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Roberto Morassut e Gianni Cuperlo: i dubbi del giorno dopo

In un’avviata stagione estiva, i rottamatori del PD provano a raccogliere i cocci e riportarseli a casa. Con la speranza di avercela ancora una casa.

di Franco Novembrini - mercoledì 18 luglio 2018 - 3421 letture

Roberto Morassut e Gianni Cuperlo hanno espresso dubbi sulla linea politica del Pd e lo hanno fanno attraverso interviste e dichiarazioni che definiremmo del giorno dopo, dove il giorno dopo deve intendersi un periodo variabile che può essere di mesi e anche di anni.

Quello che desta meraviglia, a nostro modo di vedere, sono i toni di Morassut circa una intesa con i 5stelle, che viene fatta con toni fintamente amichevoli, ma in realtà nasconde una sua malcelata supponenza di chi si trova costretto a trattare con dei barbari a cui concede di potersi emendare tramite il suo intervento. Questo particolare lo si nota nell’uso di una terminologia già usata dall’ex bi-Presidente della Repubblica e dal Fondatore di Repubblica, che usavano termini perlomeno discutibili per un movimento che stava raccogliendo vagonate di scontenti del modo di fare politica del Pd, di fede renziana e non.

pd

Non ricordiamo interventi, se non blandamente critici dei due nostri onorevoli. Non si erano accorti della desertificazione morale che aveva cominciato a corrodere il loro partito dopo la morte del ’’moralista’’ Berlinguer? Ora chiedono, dicendo che Renzi rappresenti il passato, una nuova classe dirigente. C’è da augurarsi che includano, tra i vecchi del passato, anche loro stessi e, se la loro posizione all’interno del partito conta ancora qualcosa, di avviare una costruttiva dialettica che liberi tutto il movimento da gestioni accentratrici di dubbia utilità. Per dirne una, come si fa a indire un congresso nel 2018 e fissare la data, peraltro contestata, nel febbraio-marzo dell’anno dopo?

Si rendono conto che le nuove tecnologie non servono solo per i messaggini e le slide e che un congresso del Partito comunista cinese viene fatto in tempi molto più rapidi? Si sono resi conto che ormai non è più tempo di nomi nuovi, considerato che lo stesso rottamatore Renzi, insieme alle nuove leve quali Boschi, Madia, Boldrini e Serracchiani, siano prematuramente invecchiati politicamente, tanto da far sembrare Veltroni, Bersani e D’Alema se non il nuovo almeno ’’l’usato sicuro’’?

Vorremmo che qualcuno di loro, invece di essere intervistato (sic!) da tv davanti alla sede del Nazareno, si fosse fatto vedere e fotografare, come Enrico Berlinguer, sui luoghi dove si lavorava, ai cancelli delle fabbriche e nelle periferie sempre più grandi delle città. Vorremmo concludere questa nostra breve analisi sul futuro del PD, un partito, che è meglio ricordarlo, ha avuto un ruolo centrale sul percorso politico intrapreso dall’Italia negli ultimi anni e che ci ha condotto alla situazione dei nostri giorni, con una citazione dalla ’’Pastorale americana’’ di Philip Roth.

L’autore, attraverso le parole del protagonista Levlov ’’lo Svedese’’, esprime il suo giudizio su Marcia, intellettuale progressista e docente newyorkese: "...ma è stupefacente e non manca mai di sbalordirmi come il vuoto accompagni sempre la sagacia. Lei non ha la più pallida idea di cosa sta dicendo. Sa cosa diceva mio padre? ’’Tutto cervello e niente intelligenza. Più sono svegli, più sono stupidi’’.


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