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Regione Lombardia: un altro arresto eccellente

Arrestato Massimo Ponzoni ex assessore ed altri esponenti politici del Pdl. La sua ascesa, i pericolosi contatti con la ’ndrangheta calabrese, le relazioni pericolose, sue e degli altri arrestati. Ma Roberto Formigoni resta al suo posto incurante di tutto, senza vergogna

di Adriano Todaro - martedì 17 gennaio 2012 - 3565 letture

"Non ho mai incontrato né conosciuto gli indagati dell’operazione contro la ’ndrangheta. Smentisco le voci di miei presunti contatti con alcuni indagati, nemmeno esponenti politici del Comune di Desio. L’emergere del mio nome in eventuali intercettazioni è frutto di millantato credito e non trova alcun riscontro. Non ho mai dato corso ad alcuna deviazione alla mia azione politica e amministrativa che da sempre è improntata al bene comune".

Qualche settimana or sono quando scrivevamo dell’arresto dell’assessore regionale della Regione Lombardia Franco Nicoli Cristiani, eravamo stati facili profeti nell’affermare che se continuava così, il celeste presidente Roberto Formigoni sarebbe restato solo. La magistratura gli aveva già portato via l’assessore Piergianni Prosperini (tangenti e corruzione), indagato Nicole Minetti (questione Ruby), Massimo Ponzoni (corruzione e bancarotta fraudolenta), Gianluca Rinaldin (corruzione e truffa aggravata, finanziamento illecito ai partiti, falso), Monica Rizzi della Lega (dossieraggio per favorire l’elezione di Renzo Bossi), Daniele Belotti, sempre della Lega, per le violenze degli ultras dell’Atalanta. Poi, come ciliegina sulla torta, anche il suo vice, il Pd Filippo Penati.

Ora, invece c’è il mandato d’arresto per l’ex assessore Massimo Ponzoni, in questo momento dell’ufficio di segreteria di Formigoni dopo che si era dovuto dimettere da assessore quando era stato indagato. Lui affermava, a suo tempo, che la sua azione è "da sempre improntata al bene comune". Ma i magistrati la pensano diversamente tanto che gli avrebbero voluto mettere le manette ai polsi. Così non è stato in un primo momento perché Ponzoni, risultava essere all’estero per non meglio specificati "motivi di lavoro". Non riusciamo a capire che tipo di lavoro possa fare questo individuo all’estero, considerato che anche in patria di lavoro ne ha fatto proprio poco. Comunque sia, ora si è costituito alla Guardia di Finanza.

L’indagine che ha portato al mandato di arresto di Massimo Ponzoni parte nel 2009. Le investigazioni degli inquirenti si sono soffermati soprattutto su due filoni: reati contro il patrimonio (appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta) e finanziamento illecito a esponenti politici in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Ponzoni sia per fini personali.

In pratica, i finanziamenti venivano addebitati ad alcune società riconducibili sempre a Ponzoni ed amministrate dal suo factotum, il ragioniere Sergio Pennati facendo ricorso a false fatturazioni. Due società di Ponzoni, "Il Pellicano Srl" e l’"Immobiliare Mais srl", con sede a Desio sono state dichiarate fallite dal Tribunale di Monza nel 2010 per reati contro la pubblica amministrazione, corruzione, concussione e peculato "in relazione - scrivono i finanzieri - alla capacità di Ponzoni di determinare, almeno in parte, i contenuti dei Piani di gestione del territorio di Desio e Giussano, assicurando ad imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili), grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni (a loro volta destinatari di denaro e/o altri vantaggi, anche solo in termini politici elettorali)".

Ruolo chiave nell’indagine, secondo gli inquirenti, ha assunto la figura del faccendiere Filippo Duzioni il quale, a capo di un gruppo di aziende di consulenza, ha veicolato le ingenti somme di denaro frutto degli accordi corruttivi. In tale ambito si è proceduto, inoltre, all’effettuazione di numerose perquisizioni anche nei confronti degli imprenditori indagati.

Sì perché non c’è solo Massimo Ponzoni nel mirino dei magistrati. Sempre nel momento del suo mandato d’arresto, arrestati, nell’ambito della stessa inchiesta, anche Franco Riva, ex sindaco di Giussano, Antonino Brambilla, vice presidente della provincia di Monza e Brianza, Rosario Perri, ex assessore provinciale e l’imprenditore bergamasco Filippo Duzioni.

Ma chi è Massimo Ponzoni? Come mai ha avuto così tanto potere in questa terra di Brianza, una volta verde ed oggi cementificata? Ponzoni è nato a Salò (BS) il 16 novembre 1972. Abita a Desio (oggi ha la residenza a Monticello Brianza, dove la Brianza è ancora verde) e comincia la sua fortuna sposando la figlia di un costruttore edile calabrese.

