Seamount
Le montagne sottomarine che nascondono un mondo di biodiversità da proteggere
Sappiamo ancora molto poco sulle profondità marine e sulle strutture misteriose che popolano gli abissi. Ma a dispetto di quanto si possa immaginare, anche i fondali marini possono essere molto variegati e ospitare alture, colline abissali, vulcani… persino montagne! Si tratta dei cosiddetti seamount, montagne sottomarine ricche di biodiversità.
I seamount sono ancora poco conosciuti ma sappiamo che sono numerosi sia negli Oceani che nel mar Mediterraneo (dove ad oggi ne sono stati scoperti ben 242!). In Italia, nel Mar Tirreno, ne abbiamo uno molto importante per la biodiversità mediterranea: è il Palinuro Seamount, la montagna sottomarina dove proprio in questi giorni stiamo conducendo delle ricerche a bordo della nostra nave Arctic Sunrise!
Un luogo che, se non protetto, potrebbe diventare il prossimo obiettivo delle industrie interessate a sfruttare i giacimenti di minerali presenti sulla sua superficie.
I seamount sono montagne sottomarine ricche di biodiversità la cui presenza in mare aperto permette a molte specie di prosperare e a molte altre di trovare cibo e riparo, grazie soprattutto alle condizioni idrodinamiche che arricchiscono queste aree di nutrienti.
Sono strutture considerevoli che possono avere diverse origini. La loro distribuzione copre un’ampia gamma di profondità e contesti geologici, inoltre diversi studi indicano che sono aree di grande interesse anche per i grandi predatori come tonni, pesci spada, squali e cetacei.
Nel Mediterraneo sono presenti molte formazioni marine riconducibili ai seamount, più di 60 nel solo Mar Tirreno con una ricca biodiversità. Nell’atlante dei seamounts del Mediterraneo ne sono stati individuati 242.
Tuttavia le montagne sottomarine sono ancora poco conosciute. Storicamente, i pescatori sono stati i primi a scoprire e sfruttare queste aree: un esempio significativo è quello dell’Ulisse Seamount, scoperto da pescatori liguri negli Anni ’70. Purtroppo la zona in breve periodo venne sovrasfruttata fino a esaurire le risorse locali: tra il 1972 e 1975 vennero catturate 120 cernie di fondale prima di scomparire totalmente dal sito.
Di particolare importanza per la biodiversità mediterranea è il Palinuro seamount. Questa montagna sottomarina è un complesso vulcanico situato a largo delle coste della Campania e della Calabria nel mar Tirreno meridionale, costituito da più edifici vulcanici e coni secondari che creano una struttura articolata per più di 50 km di lunghezza.
Il Palinuro seamount ospita numerose specie: tra queste il corallo giallo – specie vulnerabile che negli ultimi 30 anni ha subito un declino del 40% – biocostruzioni coralligene dominate da alghe corallinacee e crinoidi. Non mancano nel Palinuro seamount gli avvistamenti di grandi predatori pelagici come il delfino Stenella striata, lo squalo elefante, lo squalo bianco e lo squalo martello smerlato. Nelle acque che lo circondano queste specie possono essere avvistate più frequentemente.
L’industria ittica, petrolifera e mineraria considera i seamount un target per le attività offshore e l’interesse per le esplorazioni negli abissi per la ricerca di metalli è sempre più forte. In particolare, il Palinuro Seamount è oggetto di interesse per i suoi depositi idrotermali di barite, pirite e metalli preziosi come rame, argento e piombo, situati a circa 600 metri di profondità.
Uno studio del 2017 presentato alla Offshore Mediterranean Conference ha esplorato le possibilità per l’industria italiana nel campo del Deep Sea Mining, l’estrazione di minerali dalle profondità marine. Pur non essendo presenti noduli polimetallici di manganese come avviene nei grandi oceani, il Palinuro Seamount ha suscitato interesse per il potenziale sfruttamento dei depositi solfuri polimetallici. L’estrazione di tali risorse avrebbe effetti devastanti sulla biodiversità locale: l’uso di macchinari pesanti per l’estrazione causerebbe danni irreversibili agli habitat marini, con conseguente distruzione di ecosistemi essenziali per la sopravvivenza di molte specie e ad oggi poco noti.
Di recente abbiamo pubblicato il media briefing “Deep Sea Mining: il ruolo dell’Italia” sulla posizione dell’attuale governo rispetto allo sfruttamento di minerali nelle profondità marine.
Quello che emerge è un quadro confuso, dove i ministri coinvolti mostrano una scarsa conoscenza del tema e posizioni ambigue tra tutela e sfruttamento.
Non possiamo permettere lo sfruttamento e la distruzione di ecosistemi marini così unici e delicati. È fondamentale agire prima che sia troppo tardi, il profitto di poche industrie non può venire prima della salvaguardia ambientale.
Chiediamo di fermare lo sfruttamento di questi giacimenti ancora prima che inizi!
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