Racconti ischitani (ragazzo di strada 4)
Alessio sedette sul bordo del letto. Infilò i piedi nelle ciabatte. Guardò l’orologio sul comodino. Le lancette segnavano le 2,30. Si voltò. Silvia dormiva. Era girata di spalle. Si alzò in piedi. Raggiunse la porta. Girò la maniglia con cautela. Il cellulare cominciò a squillare. Il suono proveniva dalla cucina.
Pronto... - disse senza guardare il numero.
Hai dimenticato l’appuntamento di questa mattina... - esclamò Michele in tono seccato.
Che ore sono...? - chiese Alessio.
Sono esattamente... - rispose l’uomo facendo una breve pausa - le ore nove, dieci minuti e diciassette secondi... -
Arrivo tra circa mezzora... - continuò il giovane.
Troppo tardi... - replicò il capo cantiere interrompendo la comunicazione.
Alessio cominciò a caricare l’espresso. Aveva voglia di bere un caffè.
Buona idea... - disse Silvia raggiungendolo di spalle. Gli allungò le braccia attorno alla vita comprimendo la guancia contro la sua schiena.
Dormivi... - aggiunse l’uomo - Ho pensato di non disturbarti. -
Tu non disturbi mai... - rispose lei.
Ho un appuntamento... - spiegò Alessio - Ci vediamo più tardi allo studio. -
L’amica rimase in silenzio. Incollata alla schiena di lui pareva non riuscire a staccarsi.
Se vuoi puoi usare lo scooter... - disse Alessio - Io prendo la macchina. -
Silvia sorseggiò il caffè seduta accanto al tavolo. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. L’amico le sorride.
A cosa pensi...? - chiese.
A noi due... - rispose la donna rivolgendogli lo sguardo.
E cosa immagini...? - continuò l’ingegnere.
E tu...? - ribattè lei - Cosa immagini...? -
L’amico sorrise. Bevve un sorso di caffè dalla tazzina di porcellana.
Immagino... - rispose lui - uno studio affollato, due computer, tanti clienti impazienti ed un mucchio di carte piene d’inchiostro colorato. -
Silvia si alzò in piedi. Poggiò la tazzina vuota nel lavello.
Devo sbrigarmi... - disse - Farò tardi. -
Hai ragione... - esclamò Alessio - Anch’io sono in ritardo. -
C’era una lunga fila di auto incolonnate nei pressi del bar Topless di Casamicciola Terme. Alessio si accodò. Diede un’occhiata all’orologio. Prese il cellulare. Compose il numero del collaboratore.
Hai sentito Michele oggi...? - chiese l’ingegnere.
No, non è venuto... - rispose Marcello.
Se chiama... - continuò - fallo venire allo studio verso le 12. -
Ok. ok... c’ è altro...? -
No, ci vediamo più tardi... - Alessio ripose il telefonino nella giacca. Fu in quel momento che sentì bussare sul finestrino laterale. Si voltò. Era Alessandro. Abassò il vetro.
Che ci fai qui...? - chiese piegandosi verso il ragazzo.
Abbiamo fatto sciopero... - rispose lui.
Sciopero...? - insistè l’uomo - Che sciopero...? -
Non lo so... - continuò lo studente - Non ho chiesto. Mi dai un passaggio...? -
Sali... - disse Alessio - Dove ti accompagno...? -
I miei amici sono andati al campo di calcetto... - spiegò Alessandro.
Perchè non li hai seguiti...? -
Mi annoio... - esclamò il ragazzo.
Alessio schiacciò il pedale sul freno con tutta la forza di cui era capace. Sentì le gomme incollarsi all’asfalto. La spinta in avanti fu inevitabile. Le cinture di sicurezza li salvarono dall’impatto contro il parabrezza. La berlina si fermò a pochi centimetri dal muso di un grosso cane che stava attraversando la strada. L’animale rimase per qualche istante immobile. Poi scappò via terrorizzato.
Non l’hai visto...? - urlò Alessandro.
No, non l’ho visto... - gridò l’ingegnere .
Come hai fatto a non verlo...? - incalzò lo studente.
Stavo guardando te... - continuò l’uomo.
continua...
Angela Colella
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