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Rossana Rossanda ¡hasta siempre!

Nella notte tra il 19 e il 20 settembre 2020 è morta Rossana Rossanda.

di Sergej - domenica 20 settembre 2020 - 3542 letture

Che ognuno seppellisca i propri morti. Lasciamo agli altri i commenti più o meno appropriati - chi sono sempre stati altro da Rossana Rossanda parlino e dicano quel che vogliono. Noi di Girodivite oggi seppelliamo una di noi.

In un altro Paese Rossana sarebbe già stato, qualche decennio fa, presidente di questa nostra disgraziata Repubblica. L’uccisione della sinistra, perpetrata in questo Paese da più mani ci ha arretrato in quel che siamo, Nazione paria e senza capacità di riscatto perché priva di coscienza - di classe, mentre la guerra (di classe: uh! abbiamo detto una parola che suona così sgradita e orribile alle vostre orecchie!) è stata da così gran tempo vinta da chi ha sempre avuto tutto. Rossana è stata, dopo Gramsci, il pensatore più cosciente del movimento. Testimonio scomodo per questi figli della borghesia così tanto rivoluzionari da giovani quanto reazionari in età adulta. Testardamente altra, testardamente comunista come Ingrao, altro "vecchio" sensibile e aperto che molti hanno mal sopportato da vivo e seppellito il più presto possibile appena è morto.

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Rossana Rossanda - ritratto di Adriano Aletta

Noi oggi piangiamo chi non c’è più e soprattutto quella cosa miserevole che siamo diventati. E certamente lo stato di salute della "sinistra" è persino l’ultimo dei nostri pensieri - di fronte alla devastante "cosa" che è diventata l’Italia e l’Europa in questi ultimi decenni.

Cara compagna Rossana, il nostro pugno chiuso - il nostro saluto. Dalle nostre città e dalle periferie piene di gente che non sa dove trovare un lavoro; dai nostri uffici politici pieni di pavidi che si prostituiscono per un piatto di lenticchie alle tante mafie; dai nostri bar pieni di coraggiosi contro i deboli e vigliacchi contro i forti; dai nostri campi pieni di immigrati che raccolgono per noi il pomodoro; dalle nostre spiagge piene di cadaveri di immigrati; dai cumuli delle nostre immondizie; dall’odore delle fabbriche che inquinano; dai tavoli in cui si decide che produrre vale più della vita delle persone; dagli astuti utilizzatori delle nuove tecnologie che ci controllano; dagli ospizi pieni di corpi in attesa della morte; dal denaro che passa da un conto cifrato ad un altro; da chi deve crescere dei figli e non sa a che santo appellarsi per trovare i soldi; dai settari che aiutano i kapò e i funzionari dell’ordine; dagli scommettitori del prossimo sisma e dalla prossima disgrazia, la prossima scuola che crolla, il prossimo pensionato di studenti che si sbriciola, che farà ricchi alcuni; dal velinaro che diffonde la bugia perché tanto per lui è tutto grigio e non sa distinguere il bianco dal nero; da chi dà calci alle pietre ed è solo il fregio di un’antica statua; da chi usa il cemento perfino per fare la ceretta; da chi riduce il mondo a un gioco e ha perso l’innocenza di guardare il mondo con occhi puri. Ora e sempre, resistenza.


"È morta nella notte a Roma la nostra Rossana Rossanda. Aveva 96 anni". Ad annunciarlo con un tweet Il Manifesto, quotidiano da lei co-fondato. "Ricorderemo la nostra fondatrice sul giornale in edicola martedì" annuncia il giornale.

Nata a Pola il 23 aprile 1924, è stata giornalista, scrittrice e dirigente del Pci negli anni Cinquanta e Sessanta, frequentò il liceo classico ’Alessandro Manzoni’ di Milano e anticipò di un anno l’esame di maturità. All’Università Statale di Milano fu allieva del filosofo Antonio Banfi; giovanissima partecipò alla Resistenza e nel 1946 si iscrisse al Pci nel 1946. Nel 1958 entrò nel comitato centrale del Pci e grazie anche alla sua vasta cultura venne nominata dal segretario Palmiro Togliatti responsabile della sezione di politica culturale del Pci, che diresse dal 1963 al 1966.

Deputato alla Camera (1963-68), partecipò nel 1969 alla fondazione del mensile "Il Manifesto" con Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri, Aldo Natoli, Luciana Castellina, Massimo Caprara. Accusata di frazionismo, fu radiata dal Pci. Contribuì quindi alla costituzione del movimento politico del Manifesto militando poi nel Partito di unità proletaria per il comunismo (Pdup, 1976-79), di cui fu cofondatrice.

