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Sciocchezze politiche in formato digitale

"Buona parte della comunicazione politica italiana è oggi una bettola di quart’ordine. Tutti sono in allerta, in attesa della prossima gaffe dell’avversario." Un articolo di Massimo Mantellini.

di Redazione - mercoledì 26 luglio 2017 - 4343 letture

Oggi una parlamentare del PD ha detto una sciocchezza sulle mamme e la razza italiana (tipo la mora romagnola pensavo quando l’ho letta). Gira una foto di Salvini come un ebete davanti a una specie di cubista su una spiaggia adriatica (se il Papeete pagasse Salvini per le PR non lo troverei strano). L’altro ieri abbiamo crocifisso Alessandro Di Battista (io per primo lo ammetto ma Dibba ti viene voglia di crocifiggerlo comunque anche se restasse zitto e immobile) per la crasi involontaria fatta fra le parole Auschwitz e Austerlitz. Ieri Roberto Speranza ha sparato una cazzata micidiale su una foto di Pisapia e Boschi e tutti ne hanno discusso come fosse stata la svolta della Bolognina. E via di questo passo.

Domandarci che è successo, che cosa ci è successo a questo punto non è banale. Siamo cambiati noi? Abbiamo politici più stupidi? Bevono? Ci interessano solo le stupidaggini? I media si occupano solo di stupidaggini perché sanno che a noi piacciono e sperano di vendercele?

Di sicuro buona parte della comunicazione politica italiana è oggi una bettola di quart’ordine. Tutti sono in allerta, in attesa della prossima gaffe dell’avversario. Di un tweet sboccato di Gasparri, di una a senz’acca di Razzi. Di una metafora senza senso di Bersani. Tutti giocano allo stesso gioco. La politica è diventata un giardinetto adatto a buzzurri inaciditi (i quali infatti fanno rapida carriera). Il maggior talento richiesto sembra essere quello di incassare il colpo senza scomporsi troppo in attesa di restituirlo. Alla fine non si salva nessuno. Chiunque provi a impostare un ragionamento politico minimamente articolato viene punito con zero like.

Abbiamo selezionato politici più stupidi di un tempo? Ci piacciono rappresentanti uguali uguali a noi disposti a oltrepassarci verso il basso pur di finire in un meme su Internet? La mia impressione è che si tratti in gran parte di una mutazione di ecosistema. Anche sui temi politici come su molti altri, gli ambienti digitali hanno fatto emergere aspetti superficiali che ci piacciono tanto ma che non portano da nessuna parte. La comunicazione politica invece che isolare il peggio prova a utilizzarlo per i propri fini. Prevale il cretino, non per colpa di Internet ma per colpa nostra che appena il contesto cambia e offre nuove possibilità decidiamo di utilizzarlo come peggio non si potrebbe.


L’articolo di Massimo Mantellini è pubblicato sul suo blog.



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