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Salvatore Ciancio, uno dei padri della ricerca archeologica a Lentini

Si deve anche a Salvatore Ciancio se Lentini ha un museo e un parco archeologico, ma pare che ormai non lo ricordi nessuno.

di Francesco Valenti - giovedì 9 ottobre 2025 - 402 letture

Nell’Odissea, Ulisse e il suo equipaggio incontrano i mangiatori di Loto, che rendono i consumatori apatici, pigri e dipendenti. Molti sono gli uomini che hanno dato lustro alla città di Lentini, ma sembra che ancora oggi tanti mangiano ancora il loto, dimenticando non solo le origini ma anche coloro che nel passato, anche recente, hanno amato e lavorato duramente per rendere migliore questa città, Salvatore Ciancio è uno di questi.

Si deve anche a Salvatore Ciancio se Lentini ha un museo e un parco archeologico, ma pare che ormai non lo ricordi nessuno.

Salvatore Ciancio nasce a Catania il 15 agosto del 1921, dopo il liceo si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Catania dove si laurea con il massimo dei voti con una tesi su Ecateo di Mileto. Appassionato di storia e archeologia diventa uno dei collaboratori del professore Guido Libertini. Dopo qualche anno di insegnamento con la cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Messina, lascia l’Università per dedicarsi alla sua grande passione, l’archeologia. A Lentini insegna greco e latino al liceo Classico, ma ha anche molto tempo per dedicarsi alla ricerca e alla scoperta dell’antica Leontinoi.

La sua attività è incessante, studia le fonti classiche, Polieno, Polibio, Tucidite, Tito Livio, Strabone, Cicerone e batte il territorio in lungo e largo. Dal 1947 al 1951 esplora il colle Metapiccola, la collina di Ciricò, dove poi individuerà una necropoli greca, la valle Sant’Eligio, il corso del fiume San Leonardo ecc. Parla con i contadini e da loro apprende della presenza di muri antichi, di grotte con affreschi, di tombe. Inizia quindi il censimento delle aree archeologiche e il suo taccuino diventerà presto uno dei suoi primi libri, Leontini – Problemi di archeologia e topografia, punto di rifermento per coloro che volevano conoscere la storia della città. Nel frattempo collabora con l’Università di Catania, che ha avviato gli scavi nella valle di San Mauro. Con Alfio Sgalambro, Carlo Lo Presti, l’ingegnere Cicero e altri, si fa promotore del Centro Studi Notaro Jacopo con il quale si impegnerà per la realizzazione dell’Antiquarium Comunale e poi del Museo archeologico. Il soprintendente Luigi Bernabò Brea lo nomina Ispettore Onorario, Ciancio intanto è impegnato a studiare le grotte del Crocifisso e l’ipogeo di Santa Lucia sul Tirone. Di questa frenetica attività rimangono le sue pubblicazioni e numerosi articoli scritti sulle principali riviste scientifiche italiane e straniere e sui giornali, redatti soprattutto dai giornalisti lentinesi Filadelfo Messina e Carlo Lo Presti e pubblicati nel Il Giornale dell’Isola, Il Tempo, il Corriere di Sicilia e poi su La Sicilia.

La metà degli anni cinquanta del secolo scorso lo vedono impegnato a seguire gli scavi della necropoli indigena della valle Sant’Eligio dove scopre alcune tombe a grotticella con importanti corredi. Sempre nella valle Sant’Eligio evita, con l’aiuto dei carabinieri, la distruzione di resti archeologici e di una grotta con un affresco del XVI secolo raffigurante i tre santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, che i proprietari dei terreni stavano facendo saltare in aria con le mine. Non era raro infatti, in quegli anni, utilizzare le mine per i lavori agricoli e anche, se necessario, per cancellare tracce della presenza di resti archeologici.

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Salvatore Ciancio nel 1950 - al centro con gli occhiali

Forte di questi successi si impegna affinché i reperti trovati a Lentini restino nella città, grazie anche alla sensibilità del sindaco Filadelfo Castro istituisce l’Antiquarium comunale, dove confluiscono ben presto anche donazioni di privati. La vita dell’Antiquarium è breve e travagliata ma grazie anche al Centro Studi, Castro ottiene un finanziamento regionale per la costruzione del Museo Archeologico, dove confluiranno sia i reperti dell’Antiquarium sia quelli provenienti dagli scavi, che il giovane professore Giovanni Rizza aveva condotto nella valle San Mauro. L’inaugurazione del museo avverrà il 28 maggio del 1962, alla presenza delle massime autorità politiche regionali e di studiosi di archeologia di grande prestigio.

L’incessante attività di Salvatore Ciancio però non si ferma, continua i suoi studi e le sue esplorazioni, che culminano con la pubblicazione di Leontinoi-Lentini del 1967, con una ricca appendice sull’arte Cristiana-Bizantina. Nel frattempo si trasferisce, per motivi di lavoro, ad Avola dove scopre un dolmen. Si interessa anche di Siracusa con la scoperta della tomba di Cicerone e dei bronzi di Riace, pubblicando un piccolo opuscolo dove ipotizza l’origine siciliana e soprattutto lentinese delle statue.

Salvatore Ciancio muore il 15 gennaio del 1984, di lui restano i suoi scritti, gli studi e le ricerche. La sua città lo ha quasi del tutto dimenticato, mentre sarebbe giusto, che almeno una sala del museo di Lentini, quella con i reperti di Sant’Eligio fosse intitolata a Lui.

Si spera che i mangiatori di loto troveranno prima o poi un Ulisse che li obbligherà a smettere e così a ricordarsi della loro città.


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