Tra i fondatori del quotidiano "Il Manifesto" nel 1971, che ha lasciato nel 2012 per discrepanze con l’allora nuova direzione, ne è stata più volte direttrice e, comunque, una delle figure più autorevoli e rappresentative. Presso Einaudi ha pubblicato l’autobiografico "La ragazza del secolo scorso" (2005), "Un viaggio inutile" (2008) e "Quando si pensava in grande" (2013). Il suo ultimo libro è "Questo corpo che mi abita" (Bollati Boringhieri, 2018). -

Fonte: RaiNews


Rossanda nacque a Pola, al secolo capoluogo dell’omonima provincia italiana (annessa poi alla Croazia jugoslava nel 1947), il 23 aprile del 1924. Crebbe a Milano, dove tra il 1937 ed il 1940 frequentò il liceo classico Alessandro Manzoni, anticipando d’un anno l’esame di maturità. Iscrittasi poi alla facoltà di filosofia della Statale, fu allieva del filosofo italiano Antonio Banfi.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, partecipò giovanissima alla Resistenza in qualità di partigiana e, al termine del conflitto, s’iscrisse al Partito Comunista Italiano. In breve tempo, grazie anche alla sua profonda cultura, venne nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del PCI. Nel 1963 venne eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Sua sorella Marina Rossanda è stata eletta al Senato per due legislature.

Esponente di spicco dell’ala di sinistra interna maggiormente movimentista del PCI, gravitante sulla figura di Pietro Ingrao e proprio per questo denominata ingraiana, nel 1968, proprio nel bel mezzo delle dirompenti agitazioni studentesche ed operaie, pubblicò un piccolo saggio, intitolato L’anno degli studenti, in cui esprimeva la sua adesione piena ed incondizionata alle rivendicazioni che gruppi e collettivi di sinistra - anche all’infuori dei circuiti del PCI - stavano portando avanti.

Fortemente critica nei confronti del socialismo reale dell’Unione Sovietica e dei paesi del Blocco Orientale, e per il loro legame quasi ombelicale con il Partito, assieme ai compagni ingraiani Luigi Pintor, Valentino Parlato e Lucio Magri contribuì alla nascita del giornale il manifesto, da cui prese forma anche una distinta corrente critica, recante il medesimo nome, all’interno del firmamento politico del PCI.

A causa della loro linea politica sempre più divergente da quella dettata dalla dirigenza del Comitato Centrale, specialmente sull’occupazione della Cecoslovacchia da parte di paesi del Patto di Varsavia (a cui il manifesto non risparmiò dure parole di netta condanna), Rossanda fu radiata unitamente a tutta la sua corrente - nonostante il parere contrario del futuro segretario nazionale Enrico Berlinguer - durante il XII Congresso nazionale del Partito svoltosi a Bologna nel 1969.

Costituitosi poi come un partito vero e proprio in occasione delle elezioni politiche del 1972, il manifesto ottenne solo lo 0,8% dei voti e decise d’unirsi al Partito di Unità Proletaria - cioè con le parti del PSIUP e del MPL che dopo la cocente sconfitta elettorale non avevano accettato di confluire nel PCI o nel PSI -, dando vita dunque al PdUP per il Comunismo nel 1974 (riconfluirà poi, dopo vicende alterne, nelle file del PCI nel 1984).

In un suo celebre articolo del 1978 su il manifesto, asserí che «chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle BR. Sembra di sfogliare l’album di famiglia: ci sono tutti gli ingredienti che ci vennero propinati nei corsi Stalin e Zdanov di felice memoria. Il mondo, imparavamo allora, è diviso in due. Da una parte sta l’imperialismo, dall’altra il socialismo. L’imperialismo agisce come centrale unica del capitale monopolistico internazionale. [...] Vecchio o giovane che sia il tizio che maneggia la famosa Ibm, il suo schema è veterocomunismo puro. Cui innesta una conclusione che invece veterocomunista non è: la guerriglia».

Pochi giorni dopo, sulle pagine de l’Unità - organo di stampa ufficiale del PCI - comparve un articolo di Emanuele Macaluso, che replicava piccato: "io non so quale album conservi Rossana Rossanda: è certo che in esso non c’è la fotografia di Togliatti; né ci sono le immagini di milioni di lavoratori e di comunisti che hanno vissuto le lotte, i travagli e anche le contraddizioni di questi anni. [...] Una tale confusione e distorsione delle nostre posizioni da parte degli anticomunisti di destra e di sinistra è veramente impressionante."

Dopo essere stata direttrice de il manifesto sin dalla fondazione, decise di lasciare per alcuni anni la politica attiva per dedicarsi al giornalismo ed alla letteratura, senza però abbandonare il dibattito politico e la riflessione sui movimenti operaio e femminista italiani.

Il 26 novembre del 2012 lasciò definitivamente il giornale per forti screzi col gruppo redazionale, «preso atto della indisponibilità al dialogo», e con una domanda: «Noi, nel nostro piccolo di gente che non mira a essere deputato, abbiamo detto che siamo per un’Europa che faccia abbassare la cresta alla finanza, unifichi il suo disorientato fisco, investa sulla crescita selettiva ed ecologica, non solo difenda ma riprenda i diritti del lavoro. Non piacerà a tutti. Ma chi ci sta?».

Si è spenta a 96 anni il 20 settembre 2020.

Fonte: Wikipedia




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