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Religione, adrenalina dei popoli?

Approfondito reportage fotografico da Israele del nostro corrispondente Vincenzo Basile

di Emanuele G. - lunedì 15 gennaio 2018 - 4956 letture

Considerando i quattro morti e 1250 feriti che hanno funestato le manifestazioni anti Gerusalemme-capitale precedenti il mio arrivo in città, mi aspettavo di trovare una certa tensione tra la gente e per questo notevole fu lo shock positivo vissuto attraversando Mehane Yehuda (il mercato principale della città, sede della locale movida notturna), tradizionale punto di ingresso per chi arriva dalla costa mediterranea.

Era di venerdì e come consuetudine quel giorno tutti vanno a far spese per il lungo week end che comprende il sabato, rigorosamente consacrato al riposo.

L’aria frizzante di un’energia vitalissima e allegra, i soldati e soldatesse in servizio nel quartiere, fatti soggetto di foto ricordo da turisti e indigeni, la fila davanti ai ristoranti caratteristici e l’eccitazione per l’inizio del ponte festivo. Il giorno dopo, sabato appunto, città quasi deserta per il culto da osservare.

La normale quotidianità riprese poi il giorno dopo e proseguì per i giorni dedicati alla visita dei luoghi sacri e dei principali musei, durante la quale una gaiezza diffusa regnava ovunque. Fino al giorno precedente la mia dipartita quando, durante gli acquisti di sfiziosità locali al mercato su menzionato, per caso mi imbattei in una discussione così accesa da far temere una probabile, tragica degenerazione.

Da un lato il titolare di un banco di spezie e conserve affiancato dal suo socio e dall’altro tre soldatesse in tenuta da guerra.

Non era necessario conoscere l’arabo e l’israeliano per capire che i contendenti stavano scambiandosi parole e soprattutto toni piuttosto aggressivi.

Almeno un paio di volte il titolare della piccola rivendita impugnò un’oliva greca (si proprio di quelle oversize, verdi e più toste delle comuni grazie anche al nucleo ligneo armato al suo interno) minacciando di scagliarla contro le combattenti, armate peraltro solo di fucili M16 e poco più che,dal canto loro, non mostravano alcun cenno di cedimento di fronte alla determinazione dei due palestinesi.

Fortunatamente un rabbino ancor giovane che passava in quel frangente provvidenzialmente si frappose tra i contendenti riuscendo con fatica a dissuadere le militari dall’insistere nella prosecuzione della contesa, data se non altro la sproporzione di munizioni a loro sfavore.

Non di sole olive greche disponeva infatti il nemico ma di alcune migliaia di olive nere , verde chiaro e non solo. Cipolle e aglio in soverchiante eccedenza per non parlare delle molte mercicontenute nei temibili barattoli di metallo in dotazione a tutti gli esercenti.

Alla fine le ragioni della pace hanno prevalso scongiurando un’escalation di imprevedibile esito e la distensione fu diprontamente ripristinata.

Ma fino a quando, certo non è dato per il momento sapere.

Chissà se la culla delle tre religioni monoteistiche diverrà mai il Tempio unico della pace universale? La risposta, auspichiamo non definitiva, la cantò già mezzo secolo fa un futuro premio Nobel: is blowing in the wind.

Da oggi, dopo cinque giorni di insolito seppur leggero mal tempo, a Gerusalemme è tornato il sole.

- Foto:

La foto di copertina e quelle allegate sono dell’autore

- Didascalie foto:

* 2, 3, 4 - tre momenti del Bar Mitzvar celebrato di fronte al Muro del Pianto. Le donne si sporgono dal settore femminile a loro riservato per osservare la cerimonia che si svolge dal lato opposto;

* 6 - soldatesse israeliane in pausa pranzo;

* 7, 8, 9 - il Mar Morto e in prospettiva la costa collinare della Giordania. Giovani turiste americane godono lo speciale galleggiamento sulle acque del Mar Morto. Donne palestinesi si dedicano all’impiego del fango minerale tipico della zona;

* Successive - tutte le altre foto sono scattate davanti al Muro o all’interno del locale posto al suo fianco, adibito a sala di lettura e preghiera coperta, normalmente utilizzata in caso di pioggia.


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