Deve avere buon fiuto politico perché nel 1991, a 19 anni, capisce che per un giovane come lui, senza arte e poca parte, non ci sono molte prospettive. Si "butta" in politica e fonda un Club di Forza Italia. E’ il momento in cui Silvio Berlusconi sta preparando la sua "discesa in campo", delle valigette con il kit per i militanti dove oltre alla paccottiglia ci sono anche le indicazioni di comportamento per i militanti di Forza Italia, anche come si devono vestire. Da quel momento Ponzoni si veste da berlusconiano e gira, instancabile, per Desio, parla, frequenta vari esercizi pubblici, insomma si fa notare. Nel 1995 è eletto consigliere comunale a Desio. Poco dopo ne diventa il presidente.

Di quel periodo non si ricordano particolari interventi politici da lui fatti. Come del resto neppure quando era assessore della Giunta Formigoni. Lui preferisce "apparire" (quando diventerà assessore si ferma nei bar di Desio con macchina di rappresentanza ed autista), parlare fuori dal Consiglio comunale, crearsi una rete di agganci e conoscenze che gli saranno utili per la sua scalata politica. Il grande salto avviene nell’aprile del 2000 quando è eletto nel Consiglio regionale della Lombardia e da subito diviene vicepresidente, incredibilmente, della Commissione cultura, Formazione Professionale, Commercio, Sport, Informazione ed è relatore della legge regionale sullo sport. Nello stesso anno entra nel consiglio d’amministrazione dell’Autodromo di Monza.

In Consiglio regionale viene rieletto nel 2005 portando in dote a Formigoni ben 19.866 preferenze e il presidente lo delega a gestire le relazioni con il territorio per la costituzione della nuova Provincia di Monza e Brianza. L’anno dopo diventa assessore regionale alla Prevenzione, Protezione Civile e Polizia Locale. Il 30 luglio 2008 riceve la nomina di assessore alla Qualità dell’Ambiente di Regione Lombardia.

Ormai è lanciato. A Desio tutti parlano come la persona che tutto può, tutti sanno che senza il suo assenso nulla si può fare non solo a Desio, ma anche nei paesi vicini. Verso la fine del 2009 diventa coordinatore provinciale del Pdl. Nel 2010, per la terza volta, è eletto in Consiglio regionale, primo degli eletti con più di 11 mila voti. L’11 maggio, di quell’anno, viene eletto segretario del Consiglio regionale della Lombardia.

Qua, però, bisogna parlare anche di altri personaggi e della città dove opera, Desio. Città di circa 40 mila abitanti, a 25 chilometri a Nord di Milano, Desio ha dato sì i natali a papa Pio XI, ma poi non ha mai brillato dal punto di vista politico o culturale. I partiti, anche quelli di sinistra, chiusi, impermeabili ad ogni sollecitazioni, con beghe interne. Segretari di partito che si vedevano cambiate le serrature delle sezioni, scissioni, nascite di nuove formazioni, personaggi riciclati in questo o quel partito.

Desio è anche sede di soggiorno obbligato di alcuni esponenti della ’ndrangheta calabrese come Natale Iamonte, classe 1927, di Melito Porto Salvo (Rc), uno che per primo capì l’importanza di mettere le mani sulla Lombardia. Accusato di omicidio, associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, Iamonte fu arrestato, di nuovo, nel 1993 a Milano e inviato al regime del 41 bis. Negli anni in cui Iamonte era a Desio, si posero le basi dell’attuale potere.

A Desio si costruisce molto. E quando si costruisce molto è necessario movimentare la terra e trovare discariche. E così, nel 2008, la polizia con l’operazione "Star Wars" porta alla luce un’enorme scarica abusiva, situata tra Desio, Seregno e Briosco: 65mila metri quadrati dove vennero rinvenuti 178mila metri cubi di rifiuti tossici.

Che Desio sia in mano alla ’ndrangheta calabrese lo dicono anche gli atti dell’operazione "Infinito", un’operazione che vede operare assieme la Dda di Milano e di Reggio Calabria: "La ‘ndrangheta desiana costituisce uno dei primi tentativi di esportazione dello schema originale calabrese in territorio del Nord Italia".

Qua entrano in scena alcune intercettazioni e finiscono agli atti relazioni pericolose fra rappresentanti delle cosche calabresi e politici locali desiani come il presidente del Consiglio comunale, Nicola Mazzacuva, e di due consiglieri, Natale Marrone e Rosario Perri, già assessore provinciale e in passato responsabile dell’ufficio tecnico comunale.

