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Schizzi&Ghiribizzi. Nr. 64. L’intervista. Milano e la ’’movida’’ esibizionista.

di Franco Novembrini - mercoledì 13 maggio 2020 - 2661 letture

Avevo intenzione di non scrivere niente per il periodo di Covid-19 sul mio Comune in provincia di Monza, dunque in una zona critica per questa pandemia, fortunatamente non nelle condizioni di certi focolai. Ma dal momento che si parla di ripartenza, di fase 2 (chissà cosa voglia dire), di ritorno alla ’’normalità’’ (quale?), ho deciso di esprimere qualche dubbio. Il destro mi era venuto da una intervista fatta da un periodico on line in quota Pd e di conseguenza dell’Amministrazione comunale attuale. Nella lunga intervista il capogruppo della lista di maggioranza, un giovane che recentemente è stato chiamato a far parte della federazione provinciale del Pd e di questo suo nuovo incarico ha parlato.

Nei numeri successivi della rivista si parla ancora delle speranze e mi sembra di capire che si voglia tornare alla ’’normalità’’, come prima, cioè a quella che molti non si augurano che torni in quanto la definiscono una a-normalità che ci ha portato a vivere con un traffico ed un inquinamento che ha indebolito molte persone, più che altro anziani, rendendole facile bersaglio del Covid-19 con le famose ’’patologie pregresse’’ e che poi ha fatto strage negli ospizi, chiamate con la sigla di RSA, questi onerosi ospizi sono per lo più in mano a politicanti, faccendieri e multinazionali.

Per esempio la San Clemente del mio paese è di proprietà di una multinazionale francese che non è, malgrado il nome del santo un’opera pia e dalla quale i proprietari ricavano un certo guadagno e tendono a risparmiare sui servizi, pagando poco i propri dipendenti e in alcuni casi sottovalutando i i rischi che questi e i ricoverati corrono. Mentre si ha una abbondanza di pubblicità con foto di persone felici e bene assistite non si riescono a sapere i dati della situazione reale, appellandosi alla privacy.

Dalla struttura sarebbe bene sapere quanti infettati e morti ci sono stati in questi mesi, logicamente senza sapere di cosa sono morti se non vi è certezza della causa ma per compararli, con quelli degli anni precedenti senza mettere i numeri nella contabilità cittadina, Dalla RSA, che gode, come tutte le strutture private di finanziamenti pubblici conoscere, come il virus abbia potuto agire e per quanto tempo. Sapere se si poteva, come è stato fatto purtroppo in pochi casi, chiudere tutto senza aspettare i tempi lunghi della Regione. L’intervista a cui accennavo prima si chiude con tre cose che si ritengono di dover fare e delle quali due mi trovano perplesso. Nell’ordine sono: rifacimento di piazza Europa, edilizia scolastica e tensostruttura del centro sportivo.

I miei dubbi sono dovuti alla possibilità che si possa tornare alla precedente a-normalità che poi sarebbe in contrasto con le fosche previsioni di un ritorno autunnale del virus che porterebbe davvero seri problemi ai quali sarebbe opportuno prestare molta attenzione e prepararsi, anche rimandando costose opere come piazza Europa e la tensostruttura, opere che graverebbero molto sulle finanze comunali indebolite oltretutto dalla riduzione delle entrate tributarie. Penso che su questi problemi sia utile ritornare perché nell’aria c’è appunto una voglia di dimenticare che non trovo giustificata dai fatti. Sperando di sbagliare per un eccesso di prudenza. Non si potrebbe fare una scorta di mascherine e guanti, visto che le stesse sono state distribuite fino a pochi giorni fa con un ritardo imbarazzante e usando per imbucarle personale volontario della Croce Rossa che tanto ha fatto e dato in questi mesi?

Milano e la ’’movida’’ esibizionista - Le scene che ad ogni spiraglio aperto, pudicamente chiamato fase 1, 2 o 3, si vedono alla Darsena di Milano affollata di persone e personaggi che non hanno bisogno di uscire per ragioni di claustrofobia ma, al contrario, sono mossi da una compulsiva voglia di esibizionismo che ha nei vari Paolini e discepoli gli illustri precursori. La voglia di farsi notare di certe persone è talmente forte per i quali anche gli insulti di idioti ed altri appellativi provocano su di loro un certo brivido, quello di essere in un posto proibito provoca in loro il gusto del rischio, in questo caso a spese di altri. Vorrei fare una provocazione che assomiglia a quella che gli autisti rischiano quando accumulano un certo numero di trasgressioni. Se una persona viene multata o comunque identificata in zone e momenti proibiti andrebbe segnalata come con i punti della patente e perderne alcuni ad ogni sanzione, se poi dovesse ammalarsi, perdere la precedenza attribuitagli solo per questioni anagrafiche perché come diceva Andreotti ’’se la sono cercata’’. Però lui si riferiva ad altre questioni ed altri uomini.



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