Rinascente

Inaugurato il nuovo ponte San Giorgio a Genova

di Piero Buscemi - lunedì 3 agosto 2020 - 2976 letture

Quando abbiamo pensato di scrivere qualche riflessione su questa inflazionata notizia riguardante il "miracolo" italiano che è riuscito a ricostruire il ponte in meno di due anni, sarebbe stato naturale farlo inserendo l’articolo nella nostra rubrica "città invisibili", come di consueto facciamo quando trattiamo argomenti su luoghi, città e realtà locali, dando anche un senso al sottotitolo che accompagna il nome principale Girodivite, ossia "notizie dalle città invisibili".

La criticità dell’argomento sicuramente non rientra nel sarcasmo e la satira che invece caratterizza la rubrica Punto G. Ci teniamo quindi a precisare che la nostra non è l’intenzione di sminuire o di suggerire spunti di ilarità ai nostri lettori sulla vita persa di 43 persone, quel 14 agosto del 2018.

La nostra, piuttosto, è la cruda constatazione di come questa strage che si unisce alle altre, venga trattata in questi giorni come la panacea che dovrebbe per chissà quale miracolo sociale, annullare tutto ciò che sta dietro a questa vicenda. Stiamo parlando di responsabilità, dirette o indirette che siano, di dolori che non saranno mai placati, di diffidenza su quanto il futuro prospetterà per questo tratto autostradale, per la rabbia di chi pensa con giustificato motivo che tutto non possa riassumersi nel rammarico che qualcosa andava fatto, che qualcuno avrebbe dovuto parlare, che altri avrebbero dovuto agire prima che la tragedia si abbattesse sulla città.

Veniamo poi tutti dal coinvolgimento emotivo che ogni inizio agosto ci aggrappa al ricordo della strage di Bologna, tra celebrazioni commemorative e annunci su una verità necessaria che debba emergere e provare a dare almeno un barlume di consolazione a coloro che hanno vissuto il dramma sulla propria pelle, coscienti di doverlo trascinare per tutta la vita.

Immaginiamo quanto accadrà negli anni a venire anche per il ponte San Giorgio. Un altro simbolo di un genere di italianità che esportiamo nel mondo, accanto a tutti quei meriti, spesso solo autoelogiativi, che ci fanno riempire la bocca quando si accende quell’improvviso sentimento patriottico che si manifesta per motivi diversi da quelli che possano essere racchiusi in un qualsiasi evento calciofilo.

Forse il ponte di Genova non sarà colorato di rosso come quello che ci ricorda la strage di Capaci. Chissà se realizzeranno un museo con i resti di quello crollato, in stile strage di Ustica. Difficile sarà piantare un albero secolare dove consentire ai familiari di andare a piangere ogni 14 agosto i propri cari. Pensiamo però a quegli operai che, in questo dato momento, hanno le luci della ribalta puntati addosso e che sono stati impegnati nella ricostruzione del ponte. Si sentono dichiarazioni che annunciano una stele commemorativa da tramandare ai posteri, contenente i nomi dei 1200 lavoratori coinvolti nel progetto in questi due anni. Qualcuno di loro ha avuto anche il privilegio di un primo piano in tv con il quale poter trasmettere al mondo un po’ di una giustificabile angoscia.

Non sarà l’occasione per soffermarsi a pensare a quanti altri operai lavorano nella assoluta mancanza di sicurezza, quelli che ogni tanto, distrattamente, cadono da un pontile e non si rialzano più. Quelli che a due mesi dalla pensione, saltano su un mezzo antincendio per svolgere il proprio dovere e finiscono su un selciato lasciando ad una vedova una pensione ai superstiti. O a tutti quelli che non conoscono altro che un unico colore nero nel loro lavoro, fratelli di destino di sfruttamento di migliaia di migranti, sostegno di una società a natalità zero, in balia di una crisi economica che non si sa quando finirà perché non si sa neanche quando esattamente sia iniziata, e poi essere trattati da appestati, per nascondere un altro sentimento di razzismo.

Infine, vogliamo accennare un piccolo, innocente forse, pensiero satirico, tanto per onorare questa rubrica, indegnamente occupata con questo articolo. Vogliamo pensare da semplici e comuni individui che stupidamente continuano a farsi domande, illudendosi che qualcuno poi darà le risposte. Pensiamo a come l’efficienza riscontrata nella ricostruzione del ponte San Giorgio sia strettamente legata alla morte di 43 persone. Quel bisogno di offrire un’immagine positiva che possa reggersi nel tempo sull’amnesia collettiva che colpisce da anni gli italiani. E ci chiediamo se i cinque anni già trascorsi dalla frana sul tratto autostradale della Messina-Catania all’altezza di Letojanni, non ancora risolto, debba tutto questo lassismo alla fortunata coincidenza che quando avvenne, non si registrarono morti.

E’ per questo che ci uniamo alla decisione dei familiari delle 43 vittime di Genova che non parteciperanno all’inaugurazione del nuovo ponte, non considerandola un’occasione per festeggiare. Ci saranno le frecce tricolori, le autorità, concerti di musica classica, l’immancabile minuto di silenzio. Forse, se non fosse stato coinvolto nelle ultime polemiche sulla questione Covid, avrebbe cantato anche Bocelli. Hanno utilizzato l’attributo sobrio per descrivere questa cerimonia di inaugurazione. Suggeriamo di modificare il significato di questo aggettivo nei nostri dizionari. O forse siamo noi che non ne capiamo il senso. Magari è soltanto stupida fottutissima satira...


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