Quella di Rosario Perri, calabrese, capo dell’ufficio tecnico comunale per diversi anni è un’altra storia interessante. Perri, per anni, è stato il vero capo del comune di Desio. Non c’è stata Giunta, di destra o di sinistra che l’abbia potuto mettere in condizioni di non nuocere. Tutti sapevano il comportamento non proprio cristallino di questo personaggio, ma nessuno aveva il coraggio di intervenire. Era lui che decideva il bello e il brutto tempo in comune, aspettava a lui dare o meno le licenze di costruzione, lui anche l’organizzazione degli uffici comunali. Un potere enorme reso possibile dall’opacità delle varie Giunte che sono state alla guida di Desio. Ricordo un episodio, piccolo certo, ma che dà l’idea del potere di questo ambiguo personaggio. Ad un certo punto il Comune aveva assunto un disabile attraverso le liste di collocamento obbligatorie. La Giunta aveva deciso di mandarlo a lavorare all’ufficio tecnico. Ma a Perri non andava bene e il disabile è stato mandato in altro ufficio.

Ma Perri, che ha la sede staccata presso la preziosa Villa Tittoni, resta al centro anche di uno strano incendio. Villa Tittoni è un gioiello neoclassico, ingrandita nel 1776 da Giuseppe Piermarini. Nella notte fra il 6 e il 7 novembre 1993, un’intera ala fa a fuoco. I colpevoli non sono mai stati trovati e il caso è stato archiviato, ma tutti hanno visto in quell’incendio un avvertimento al massimo funzionario del Comune. Inoltre le sue macchine, posteggiate davanti casa, in altra epoca, sono incendiate.

Quando va in pensione, diventa manager del Comune con, ovviamente, ottimo stipendio. Anche lui, viene fulminato da Forza Italia. Arriverà ad essere assessore alla nuova Provincia di Monza e Brianza. Certamente un bel traguardo per il geometra calabrese. Poi la caduta per un’intercettazione. Il consigliere comunale Natale Marrone (An con 400 preferenze) telefona a Pio Candeloro capo della "locale" di Desio pregandolo di intervenire con violenza nei confronti di Perri. Candeloro rifiuta perché "il Perri Rosario è ’appoggiato’ da persone evidentemente di rispetto". Inoltre c’è un’altra intercettazione che porterà Perri agli arresti domiciliari. Telefona al figlio che in quel momento è all’estero e gli dice dove avrebbe trovato i soldi nascosti. Insomma, un 70enne con un grande avvenire dietro le spalle.

Ed è da questi personaggi che parte la strategia del controllo del territorio ma soprattutto la voracità di divorare questo territorio. Massimo Ponzoni è al centro anche di un’intercettazione del 24 gennaio 2009 fra Saverio Moscato e un suo uomo di fiducia, Giuseppe Sgrò, anche lui arrestato. Si parla di percentuali, di soldi, di Perri e della campagna elettorale di Ponzoni. E di soldi, Ponzoni e soci, sembrano proprio che ne abbiano tanti. Tangenti, finanziamenti elettorali illeciti, società salassate per portarli alla bancarotta. Tutto va bene pur di fare soldi. C’è da rifare il Piano di governo del territorio di Desio e Giussano? Nessun problema. Ci pensa Ponzoni. Non si può costruire un supermercato Pam? Niente paura, ci pensa Ponzoni. Si cambiano destinazioni d’uso delle aeree, si favoriscono determinate società, si stabiliscono accordi anche sul tracciato della Pedemontana. A tutto pensa Ponzoni con il sodale Rosario Perri. Naturalmente tutto questo lavoro viene retribuito. Ad esempio una concessionaria di auto che aveva bisogno di una modifica urbanistica, regala a Ponzoni un super Suv Audi e alla moglie una Audi A3 Sportback.

Sembra siano anche golosi perché Ponzoni spende 13 mila euro in dolci nella pasticceria più chic di Milano, la Cova di via Montenapoleone. Per districarsi dal groviglio finanziario ci pensa il ragioniere Sergio Pennati che sarà pure un amico e che prende un sacco di soldi pure lui, ma vuole anche mettersi le spalle al muro. Sentite cosa scrive il 4 marzo 2009, memoriale poi rintracciato dai carabinieri: "Chi leggerà queste parole è perché, purtroppo, a me sarà successo qualche incidente. Nel caso mi capitasse qualcosa la persona a cui dovrà essere addebitata la colpa è Massimo Ponzoni... E’ un drogato cocainomane dedito più che altro alle donne... La spesa totale [della campagna elettorale] è stata di circa euro 1.600.000, sì è proprio così... Il denaro è arrivato in minima parte da qualche sovvenzione, per il resto sono state utilizzate varie società che hanno pagato fortune di prestazioni o forniture o prelevate ingenti somme in contanti per comprare voti e pagare ristoranti (solo l’ultimo mese della campagna una media di 3/4 ristoranti per sera con una spesa di euro 15/20 mila giornalieri)".

Nel memoriale viene citato anche Roberto Formigoni: "La stessa immobiliare Mais ha pagato varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche allo stesso Ponzoni e al suo capo Formigoni".

Ora Massimo Ponzoni si è costituito e si è dimesso dall’Ufficio di segreteria della Regione Lombardia. Badate bene, non da consigliere regionale.

E poi dicono che al Nord non c’è la mafia. Forse in questo c’è un fondo di verità. Al Nord si chiama ’ndrangheta.


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