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Ridateci la Venere di Morgantina

La Comunità di Aidone e i suoi tesori trafugati dagli USA

di Alberto Giovanni Biuso - giovedì 28 dicembre 2006 - 5380 letture

[Dalla Comunità di Aidone -Morgantina ricevo questo Appello in difesa dei nostri beni archeologici, Agb]

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Lo scopo di questa mia e-mail è quella di chiedervi una mano di aiuto. Vi illustro il problema. Il mio paese ha una popolazione di circa 5000 abitanti e come ogni località della provincia di Enna, la disoccupazione è elevatissima, la gente vive prevalentemente di agricoltura, ma abbiamo un enorme potenzialità per quel che riguarda il turismo. Infatti, nel nostro territorio esiste il sito archeologico di Morgantina una città greca di cui illustro brevemente la storia:

Citata da autorevoli fonti antiche come Diodoro Siculo, il celebre erudito Strabone, Tucidide e lo storico Tito Livio, l’antica città di Morgantion venne identificata con certezza solo intorno alla metà degli anni Cinquanta, in seguito a regolari campagne di scavo effettuate dalla missione archeologica della Università di Princeton (USA), guidata da E. Sjoqvist e R. Stillwell. Prima di allora, in verità, varie proposte avevano tentato di localizzare nel quadro geografico dell’isola quell’antico centro siculo-ellenizzato un tempo coinvolto nelle principali vicende storiche che interessarono la Sicilia centro-orientale: dalla tirannide di Ippocrate di Gela agli anni tra il 460/59 ed il 450, il quale agli inizi del V sec. a. C. conquistò la piccola polis sulla Cittadella (fondata con molta probabilità da un gruppo di Siculi provenienti dall’Italia meridionale intorno agli inizi del I millennio a. C. e guidati dal re Morges, cui si deve il nome della città) nel difficile ma riuscito tentativo di aprire uno sbocco sul Tirreno alla dorica Gela, quando il rifiuto da parte dei Morgeti di aderire alla causa di Ducezio ed al vano tentativo di costui di organizzare un’alleanza delle genti sicule contro la crescente egemonia dei Greci determinò l’assalto e la distruzione del centro ad opera del condottiero - ed il conseguente trasferimento dell’abitato dalla rocca della Cittadella all’altopiano di Serra Orlando, che ospita ancora oggi i monumentali resti della città. La prestigiosa posizione di Morgantina, al centro dell’isola, naturalmente protetta da tutti i lati da ripidi e scoscesi pendii ed inoltre, elemento non trascurabile, la sua vicinanza all’antico fiume Albos, oggi Gornalunga (le cui acque -un tempo abbondanti- rendevano fertili e produttive le vallate circostanti coltivate a grano) aveva in verità da tempo attirato le attenzioni di Siracusa che, nonostante la caduta dei regimi tirannici dell’isola, riuscì ad ottenere una tacita supremazia sulla città, sebbene questa rimanesse di fatto libera, come conferma l’istituzione di una zecca cittadina autonoma. Nel 424 a.C. Morgantina fu nuovamente protagonista di un evento storico importante, il "congresso" di Gela, in cui venne ceduta da Siracusa a Camarina in cambio dell’adesione di quest’ultima alla causa siracusana, ossia alla costituzione di un’alleanza di tutte le città rodio-corinzie dell’isola contro le città calcidesi guidate da Leontinoi, le quali a loro volta avevano invocato l’aiuto di Atene per limitare le pretenziose smanie di dominio di Siracusa. La spedizione ateniese in Sicilia si concluse con un clamoroso insuccesso e la definitiva vittoria di Siracusa e dei suoi alleati nel 415 a.C.. Tuttavia il prestigio siracusano ebbe qualche momento di incertezza: approfittando dei conflitti tra le genti greche dell’isola, i Cartaginesi avrebbero intrapreso la conquista di importanti avamposti nella Sicilia greca. È probabile che, di queste vicende, avessero tentato di approfittare tutti quei centri che mal tolleravano l’egemonia siracusana: anche Morgantina avrebbe accolto soldati punici, ma questo tentativo di liberazione dal predominio di Siracusa non andò a buon porto. Nel 396 a.C. il tiranno Dionisio I avrebbe guidato la conquista della città, che venne nuovamente ricondotta nell’orbita siracusana sino al 368 a.C., anno della morte di Dionisio, quando Morgantina riuscì a sganciarsi da Siracusa e divenne sede di un gruppo di mercenari campani. L’arrivo di Timoleonte in Sicilia nel 344 a.C., nel tentativo di ripristinare il prestigio di Siracusa ed il suo predominio sui centri dell’isola, coinvolse direttamente Morgantina: la città tentò invano di resistere all’assalto del condottiero corinzio, il quale avrebbe stanziato nella città un gruppo di coloni greci. Il potere oligarchico instaurato da Timoleonte a Siracusa trovò forte opposizione da parte del popolo, che affidò le proprie speranze ad un capo carismatico. Agatocle: costui riuscì nel 317 a.C. ad abbattere l’oligarchia a Siracusa grazie anche ad aiuti provenienti da Morgantina, la quale per questo sarebbe stata privilegiata, ritrovando quella pace e prosperità perdute da tempo. Ancora alleata di Siracusa all’epoca di Gerone II (276-215 a.C.), durante la seconda guerra punica si sarebbe ribellata a Roma alleandosi con i Cartaginesi; pagò caro il prezzo di questa scelta -per cui Tito Livio la annovera tra le città "ignobili" dell’isola- nel 211 a.C., quando venne punita e costretta a sottomettersi al dominio romano. Ceduta insieme al suo territorio a soldati spagnoli guidati da Merico, intraprese un lento declino che la portò alla decadenza totale. E’ questa la situazione che descrive Strabone all’inizio della età imperiale, parlandone come di una città che "una volta esisteva, ma ora non esiste".

