Regno di Sicilia XIV-XV secolo
Pietro Corrao, Ceti di governo e ceti amministrativi nel regno di Sicilia fra ’300 e ’400: avvicendamenti e rotazioni nazionali e sociali, in Europa mediterranea. Quaderni 3. Commercio, finanza, funzione pubblica. Stranieri in Sicilia e Sardegna nei secoli XIII-XV, a cura di Marco Tangheroni, Gisem Liguori Napoli 1989 (Giurisprudenza, Catania) [pp. 33-88]
Pietro Corrao, Ceti di governo e ceti amministrativi nel regno di Sicilia fra ’300 e ’400: avvicendamenti e rotazioni nazionali e sociali, in Europa mediterranea. Quaderni 3. Commercio, finanza, funzione pubblica. Stranieri in Sicilia e Sardegna nei secoli XIII-XV, a cura di Marco Tangheroni, Gisem Liguori Napoli 1989 (Giurisprudenza, Catania) [pp. 33-88]
Il saggio copre soprattutto il periodo che va dalla fine del ’300 agli inizi del ’400, cioé dall’epoca dei Martini ad Alfonso, ritenuto periodo in cui si stabiliscono gli assetti istituzionali dell’isola nell’orbita aragonese e nell’ipotesi che questo assetto sia lo stesso che ritroveremo in età moderna. La monarchia aragonese, che subentra a quella catalana già nel 1408, cerca di equilibrare nei vari uffici - che effettivamente in questo perido subiscono una trasformazione – la presenza di catalani – e poi castigliani – con quella dei siciliani. La linea di tendenza sarà comunque quella di preservare alla corona la carica viceregia e quella del Real Patrimonio (cioé il controllo fiscale ed economico) e per il resto di dare ampio spazio, alla ricerca della pacificazione e del consenso, alla nobiltà locale, o meglio a quei ceti che nel corso degli avvenimenti di questo periodo rafforzano le loro posizioni anche partendo da altre origini e soprattutto dall’espletamento di incarichi “tecnici” nell’amministrazione (a questo livello infatti la componente siciliana è pressoché esclusiva).
Non mancano i contrasti fra i due elementi – iberici e siciliani – che però mentre a livello centrale vengono composti con facilità o almeno non raggiungono punte aspre di conflitto, a livello locale invece sono molto acuiti fino ad arrivare ad ottenere da Alfonso, nel 1448 e nel 1452, l’approvazione di due capitoli che “assicuravano la protezione degli interessi delle oligarchie locali, riservando agli oriundi del regno le cariche cittadine”.
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