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Semu tutti precari tutti

San Precario e Sant’Agata uniti nella protesta dei precari catanesi della scuola. "L’ignoranza è un progetto di Stato"

di Pina La Villa - mercoledì 9 settembre 2009 - 2916 letture

Il corteo sale per Via Etnea. E’ partito dalla prefettura, dove si sono dati appuntamento i precari catanesi della scuola. Arriverà in Via Coviello, sede dell’Ufficio scolastico provinciale. Sono tanti, come tanti sono coloro che si sono visti sfuggire il posto di lavoro nel giro di una giornata, il 28 agosto 2009. Nella giornata delle convocazioni dei docenti da assegnare nelle cattedre libere della provincia hanno scoperto che c’erano zero cattedre.

Anni di studio, di lavoro, di soldi spesi per corsi di specializzazione e aggiornamento, per passare da precari a disoccupati. Il più grande licenziamento di massa, come è stato detto, dovuto alla riforma Gelmini. Docenti assunti a tempo determinato, per 5, 6, 8, 12, e anche 20 anni, con nomina del provveditore o del preside, che si trovano di punto in bianco con la prospettiva di restare a casa, proprio nel momento in cui hanno maturato punti e titoli per il tanto sospirato passaggio di ruolo, o la conferma dell’incarico annuale.

Rita Carella insegna da tredici anni, in prima fila nel corteo, fa parte del coordinamento precari catanese.

Come nasce la manifestazione di oggi?

“Da Facebook. Un appello dall’indirizzo di San Precario. L’appello è stato fatto martedì. In pochi giorni in tutta Italia e anche a Catania si sono organizzate le manifestazioni”.

E i motivi?

“Tutto nasce con la riforma Gelmini. Neanche la Moratti aveva osato tanto. In tutta Italia si sono persi 20.000 posti di lavoro. Nella sola Sicilia 7.000, ma è tutto il Sud ad essere colpito in maniera particolare. E adesso vuole [la Gelmini] bloccare anche le graduatorie”.

Giovanna Nastasi insegna da otto anni, quest’anno non è stata riconfermata.

Come hai saputo della manifestazione?

“E’ un anno che denunciamo questa situazione, è un anno che partecipo a riunioni e assemblee. Pensare che molti ancora speravano di poter accedere all’incarico. Ma con le convocazioni di fine agosto tutti si sono resi conto della situazione.”

La maggior parte dei docenti sono donne. In che proporzione? E che significato assume questa presenza?

“Le donne sono circa l’85%. Sono loro che si sono prese insulti e spintoni il giorno dell’occupazione [primo settembre] . Molte sono monoreddito, separate con figli, in molti casi i giudici nelle cause di divorzio hanno considerato il loro un lavoro continuativo e non hanno riconosciuto il sussidio da parte del marito.”

Anche Roberta Scarpulla, che insegna dal 2004, fa parte del coordinamento. Fa parte dei docenti di sostegno, che sono stati i primi, lo scorso anno, ad avviare la protesta. I tagli infatti sono cominciati, non casualmente, mi dice, proprio sulle graduatorie del sostegno, le ultime da sistemare nell’organico.

Con quali effetti?

“Il rapporto tra docente e alunni disabili dovrebbe essere di 1 a 2. L’Ufficio scolastico provinciale si attiene scrupolosamente alle direttive, ma in realtà ne viene fuori un rapporto di 1 a 4. Ciò significa non solo perdita di posti di lavoro. Significa che a una categoria di insegnanti motivati e superspecializzati [Sissis, scuole di specializzazione] viene preclusa la possibilità di insegnare, mentre gli alunni e le loro famiglie perdono un servizio indispensabile e altri docenti, per effetto degli accorpamente e della diminuzione delle cattedre, sono costretti a fare il sostegno avendo sempre lavorato nel curriculare, cioè senza averne esperienza”.

Questa vicenda chiarisce lo spirito della riforma Gelmini, un combinato disposto di aumento del numero di alunni per classe, di norme più restrittive in termini di diritto al sostegno, di perdita di ore di insegnamento per alcune discipline (Lettere) con la prospettiva di una ulteriore diminuzione per aree disciplinari, di perdita di discipline in alcune scuole (Diritto). Di conseguenza sono diminuite e continueranno a diminuire le cattedre.

Ed ecco come la riforma Gelmini e i vari interventi sulla scuola degli ultimi anni hanno toccato e toccano il “mondo felice” degli insegnanti di ruolo. A valle si perde la possibilità di fare supplenze, di entrare nel mondo della scuola, di avere riconfermati gli incarichi annuali; a monte gli insegnanti di ruolo che avevano, dopo anni precariato e di pellegrinaggio nelle scuole della propria provincia e di quelle vicine, conquistato una sede stabile, ricominciano a cambiare scuola e a girare per le varie città.

“Sono le utilizzazioni interprovinciali” dice Roberta.

“Moriamo anche di fuoco amico”, commenta Giovanna, pensando all’opposizione attuale e alle misure dei governi di sinistra...

Nel frattempo siamo arrivati in Via Coviello (ribattezzata, in questi giorni di assemblee e occupazioni, Via Precariello), occupata dai precari e dove si svolgono quotidianamente le assemblee. Nel corso dell’assemblea di oggi si vota su come proseguire la lotta.

“L’ignoranza è un progetto di Stato” dice uno slogan affisso all’entrata dell’Ufficio Scolastico.

Difendendo il loro posto di lavoro gli insegnanti vogliono sconfiggere, uniti, questo progetto. Decidono che l’appuntamento è a Roma, per una grande manifestazione. Davanti al ministero, per far sentire la propria forza.


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