Come per il ripetersi della storia anche in tempi moderni Morgantina è stata defraudata dei suoi tesori. Infatti dalla sua scoperta molti sono stati i furti a discapito del sito e quindi del mio paese, ma la cosa veramente scandalosa è che la maggior parte di questi tesori trafugati sono regolarmente esposti in musei americani e vani sono stati i tentativi da parte della nostra comunità di sollecitare la loro restituzione. In particolare tra le tante opere d’arte di inestimabile valore che si trovano indebitamente in America ci sono:

Gli acroliti

Si tratta di due teste di marmo di grandezza naturale , con occhi a mandorla privi di pupille, fronte triangolare, labbra carnose e taglienti appoggiate ad un sorriso enigmatico. Alle teste erano abbinate coppie di mani e piedi dello stesso materiale. Il professore Malcom Bell dell’università della Virginia, che da anni dirige gli scavi archeologici a Morgantina, li ha definiti “unici esemplari di epoca arcaica conosciuti al mondo, privi di confronto e quindi molto significativi per la storia dell’arte greca “. Le statue furono trafugate a Morgantina dai tombaroli. Negli anni ottanta un ricco americano, Maurice Tempelsman, li acquistò a Londra e li diede in prestito al Paul Getty Museum affinché li esponesse nelle sue vetrine. Attualmente le statue non sono più esposte al museo ed è in corso da anni una trattativa per la loro restituzione.

Il tesoro d’argento

Si tratta di 15 pezzi d’argento ritrovati negli anni ’80, durante uno scavo abusivo in una modesta casa nella zona occidentale della città. Anche per questi reperti il valore è inestimabile e anche per questi, come per gli acroliti, è certa la provenienza da Morgantina. Attualmente essi conservati al MET di New York, che li ha acquistati tra il 1981 e il 1984. Il tesoro d’argento è di particolare interesse storico e artistico perché questi 15 pezzi costituiscono un insieme di manufatti di argenteria provenienti dalla Sicilia ellenistica. Anche per essi è in corso da anni una trattativa per la loro restituzione.

La Venere di Morgantina

È una statua alta 2,20 metri, che rappresenta la dea Afrodite. I capelli e il velo del capo mancano e anche il piede sinistro e il braccio, che sono stati rimpiazzati da forme in marmo. Il corpo drappeggiato è di calcare. L’abito della figura con lo stile del panneggio bagnato aderisce agli arti inferiori mettendone in evidenza le forme sottostanti. Il suo atteggiamento eretto, la sua espressione del viso sereno e il vestito increspato, rappresentano l’idea classica della bellezza femminile, mentre la grandezza della statua, la qualità della scultura e le rifiniture lasciano pensare che fosse un’immagine sacra esposta in un tempio dedicato alla dea dell’amore. La Venere trafugata a Morgantina fu spezzata in tre parti per nasconderla e trafugarla clandestinamente fuori dalla Sicilia in pezzi separati. Arrivata in Svizzera, fu ricostruita, restaurata e unita; mandata a Londra fu venduta nel corso di un’asta pubblica e nel 1988 acquistata dalla fondazione Paul Getty e inviata a Los Angeles dove fu esposta nel museo di Malibù. Da tempo è in atto un contenzioso tra l’Autorità italiana ed il Getty Museum sul diritto dello stesso di detenere ed esporre reperti trafugati illegalmente, tra cui la Venere di Morgantina.

Recentemente si è riaperto il contenzioso riguardante la Venere, è se ne è parlato molto anche sui giornali nazionali. Le autorità nazionali e regionali si stanno “interessando al problema”. Anche la nostra piccola comunità vuole mobilitarsi per ottenere al più presto la restituzione di quello che le appartiene.

Visto che gli Stati Uniti non hanno mai restituito niente che ci apparteneva, se non dopo una tremenda sciagura, come è avvenuto per la Baraldini, rimandata in Italia solo in seguito al trancio dei cavi della funivia da parte di un jet americano, le chiedo gentilmente di sposare la nostra causa e di aiutarci nel modo che lei riterrà più opportuno. La ringrazio anticipatamente a nome della mia comunità.

L’indirizzo e-mail del paul getty museum è gettymuseum@getty.edu


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Ridateci la Venere di Morgantina
28 dicembre 2006

Il soldato spagnolo potrebbe essere Menerico? in luogo di Merico?