ai tassi di interesse. Sarebbe il dissesto finanziario”. Ma il muro alzato dai rappresentanti della maggioranza non blocca i propositi della Lega che il 19 giugno, a Pontida, avvierà le procedure per il referendum sull’euro.

Sarà un’occasione speciale perché, come ha ricordato Mario Monti dalle pagine del Corriere della Sera, sancirà un cambiamento di rotta rispetto all’intervento fatto da Bossi appena tre anni fa. “Per quel che ci riguarda - disse allora il leader del Carroccio - se la lira non fosse entrata nell’euro non sarebbero fallite soltanto le grandi imprese italiane, ma anche le piccole imprese perché il costo del denaro e l’inflazione sarebbero salite alle stelle”.

Sono le preoccupazioni che Prodi utilizza per difendere un’operazione che “ha messo in ordine i conti dello Stato che ha ridato energia al paese, che ha permesso a tanti di farsi un mutuo per la casa, che ha abbassato i tassi di interesse ed il costo del denaro, che ha rimesso l’Italia in linea”. E se tutto questo patrimonio sembra essersi dissolto la colpa non “è certo responsabilità dell’Euro. Ci sono paesi che crescono nell’Euro. La Spagna e la Francia hanno sviluppato un rinnovamento sostanziale delle proprie strutture produttive. La Germania - aggiuge Prodi - pur avendo una crisi della domanda interna, ha raggiunto il record assoluto della sua storia nelle esportazioni. Il problema dunque non è l’Euro, ma è l’Italia”.

Argomento balneare da liquidare con poche battute? No. I problemi esistono ma “è all’interno del trattato di Maastricht - secondo Cicchitto - che va aperto un confronto sulle caratteristiche del patto di stabilità, sulla politica monetaria della BCE, sul bilancio UE, sui comportamenti del commissario Alumia. Del resto - conclude il vice coordinatore di Forza Italia - il voto in Francia e in Olanda ed il malessere in altri paesi europei ci dicono che bisogna fare di tutto per evitare che l’Europa, e l’Italia in essa, diventi una zona di stagnazione economica”.

Dopo il doppio “no” franco olandese, dopo la decisione di Londra di “sospendere” i preparativi per il referendum, la crisi è palpabile. “Per rilanciare il processo di integrazione europea - dichiara Pecoraro Scanio - è necessaria una sterzata. Servono più diritti e meno regali alle multinazionali”. Intanto da Lisbona e Dublino giunge la notizia che in Portogallo e in Irlanda si svolgeranno, regolarmente, i referendum sulla Costituzione. A questi due Paesi tutti guardano con trepidazione. Un altro “stop” sarebbe difficile da digerire.

Girodivite.it/Oltrenews.it


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> Si fa infuocato il dibattito sull’euro
10 giugno 2005, di : Art

La proposta parte da un assunto del tutto falso, ovvero che l’euro è stato responsabile diretto dell’inflazione e delle difficoltà economiche di molte famiglie italiane. Per giustificare questa balla viene usato soprattutto un argomento, tanto semplice quanto volutamente inesatto: dall’anno della “nascita” dell’euro, il 2002, si è registrato un aumento generalizzato dei prezzi, per cui sarebbe stato l’euro con la sua semplice introduzione a provocarlo.

Quello che i leghisti non sanno, o meglio fanno finta di non sapere, è che l’euro non è “nato” nel 2002, ma nel 1999. Nel ‘99 l’euro è stato attivato come moneta unica europea per gli stati che l’hanno adottato stabilendo una quota di conversione fissa e irreversibile fra le ex-valute nazionali e la nuova valuta europea. La lira come noto aveva un cambio fisso di 1936,27 per 1 euro. Prima di cominciare a circolare sotto forma di monete e banconote l’euro è esistito fin da quell’anno, a tutti gli effetti economici e finanziari, e non ha provocato né inflazione né qualsiasi altro accidente citato dai legaioli o dagli altri detrattori in malafede. Le ex-valute nazionali hanno continuato a circolare come frazioni dell’euro, fino a che nel 2002 si sono semplicemente introdotti pezzi di ferro e di carta nuovi al posto dei vecchi, e tutti hanno guardacaso cominciato solo dopo quell’evento a lamentarsi dell’aumento dei prezzi. Non bisogna essere laureati in economia per capire che l’euro non è quindi responsabile di questo: il cambio delle monete e le relative difficoltà ad abituarsi con i calcoli sono stati presi come occasione da molti negozianti per aumenti ingiustificati, che poi hanno finito col provocare il disastro che sappiamo.

"Il cambio euro-lira è stato inventato da Prodi". Questa secemenza, ideata già da tempo per cercare di scaricare sull’euro la colpa dei problemi economici italiani, ha una variante leghista: secondo loro il cambio è stato stabilito secondo il PIL degli stati.

La verità è che il cambio euro-lira non è stato "inventato" da nessuno: esisteva da decenni e non era altro che il cambio ECU-lira: l’ECU (European Currency Unit) era il nome con cui veniva chiamata la media variabile di tutte le valute europee prima dell’invenzione dell’euro.

In questa tabella sono riportati esempi della sua quotazione nel corso degli anni ’90 rispetto a tutte le valute. http://www.mediasalles.it/ybk04nat/Ecu.pdf

Riporto i dati riguardanti la lira per chi non può visualizzare i file PDF:

1989 - 1511,30 lire x 1 ECU 1990 - 1545,80 1991 - 1539 1992 - 1781,80 1993 - 1912,50 1994 - 1990,20 1995 - 2090,93 1996 - 1913,14 1997 - 1936,78 1998 - 1948,78

Ossevate quanto valeva l’ECU negli ultimi 2 anni prima dell’istituzione dell’euro: chiunque sappia fare 1+1 ha già capito da dove salta fuori il cambio dell’euro.