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Roger Federer e la storia del tennis

Il campione svizzero sconfigge il grande rivale di sempre Rafael Nadal e scrive un’altra pagina di storia di questo sport. Punteggio: 6-4/3-6/6-1/3-6/6-3

di Piero Buscemi - domenica 29 gennaio 2017 - 5862 letture

Questa è una di quelle giornate di sport per le quali, davvero, qualsiasi parola sembra superflua. Una di quelle che fa crollare qualsiasi paragone con il passato, i suoi campioni, le immagini vintage in bianco e nero e le inutili classifiche di sempre che, banalmente, cercano di stilare una griglia di campioni insuperabili, o superabili, in base alla propria personale bacheca di successi.

E’ raro, se non unico, poter paragonare il presente con il passato, quando il protagonista del momento rappresenta anche il presente. Si rischia di dover mettere a confronto le gesta dello stesso sportivo, non rimanendo altro che provare a spostare in avanti i limiti delle vittorie di un campione, che è già leggenda.

Roger Federer è tutto questo e migliaia di altre congetture, professionali o da bar, sfornate a ripetizione in quasi venti anni di carriera nel professionismo. Ci sono sufficienti dati statistici, legati alla sua storia sportiva, da rischiare veramente ed inutilmente di smarrirsi. Federer, pur essendo stato oggetto di numeri da record, di paragoni con i campioni del passato, ha saputo superare la freddezza di questi dati, grazie ad uno stile che ha saputo coniugare la potenza e la velocità di gioco, evoluzione inevitabile del tennis con l’avvento dei nuovi materiali, con l’eleganza e quel tocco di polso, degno sicuramente dei protagonisti dei decenni passati, ma personalissimo ed ineguagliabile in questo campione.

L’impresa, quella di aggiungere un nuovo capitolo alla sua lunga carriera, non era preventivabile né facile da realizzare. Essere giunto all’età di 35 anni, considerando l’avvento di nuove leve in piena esplosione sportiva, senza dimenticare giocatori più giovani di almeno cinque anni ma protagonisti indiscussi da diversi anni, quali Djokovic o l’attuale numero uno del ranking, Andy Murray, rappresentava solo una lontana speranza di poterlo rivedere con le braccia innalzate a stingere il trofeo di un altro slam.

Le immagini del campione svizzero dell’anno precedente, la sua lunga pausa che gli aveva fatto saltare tutta la seconda parte della stagione 2016, aveva lasciato pensare di assistere alla fine inevitabile di una carriera prestigiosa, ma ormai al prologo, vista l’età.

La vittoria di ieri, in campo femminile, di un’altra over 35 quale Serena Williams, che si era aggiudicata il suo ventitreesimo slam e riconquistando la prima posizione nella classifica mondiale, lasciava spazio a qualsiasi speranza di poter assistere ad un nuovo miracolo sportivo, portato a termine da Roger Federer.

Dall’altra parte, poi, si ritrovava un altro campione redivivo, Rafael Nadal, anche lui martoriato da problemi fisici nella scorsa stagione e suo rivale storico, contro il quale lo svizzero si era dovuto inchinare troppe volte, tanto da temere che potesse rappresentare il muro insormontabile per la conquista del suo diciottesimo slam.

Come previsto, non è stata una passeggiata. Tutti e due venivano da due lunghissime semifinali, rispettivamente Federer impegnato nel derby svizzero con Stan Wawrinka e Nadal contro il sorprendente Dimitrov, partite concluse al quinto set. Sicuramente preoccupava il recupero fisico e mentale di Federer, rispetto alla grinta e alla rinascita del campione spagnolo, lanciato verso il completo ritorno sui palcoscenici più importanti del circuito Atp. E da protagonista, oltretutto.

Ci sono voluti 3 ore e 40 minuti, un paio di verifiche con l’occhio di falco elettronico, in occasione del servizio dello svizzero mentre di era al quinto decisivo set sul 5-3 Federer. L’ultimo colpo, il diritto a tutto braccio dello svizzero, vicinissimo alla riga, ha lasciato a Nadal la remota speranza che non avesse toccato la linea. Poco convinto anche il campione spagnolo, che ha atteso l’esito della verifica regalando al pubblico una smorfia di scarsa convinzione. Quando sul grande schermo del Rod Laver Arena di Melbourne, inequivocabilmente il fermo immagine documentava l’impresa dello svizzero, da una parte i salti di giubilo, degni di un ragazzino al suo primo successo in uno slam, ha fatto da contraltare ad un rassegnato Nadal, consolato solo in parte di essere stato protagonista principale in questa pagina di storia di uno dei più affascinanti sport di sempre.

Incredulo, palesemente emozionato e commosso, Federer ha ripercorso i suoi ultimi venti anni di vita sportiva, mentre Rafael, molto più simpatico quando non ha una racchetta in mano, durante la cerimonia di premiazione ha decantato gli elogi del suo grande rivale, lasciandosi dietro la tensione dell’incontro, e concedendosi la battuta che fosse davvero un peccato che il tennis non preveda il pareggio.

Sarà un triste momento, per noi mortali appassionati di questo sport, il giorno in cui Roger Federer lascerà i campi di gioco per dedicarsi completamente alla sua famiglia. In uno sport, purtroppo, coinvolto in varie spiacevoli situazioni che hanno messo a dura prova la credibilità e il mito, come è avvenuto con l’atletica leggera, il nuoto, il calcio ed altre discipline, a causa di un eccessivo giro di soldi, e con l’avvento prepotente delle scommesse, legali e clandestine, i troppi episodi di doping, si sente il bisogno di personaggi come Roger Federer e le sue magie, e di Rafael Nadal e i suoi ossessivi tic.

La stagione 2017 è appena iniziata e preferiamo abbandonare il pensiero a quello che sarà il tennis nel dopo-Federer. Oggi vogliamo acclamare il trionfo di un campione, sperando di poterlo applaudire, ancora una volta, il prossimo maggio a Roma in occasione degli Internazionali d’Italia.

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Federer alla risposta
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Federer esulta dopo l\’esito dell\’occhio di falco
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Federer osserva l\’occhio di falco
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Federer ringrazia il pubblico
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Il triondo di Federer
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La cerimonia di premiazione
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La gioia dello staff di Federer
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L\’urlo di gioia di Federer
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Nadal saluta il pubblico
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Le sorelle Williams durante la premiazione

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