Racconti ischitani (ragazzo di strada 18)
Alessio si svegliò di soprassalto. Sudava. Girò il cuscino al contrario. Tolse il lenzuolo sistemandolo lateralmente. Allungò la mano sul comodino. Afferrò la bottiglia dell’acqua minerale. Svitò il tappo. Bevve avidamente. Aveva sete. La bocca, l’esofago, lo stomaco, l’intestino erano completamente arsi. Si poggiò il palmo della mano sulla fronte. Scottava. Non riusciva a ricordare i dettagli del sogno. Figure astratte, movimenti scomposti affioravano nella sua mente. Sentì suonare il citofono. Appoggiò il capo sul cuscino. Spalancò le braccia. Rimase immobile ad ascoltare quel suono persistente con lo sguardo fisso al soffitto. Non aveva voglia di vedere nessuno. Prima o poi lo sconosciuto visitatore se ne sarebbe andato. Avrebbe sicuramente desistito. Finalmente il silenzio sarebbe ripiombato nella sua camera da letto. Socchiuse gli occhi. Aveva un senso di nausea. Lo stimolo era sempre più impellente. Sentiva una rivoluzione all’interno del suo stomaco. Era come se un’intera armata semifluida premesse per uscire dall’anonimato delle pareti gastriche desiderosa di riversarsi sul pavimento di ceramica vietrese. Sollevò le gambe poggiandole sulla spalliera del letto. Strinse i pugni per resistere alla sensazione di spossatezza. Pensò che forse non era semplicemente voglia di vomitare. Probabilemte stava per morire. Da un momento all’altro il suo cuore si sarebbe fermato. La sua anima sarebbe fuoriuscita dal corpo, sgusciata via come un mollusco sulla punta di una forchetta. Il citofono continuava a squillare. Il suono gli giungeva può ovattato. Era lontano, sempre più lontano. Saltò giù dal letto come una molla impazzita. I conati di vomito sembravano inarrestabili. Un liquido giallastro precipitò sul pavimento schizzando lateralmente sull’anta del comodino. Alessio avvertì un mancamento. Si lasciò cadere sul letto.
Che ci fai qui...? - eslcamò il padrone di casa - Come sei entrata...? -
Ho scavalcato il muro dal retro...- rispose Silvia.
E...il cane...? - chiese l’uomo - Non ha protestato...? -
L’ho corrotto con una barretta dietetica ai cereali... - rispose la donna.
Ho capito... - continuò Alessio - Sarò costretto a licenziarlo... -
Non ti conviene... - aggiunse Silvia - Il sinadacato dei cani accetta solo giuste cause. -
Ce l’ho... - spiegò lui - Ha mangiato cereali senza permesso. -
Come stai...? - chiese lei.
Sto male... - disse Alessio portantosi la mano sulla fronte - Forse sto per morire. -
Hai solo alzato un po’ il gomito...- disse lei.
Silvia uscì dalla stanza. Aveva spalancato la finestra. Il sole era alto.
Perchè sei venuta...? - chiese l’amico appena la vide ricomparire sulla soglia.
Ero preoccupata... - rispose Silvia.
Potevo essere scappato in un altro continente... - protestò lui.
Tu devi condurre una vita più regolare...- propose l’amica.
Hai ragione... - annuì l’uomo con un gesto del capo - Propongo di sposarci. Facciamo figli. Che ne dici...? -
No... - eslcamò lei - non posso correre un simile rischio...-
Quale rischio...? - chiese Alessio lanciandole un’occhiata interrogativa.
Il rischio che nascano con la tua faccia di bronzo... -
Alessio fece una smorfia di disappunto. Accese una sigaretta. Ripose il pacchetto sul comodino. Rimase qualche minuto in silenzio. Spense il mozzicone nella ceneriera.
Non dovresti fumare in camera da letto... - osservò la donna.
Questo è uno dei motivi per cui sono rimasto solo... - replicò il padrone di casa.
Vuoi fumare in camera da letto...? -
No, voglio che gli altri la smettano di dirmi quello che devo fare... -
Hai altro da dirmi...? - chiese Silvia.
Si, devo andare a vedere una villa... - rispose Alessio - E’ per un progetto di ristrutturazione. Vuoi accompagnarmi...? -
La risposta è: si... - disse lei. L’ingegnere scese dal letto. Raggiunse il bagno. Chiuse la porta. Accese la radio. L’amica accese il televisore. Cominciò a sbirciare tra i canali. Non c’era nulla d’interessante.
continua...
Angela Colella
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