Repubblica in vendita? Forse. Di certo le gonnelline provocano
Come in tutti gli ambienti di lavoro, anche nelle redazioni dei giornali ci sono discriminazioni di genere e molestie sessuali
IL FATTO – Si infittiscono le voci di una probabile vendita di Repubblica. Una cordata, diretta da Claudio Calabi, alla ricerca di soldi per l’acquisto. Saltano fuori strani personaggi interessati alla vendita del quotidiano che ha perdite notevoli.
IL COMMENTO – Parliamo ancora di la Repubblica per le voci insistenti che vedono Claudio Calabi (ex manager del Sole e Rcs, ma anche di Risanamento, società immobiliare quotata in Borsa e Italtel, in pista alla ricerca di chi potrebbe metterci i soldi per acquistare – da John Elkann – il quotidiano che fu di Caracciolo e Scalfari. Ricerca non facile non fosse altro perché, a parole, si vorrebbe che i nuovi acquirenti fossero «coerenti con la storia di Repubblica». Ma prima di addentrarci in questa esiziale questione per la vita di questo quotidiano, ci sono due notizie positive per la direzione Orfeo. La prima è che lo stesso ha esposto alla redazione il suo programma e ha avuto un gradimento plebiscitario: 227 i voti favorevoli, 19 gli astenuti e 5 i voti contrari. La seconda è che Bernardo Valli è tornato a Repubblica dopo che Maurizio Molinari se n’è andato. Valli aveva lasciato il quotidiano, nel settembre 2020, dopo 43 anni di assidua collaborazione. La motivazione? Anche se non in modo ufficiale, tutti sapevano che l’allora direttore Molinari aveva chiesto a Valli di modificare l’inizio di un suo articolo in senso più favorevole al governo di Netanyahu. E torniamo alle voci di vendita del quotidiano. Come si diceva, i nuovi acquirenti avrebbero dovuto essere coerenti con la storia, la filosofia del quotidiano. E tu ti aspetti nomi di un certo prestigio culturale-giornalistico. E, invece, le voci danno per essere interessato all’operazione, un certo Luigi Bisignani. Sì, proprio lui, il faccendiere piduista radiato dall’Ordine dei giornalisti nel 2000 a seguito della sentenza della Corte di cassazione per la vicenda Enimont. Lui smentisce il suo interessamento. Un altro nome è quello di Paolo Madron che ha lavorato a MF Milano Finanza, Il Foglio, il Giornale, Panorama e Il Sole 24 Ore. Fonda il quotidiano online Lettera 43 che chiude a metà del 2020 e riprende le pubblicazioni nel giugno 2023. C’è anche un legame tra Bisignani e Madron. Assieme hanno scritto «L’uomo che sussurra ai potenti» e «I potenti al tempo di Renzi». Per ora sono solo voci e la strada per acquistare da Elkann è lunga e, come si dice, irta di pericoli. Anche perché coloro che, eventualmente, ci metteranno i soldi, vorranno vedere i conti. E questi sono disastrosi. Dalla fine del 2019 (quando è entrato John Elkann con la Gedi), le perdite accumulate da Repubblica ammontano a 166 milioni. In meno di quattro anni! A bilancio, il valore Gedi è sceso dai 207 milioni del 2020 ai 78 milioni del giugno 2024. Un salasso annunciato, con i redattori in fermento, scioperi e vendite in edicola ridotte.
E le gonnelline? Come in tutti gli ambienti di lavoro, anche nelle redazioni dei giornali ci sono discriminazioni di genere e molestie sessuali. È stato così sempre, anche nel passato. Le redazioni non sono, certo, conventi dove si prega. Fanno parte della società. L’Investigative Reporting Project Italy (IRPI) è l’unico centro di giornalismo investigativo non profit esistente in Italia, sin dal 2012 e fa parte della Global Investigative Journalism Network (GIJN), la rete globale dei giornalisti investigativi. Ebbene, per otto mesi, tre giornaliste, hanno raccolto le testimonianze di 239 studentesse e studenti delle 10 scuole di giornalismo riconosciute dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, svelando un quadro sconcertante. Un formatore della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia, così si rivolge alle sue allieve: «Voi con queste gonnelline mi provocate» e un redattore alla sua stagista: «Non ti piaccio o non ti interessa il sesso?». A seguito di questa inchiesta il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, fra l’altro, ha convocato un incontro con i direttori delle Scuole di Giornalismo. Nel corso dell’incontro «è stata ribadita la necessità d’intensificare la vigilanza e ogni iniziativa utile a prevenire e reprimere episodi di questo genere. È stato inoltre sottolineato che qualora emergessero nuovi casi, dovrà esserne data immediata comunicazione all’Ordine Nazionale. Si è convenuto di predisporre una policy allo scopo di fissare regole comportamentali da osservare da parte dei docenti e dei tutor dei Master di giornalismo presenti sul territorio».
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