Scateno Cateno: una testa in lega leggera

Giustizia a orologeria “ma non mi farò macinare dal fango”

di Adriano Todaro - mercoledì 15 novembre 2017 - 5589 letture

Cateno? Ma che nome è Cateno? Come si fa uno a chiamarsi Cateno? Non era meglio Alfio o Filippo? Oppure Giovanni, oppure Ignazio? Eh no, troppo semplice. Così ho fatto delle ricerche e ho appreso che Cateno è un bel nome, di sapore antico, che ha una storia che risale, nientemeno, al terzo secolo prima di Cristo. Erano definiti così gli schiavi che stavano in cima e in fondo alla fila degli incatenati. E così i siciliani, che sono sperti, ogni tanto, come buon auspicio, chiamano così il figlio nato alla fine o all’inizio dell’anno.

Allora ricapitoliamo: Cateno De Luca, detto confidenzialmente Scateno, è nato il 18 marzo del 1972. Mese sbarazzino e ventoso, terzo mese dell’anno e ha, quindi, tutto il diritto di chiamarsi Cateno. Fin qua ci siamo. Bisogna poi dire che tutti noi quando nasciamo, abbiamo già una strada tracciata e un carattere che si forma già dopo i primi mesi di vita. Cateno, così ha deciso il fato, in tutta la vita dovrà sempre svolgere il ruolo di cireneo, quello che ha aiutato Cristo a portare la croce.

Fin dalle elementari che frequentava in via Roma, a Fiumedinisi in provincia di Messina, si era fatto notare per la precoce intelligenza e per la bontà insita nel suo animo. I compagni, però, ne approfittavano di questa sua mitezza e si facevano fare da lui i compiti. Cateno assolveva questa incombenza con spirito di missione, di sacrificio così come ha fatto, anni dopo, come sindaco proprio di Fiumedinisi e consigliere regionale. Diventato adulto, dopo essersi laureato in Giurisprudenza, ha cominciato a interessarsi di politica. Quando però sei cireneo, cireneo rimani e così ha portato al fascista gentile, Musumeci, ben 93 mila e 232 voti.

Invece di essere ringraziato, Cateno si è trovato con le catene ai polsi. E questo non è giusto. Altro che giustizia a orologeria; in questo caso l’orologio si è fermato al 1992 quando si arrestavano i politici. Un secolo fa. Ora siamo in una fase nuova, siamo moderni e ottimisti anche nel rubare. E poi, dai, arrestare un politico all’indomani di una vittoria elettorale non è neppure fine. E perché l’hanno arrestato? E’ accusato, figuriamoci, di essere tra i promotori di un’associazione per delinquere finalizzata a una rilevante evasione fiscale, quantificata in circa 1.750.000 euro. Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere. Chi non evade in Italia? Lo faccio anch’io quando posso e do anche un aiutino. Ad esempio quando non chiedo lo scontrino al mio panettiere.

Cateno ha anche un’altra particolarità: è uomo di pensieri profondi, di elaborazione scientifica, una vera testa in lega leggera. E così ha capito perché è stato mazzolato. In un video se la prende con i Pm, i poteri forti e la massoneria, e avverte parlando in terza persona: "Cateno De Luca non si farà macinare dal fango. Fino a quando avrà l’ultimo respiro, si difenderà in tutti i luoghi". Fa bene anche perché lui parla chiaro. Il suo slogan, infatti, era: “Su di me parlano i fatti”. Appunto.

Uomo di profonde letture, nella sua pagina Facebook ci sono alcune massime cui lui ama. Una così recita: “Senza soddi non si canta a missa”. E così ha chiarito a tutti del perché dell’evasione. L’ha fatto per poter cantare "a missa". Lui, che proviene dalla Dc, sa bene che la messa importante è quella cantata e per questo ci voglio i “soddi”. Uno dei film più amati di Cateno è “Uccelli di rovo”. Padre Ralph è un ribelle ambizioso prete irlandese. Ribelle e ambizioso come Cateno perché, oltre a tutti gli incarichi che ha, voleva diventare anche sindaco di Messina, dopo aver costruito cinque piani di un Centro benessere, 16 villette e la realizzazione di un muro di contenimento del torrente Fiumedinisi, tutte opere che, secondo l’accusa, avrebbero favorito la società dell’allora sindaco Cateno. Tutto questo lo aveva fatto a fin di bene. Come padre Ralph. E, poi, pochi giorni fa, per questa speculazione, è stato assolto dall’abuso d’ufficio e prescritto per falso in atto pubblico e tentata concussione.

Per fortuna il suo partito, l’Udc (che non è l’acronimo di Unione dei carcerati) lo difende dall’ultima accusa di evasione fiscale perché “convinti che De Luca sarà in grado di chiarire i fatti e di dimostrare la sua innocenza…”.

Ne siamo convinti anche noi perché sarebbe un peccato non avere più nel Parlamento siciliano uno come Cateno che un giorno ha slegato non la catena ma la cravatta, si è tolta la giacca, la camicia, i pantaloni, per protestare contro l’allora presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, rimanendo in mutande, per poi coprirsi con la bandiera della Sicilia, la Trinacria. Mizzeca che ciriveddru! (Sarebbe il cervello siciliano-Ndr)

Uno così non lo trovate più, cari siciliani. Non fatevelo scappare. Manifestate per la sua libertà. Un màsculu unico nella sua specie. A proposito: il suo movimento si chiama “Sicilia Vera”. Pensate un po’. Se questa è la Sicilia vera, figuriamoci quella falsa.


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