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Si è chiusa la seconda edizione del Catania Book Festival

di Alice Molino - mercoledì 26 maggio 2021 - 2069 letture

La seconda edizione del Catania Book Festival inaugura una zona gialla all’insegna della cultura della parola. Atmosfera entusiasta nel rivedere autori trepidanti nel ricominciare a raccontarsi guardando i volti, a volte troppo accecati dal sole, di un pubblico quasi incredulo di potersi ritrovare riunito a parlare di libri, anche attraverso l’ormai oggetto di riconoscimento che è la mascherina. Ci siamo recati a far visita alla Galleria d’Arte di Catania che ha ospitato l’evento nelle tre giornate dal 21 al 23 maggio, accodandoci sabato mattina all’ingresso disposti ad assecondare le direttive di sicurezza impartite ed applicate dal giovane staff dell’organizzazione che ci ha accolto con entusiasmo e cortesia. Un sabato che si è svegliato rievocando i ricordi di un’infanzia lasciata alle spalle, grazie a Danilo Bertazzi e il suo indimenticabile Fantabosco. Bertazzi si è divertito per i primi 15 minuti a gironzolare piacevolmente tra i ricordi di quei pomeriggi di tanti anni fa. Poi con un balzo si è catapultato ai giorni nostri per discutere con competenza e semplicità di linguaggio il "Dietro le quinte: come nasce un programma tv".

Questo il titolo del dibattito che ha ipnotizzato la platea davanti a questo eterno giullare, vestito per quasi un’ora da professionista e, in maniera semplice ed esaustiva ha raccontato le difficoltà nel creare dei format per i più piccoli in tempi di nuova televisione, evidenziando la quasi impossibilità di poter lanciare un programma simile a quello da lui gestito per anni, principalmente anche per un cambiamento di costume e di gusto della platea televisiva e, sicuramente, una nuova generazione meno propensa a farsi catturare dalle parole e da un mondo fiabesco nel quale, gli adulti senza alcun dubbio, vorrebbero tornare a rifugiarsi, puntualizzando più volte l’importanza dell’utilizzo di un lessico chiaro e di un vocabolario essenziale nella comunicazione. Dal 2017 è autore del programma La posta di Yoyo in onda su Rai Yoyo.

Un cambio repentino di abbigliamento, nello specifico una camicia, per Mattia Insolia che, nel primo pomeriggio, ci ha parlato del suo romanzo d’esordio, Gli affamati, edito da Ponte alle Grazie e candidato al Premio Strega 2021. Violenza e disperazione, gli argomenti trattati nella narrazione, che richiamano alla voglia di riscatto dei protagonisti, Antonio e Paolo, due fratelli nel tentativo disperato di evadere dalle ristrettezze culturali e dalle scarse possibilità di emancipazione che il paesino di Camporotondo, immaginario e dal nome "circolare", rappresenta la metafora di un modo fin troppo ridimensionato di guardare il mondo.

Non solo Paolo e Antonio sono affamati, lo stesso autore manifesta una visione ampia, sceglie due nomi per raccontare la sua storia, ma molto probabilmente si ritaglia un ruolo autobiografico in uno dei due, non riuscendo del tutto a staccarsi da qualcosa che lascia trapelare un’impronta personale che ha ispirato il romanzo.

Compagna di avventura per il Premio Strega è Giulia Caminito, che ha dialogato piacevolmente con Lorena Spampinato che avrei preferito vedere sul palco più volte con altri autori. Il suo ultimo romanzo è “L’acqua del lago non è mai dolce” (Bompiani 2021), candidato al Premio Strega 2021, come abbiamo già accennato. Il libro di Giulia Caminito è sapido, lo evidenzia già il titolo, argomenti forti che si susseguono, donne, scontri generazionali ed elementi essenziali.

Altra carica di adrenalina con l’attesa trepidante per Giulio Mosca, detto il Baffo, che ha presentato la sua prima graphic novel "Clorofilla" edita da Feltrinelli. Giulio descrive l’universalità dei sentimenti, l’amore che ti fa mancare l’ossigeno ed un riferimento al titolo che adoro, come la sintesi clorofilliana.

Una tre giorni insomma di dialoghi a distanza tra un pubblico, prettamente femminile, e i vari ospiti che hanno provato e forse ci sono anche riusciti, ad assumere un atteggiamento di normalità in un’atmosfera dove già il solo distanziamento delle sedie disposte nel chiosco all’aperto, incutevano una sensazione di stranezza.

Il rammarico, avvertito ed evidenziato in più occasioni durante i nostri scambi d’opinione con gli altri addetti stampa intervenuti, è stata la mancanza dell’esposizione dei libri, essenziali in un festival a loro dedicato. La privazione di poter prendere, sfiorare, accarezzare e curiosare tra gli stand, è stata la nota dolente di un evento che merita senz’altro una replica, anche nei prossimi mesi, auspicando di poter finalmente tornare a inalare il suadente profumo dei libri e delle storie in essi raccolte.

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