Riunione preliminare
Lunedi 14 giugno 2004
Ore 8,30:a scuola riunione preliminare in vista degli esami.
Questa volta non ci sono stati nemmeno i saluti di fine anno. Ci siamo lasciati sabato con l’ultimo giorno di scuola e ci ritroviamo oggi per il primo giorno di lavori per gli esami.
L’aula magna è già piena, anche se il collegio docenti non è al completo. Anche se più carina, ora che è stata ristrutturata (i lavori qui e in altre parti dell’edificio ci sono costati mesi di doppi turni)l’aula magna è pur sempre troppo piccola per la scuola dell’autonomia e degli accorpamenti, non ci andranno mai 180-200 insegnanti al gran completo.
Sparito il preside, nel banco centrale ci sono il vicepreside, i due collaboratori e il presidente di commissione, preside di un altro liceo della città. Guadagna subito punti ai nostri occhi quando esordisce dicendo che tutti noi abbiamo da fare, dobbiamo andare al mare, e quindi cercherà di ridurre al minimo le perdite di tempo. Canuto ed elegantissimo - giacca blu, camicia azzurra e cravatta rosa - già lo amiamo (con moltissime riserve, lo ammetto, ma lo amiamo).
Rapidamente - meno male, il presidente è uno pratico - ci vengono assegnati gli incarichi di delegato e segretario di sottocommissione, ci viene comunicato il calendario dei lavori (rapido calcolo, finiamo il 30 giugno, urrà!)e viene fugato qualche dubbio sulla terza prova (mettiamo a disposizione una, due o tre ore? Tre, meglio tre).
Alle 9 e qualcosa abbiamo finito, ci resta adesso da riunirci come consiglio di classe. L’anno scorso il presidente ci ha riuniti a turno (circa quindici classi), facendoci stare a scuola fino all’una (che enormità!, però ce ne siamo andati in giro per negozi mi ricordo, perché la mia collega doveva preparare i festeggiamenti per i diciottanni della figlia).
Troviamo la classe che ci è stata assegnata, nel corridoio buio al pianterreno, con i banchi già disposti per le prove scritte e il lucchetto alla porta.
Turni di assistenza, argomenti della terza prova, giorni riservati alla correzione degli elaborati.
Avremmo potuto finire in dieci minuti, ma il collega a cui è stato assegnato il compito del verbale, prima se ne va per qualche misteriosa ragione, poi torna e dice che dobbiamo attendere che finisca di scrivere la prima parte del verbale per firmarlo. Ok, oggi siamo buoni perché ci siamo sbrigati comunque presto, ma questo qui lo dobbiamo tenere d’occhio.
L’argomento che ci occupa di più è la decisione se tornare o meno di pomeriggio, venerdi 18, per la correzione. "No, il pomeriggio no, faccio l’onomastico" allora dobbiamo tornare sabato "No, sabato no, devo accompagnare mia madre". La questione spinosa viene lasciata cadere per un pò, torniamo a calcolare quando ci libereremo degli esami. Abbiamo la conferma che ci libereremo il 30 (urrà!)ma in qualche classe meno numerosa i colleghi si libereranno qualche giorno prima (fortunati!sentiamo molta invidia per loro e ce la prendiamo con gli ultimi due alunni dell’elenco, guarda caso i più scarsi, quelli che avremmo dovuto bocciare qualche anno fa. A saperlo lo avremmo fatto, adesso ci ritroviamo con una classe più numerosa e un giorno in più di lavoro).
Nel frattempo la collega che venerdi fa l’onomastico si è resa conto che la sua posizione è perdente. Resta tacimente inteso che cercheremo di finire tutte le correzioni il venerdi per non tornare sabato.
Ok, fine, appuntamento a mercoledi 16 per la prima prova scritta.
Ci aggiriamo ancora per un pò tra sala insegnanti e segreteria, non abbiamo ancora finito di sistemare tutte le carte relative agli scrutini di fine anno.
Qualche commento sull’esito delle elezioni europee, soddisfazione contenuta per la flessione di forza italia, più una contentezza del cuore che un’analisi politica. Ma come la mettiamo con il successo di AN e di UDC?
La cosa più bella della giornata è un articolo di Curzio Maltese su Repubblica a proposito del successo di Cofferati. Si tratta, dice Maltese, di un successo importante per il suo valore simbolico. Non solo Bologna torna alla sinistra, ma vince soprattutto, e diventa simbolo, la figura e lo stile di Cofferati, esatta antitesi della volgarità, del pressapochismo, all’arroganza della classe politica di centrodestra.
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