Rai, di tutto un pasticcio

Il nuovo CdA Rai nasce male, con la solita infornata di personaggi decisi dalle segreterie dei partiti. Veti e accuse fra M5S e Pd. Una melassa sempre più appiccicosa
IL FATTO – Giovedì 26 settembre sono stati eletti i consiglieri di nomina parlamentare che andranno a comporre il nuovo Cda della Rai. Il Pd ha scelto di non partecipare al voto. Gli altri hanno votato il loro candidato. Sono stati così eletti Federica Frangi (ex Tg2) per FdI e Roberto Natale per Avs, Antonio Marano (Lega), e il consigliere uscente Alessandro di Majo (5 Stelle). La segretaria Elly Schlein riferendosi a 5 Stelle e Avs ha parlato di «spartizione di poltrone». Ora si attende la nomina del nuovo amministratore delegato e del presidente della Rai.
IL COMMENTO ̶ Il pasticcio Rai continua, come sempre, da sempre. I partiti sono sempre più impegnati a spartirsi i posti, a scapito della professionalità e delle finalità dell’azienda di Stato. Le segreterie politiche dettano legge e fra spinte e ammuìne perpetuano il loro nefasto potere. Pur in una situazione disgraziata che sta vivendo la Rai, qualche punto fermo c’è. Ad esempio c’è quell’articolo della Legge Gasparri (sic!) che così recita: i membri del CdA Rai devono essere scelti fra «soggetti aventi i requisiti per la nomina a giudice costituzionale o comunque persone di riconosciuto prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti». Le vogliamo vedere queste persone di «riconosciuto prestigio e competenza professionale e di notoria indipendenza di comportamenti»? Intanto diciamo subito che quelli che sono stati eletti, lo sono stati perché appartengono a qualche partito. Di Federica Frangi abbiamo detto ma aggiungiamo che è stata anche a Porta a porta e, soprattutto, ha lavorato nel settore Comunicazione di FdI. Antonio Marano è incasellato nella Lega, è stato direttore di Rai2, presidente di Rai-pubblicità e, oggi, è direttore commerciale della Fondazione Milano-Cortina. Roberto Natale eletto per Avs, è molto legato al Pd. È stato per lunghi anni segretario dell’Usigrai (il sindacato Rai) e, in seguito, presidente della Fnsi (il sindacato dei giornalisti). Poi è passato a fare il portavoce della presidente della Camera Laura Boldrini. I 5 Stelle hanno eletto Alessandro di Majo, avvocato, esperto di diritto sportivo e dell’informazione. L’accusa della segretaria del Pd potrebbe stare in piedi se il Pd fosse “vergine” in questo campo e non un partito che si è spartito la Rai come tutti gli altri sin da quando, nella spartizione del 1975, gli era stata data la Terza rete (peraltro bisogna dire che sono stati capaci di fare cose innovative). Se 5 Stelle e Avs non si fossero presentati, tutti i posti sarebbero stati appannaggio della destra. Insomma, è la solita melassa che nulla ha a che vedere con l’informazione e non solo. Ora si presenta il problema di occupare le due caselle più prestigiose: amministratore delegato e presidenza. Per la prima poltrona ce la dovrebbe fare Giampaolo Rossi. Sodale di Giorgia Meloni (viene dalla stessa sezione missina di Meloni) è stato, ultimamente, direttore generale. Simona Agnes è invece proposta per la presidenza Rai. Questa è una “figlia” nel senso che è la figlia di Biagio Agnes, direttore generale della Rai, giornalista, uomo della Dc e grande amico di De Mita che nel 1982 diventa segretario della Dc e, nello stesso anno, Agnes diventa direttore generale della Rai. Simona Agnes è proposta da Forza Italia. E mentre l’appiccicosa melassa impiastra tutte le forze politiche, poca importanza hanno dato al fatto che proprio in questi giorni si sono conosciuti i dati degli ascolti televisivi. Ebbene la Rai perde e Mediaset vince. Le reti berlusconiane si aggiudicano, a settembre, uno share medio del 37,5% mentre la Rai si ferma al 34%. Trasmissioni come Ciao maschio (Nunzia De Girolamo) e quelle di Pino Insegno, Maria Latella e, anche, Roberto Saviano sono mezzi fallimenti. Così come Piero Chiambretti e anche Bruno Vespa che perde 5 punti dell’Auditel. Ma tutto ciò importa a pochi. La Rai, si sa, è una grande mammella che offre latte a tutti i partiti. Attenzione, però. L’8 agosto 2025 verrà applicato il Media Freedom Act approvato dal Parlamento europeo con la finalità di salvaguardare indipendenza e pluralismo informativo. Gli Stati membri si debbono adeguare alle nuove norme e questo Cda scadrà. Brutte notizie, direte voi. In realtà una buona notizia c’è. Se eravate preoccupati per il posto perso dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano (ex Tg2) vi consolerà apprendere che un posto l’hanno trovato per lui. Andrà alla Rai di San Marino come direttore generale. Lo stipendio? Più di prima. La professionalità, del resto, va sempre premiata.
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