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Sangue all’arsenico per gli abitanti di Gela

Lo studio finanziato dall’assessorato al territorio ed ambiente della Regione Siciliana è stato realizzato dal IFC-CNR in collaborazione con l’OMS.

di cirignotta - mercoledì 22 luglio 2009 - 3167 letture

Questo è quello che scaturisce da un convegno tenutosi presso la sala multiusi del Cnos-Fap di Gela dove giorno 16 luglio si sono riuniti i responsabili del Progetto Sebiomag, basato sullo studio epidemiologico e di biomonitoraggio dell’area di Gela.

Lo studio finanziato dall’assessorato al territorio ed ambiente della Regione Siciliana è stato realizzato dal IFC-CNR in collaborazione con l’OMS nell’ambito di un lavoro di assistenza tecnica alla Regione Siciliana per il risanamento delle aree ad alto impatto ambientale Siciliane.

Tra i relatori Fabrizio Bianchi e Liliana Cori del CNR, Claudio Minoia dell’Istituto Maugeri, Achille Cirnigliaro dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, presenti all’assise in rappresentanza del comune l’assessore all’Ecologia ed Ambiente Enrico Vella, mentre per la provincia regionale presente il Presidente della Provincia On Pino Federico.

Varie le relazioni che hanno puntualizzato il grave stato di salute dell’ambiente a Gela ma a fare la parte del Leone la relazione del Dott. Fabrizio Bianchi responsabile del progetto Sebiomag che ha posto ai presenti lo studio relativo alla presenza di metalli pesanti nel sangue e nelle urine dei soggetti analizzati, abitanti a Gela, Niscemi e Butera.

I metalli che sono stati oggetto di studio sono l’arsenico, il mercurio, il selenio, il rame, l’antimonio, il tallio, il berillio, il piombo, il cadmio, il vanadio. Semaforo rosso per l’arsenico che nei campioni analizzati(Sangue intero, Plasma, Urine) colpisce una parte diffusa di cittadini di Gela dove si è vista un presenza superiore alla norma (circa 60 micron-grammi litro).

Tra gli altri metalli presente anche il mercurio in concentrazione minore. Tra le possibili cause di inquinamento da arsenico ipotizzate sono l’acqua destinata al consumo umano che risulta la principale fonte di arsenico inorganico e l’uso di crostacei pescati in acque inquinate. Ma l’aspetto preoccupante che è scaturito dalle altre relazioni è l’aumento delle patologie tumorali (2001-2007) con netto maggiore appannaggio per i tumori della trachea dei bronchi e dei polmoni.

Tra le patologie non tumorali netta la presenza di patologie respiratorie e della vescica e del sistema genito-urinario. Degna di nota la considerazione che l’esposizione ad arsenico inorganico può causare vari effetti sulla salute, quali irritazione dello stomaco e degli intestini, produzione ridotta di globuli rossi e bianchi del sangue, cambiamenti della pelle e irritazione dei polmoni.

Si ipotizza anche che l’assorbimento di quantita’ specifiche di arsenico inorganico possa intensificare le probabilità di sviluppo del cancro, soprattutto la probabilità di sviluppo di cancro della pelle, di cancro polmonare, di cancro al fegato e di cancro linfatico. Un’esposizione molto alta ad arsenico inorganico può causare sterilità ed false gestazioni nelle donne e può causare disturbi alla pelle, bassa resistenza alle infezioni, disturbi a cuore e danni al cervello sia negli uomini che nelle donne.

Per concludere, l’arsenico inorganico può danneggiare il DNA. Generalmente la dose di arsenico considerata letale e’ pari a 100 mg. L’arsenico organico non può causare nè cancro, nè danni al DNA. Ma l’esposizione a quantita’ elevate può avere certi effetti a salute umana, quali la ferita ai nervi e dolori di stomaco. Certamente una grave situazione, quella dell’area del Gelese, che oggi però non ha i mezzi strutturali e sanitari adeguati per rispondere alle Patologie da industrializzazione ed a cautela della salute della collettività.


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