Racconti ischitani (ragazzo di strada 3)
Il cantiere era in fermento. Gli operai lavoravano sull’impalcatura. Michele sbraitava con l’autista di un grosso camion. Un sollevatore stava spostando un masso di tufo verde. Il sole di ottobre era ancora caldo. Alessio si affacciò sulla terrazza panoramica. La baia di San Francesco pareva godersi una tranquilla mattina di fine estate. C’erano gli ombrelloni chiusi. Sulle sdraio alcuni bagnanti oziavano pigramente.
L’ingegnere raggiunse i mezzi meccanici. Chiamò il capo cantiere ad alta voce. L’uomo gli fece cenno di aspettare. Aveva gli occhi fuori dalle orbite. Gridava delle frasi incomprensibili. Finalmente lo vide venirgli incontro a passo spedito.
Ancora dieci anni di questo lavoro e mi trasferisco ai Caraibi... - esclamò Michele.
Entriamo in casa...? - continuò il capo cantiere - Qui c’è troppo rumore. -Alessio lo seguì verso l’ingresso principale. La porta era socchiusa. Nel salone la luce filtrava discreta dalle tende di velluto scuro.
Sediamoci qui... - indicò Michele. Sul tavolino basso il posacenere era pieno di cicche. L’odore del tabacco impregnava l’aria.
Oggi non è venuta la donna delle pulizie...? - chiese l’ingegnere.
Rilassati... - rispose l’amico - Vuoi bere qualcosa...? -
Alessio scosse il capo negativamente. Aprì la borsa di pelle nera. Ne estrasse alcuni documenti. La piantina della villa era stata disegnata ad arte. Guardò in direzione dell’amico. Michele reggeva tra le mani un bicchiere con del liquido rosso brillante. Bevve qualche sorso.
Che cos’hai...? - incalzò il capo cantiere.
Perchè...? - aggiunse Alessio.
Ti vedo strano... - spiegò l’uomo.
Strano...? Cosa vedi di strano...? -
Hai un’espressione stralunata. Sembri una femmina con le mestruazioni. -
Alessio sorrise. Provò ad ordinare le carte sul tavolo.
Lascia stare... - aggiunse Michele continuando a sorseggiare il suo drink - Parliamo di lavoro. -
Ho conosciuto un ragazzo... - spiegò l’ingegnere.
Michele ebbe un primo colpo di tosse stizzosa. Ne seguirono altri a ripetizione. Alessio sollevò il capo. Gli rivolse una rapida occhiata. Il viso dell’uomo era diventato paonazzo. Sembrava stesse soffocando. Si alzò in piedi. Provò a scuoterlo comprimendo il palmo della mano contro la schiena. Michele tirò un lungo respiro. La tosse cominciò a placarsi. Sedette per riprendere fiato.
Cos’hai detto...? - disse finalmente con un filo di voce.
Ho conosciuto un ragazzo... - ripetè Alessio.
Un ragazzo...? E...chi è...? -
Si chiama Alessandro... -
Alessandro... E... quanti anni ha...? -
Alessio non riuscì a trattenere un sorriso. Michele aveva appoggiato i gomiti sulle ginocchia. Si era allungato con la testa verso di lui. Aveva gli occhi spalancati. La forma sporgente sembrava ancora più accentuata in quel buffo atteggiamento.
In questo momento somigli ad una rana... - osservò l’ingegnere - Potresti saltare da un momento all’altro. -
Ti ho chiesto quanti anni ha...? - incalzò l’amico.
Sedici... - rispose Alessio.
Sedici...? - ripetè Michele.
Hai ragione... - aggiunse l’amico - E’ meglio parlare di lavoro. -
Tu...tu...tu... - il capo cantiere si era raddrizzato sulla schiena. Lo guardava puntandogli l’indice destro.
Dimmi. Ti ascolto... - disse l’ingegnere.
Tu... - continuò Michele - sei la persona più intelligente ed irrazionale ch’io abbia mai conosciuto... -
Stai tranquillo. La situazione è sotto controllo... -
Hai intenzione di rovinarti la reputazione...? - urlò Michele infuriato - Sei all’inizio di una brillante carriera. -
Rilassati... - disse Alessio sedendo accanto a lui - Non è successo nulla. Alessandro è un mio amico. Tutto qui... -
L’uomo raccolse le carte dal tavolo. Si alzò in piedi avviandosi verso l’esterno.
Non ho più bisogno di te... - disse trattenendosi un attimo - Devo lavorare. Ci vediamo domani. -
Alessio attese qualche minuto seduto accanto al tavolino basso. Richiuse la borsa. Uscì. Raggiunse la macchina. Si diresse verso Ischia Porto. Aveva un appuntamento in ufficio. Guardò il cellulare. La segretaria gli aveva inviato un messaggio.
La sala d’attesa era affollata. Alessio entrò nel suo ufficio. Silvia gli venne incontro. Aveva un’espressione preoccupata.
Non sapevo cos’altro inventarmi... - disse la segretaria.
Cos’è successo...? - chiese l’ingegnere.
I clienti sono impazienti... - rispose lei - E c’è una persona che telefona continuamente. -
Alessio sedette dietro la scrivania. Spense il cellulare. Ordinò di fare entrare il primo cliente. Guardò in direzione della porta. Un uomo alto e robusto fece il suo ingresso sulla soglia seguito dall’assistente di studio.
Il pomeriggio trascorse velocemente. Silvia uscì dall’ufficio. Rientrò con il vassoio del caffè. L’ingegnere tolse gli occhiali. Li poggiò sulla scrivania. Sentiva un fastidioso dolore alla schiena.
Chiama gli altri... - disse alla segretaria. Si alzò in piedi. Spalancò la finestra. Era quasi buio. L’aria fresca della sera profumava di gelsomino.
Bevvero il caffè tutti insieme.
Mi dai un passaggio...? - chiese Silvia - Sono rimasta senza macchina. -
Come mai...? - chiese Alessio.
E’ dal meccanico... - rispose la donna - Ha un problema al carburatore. -
Silvia aveva ventotto anni. Era alta, mora, longilinea. Le piaceva indossare abiti attillati.
Devo passare da un cliente... - aggiunse l’ingegnere.
Non ho fretta... - precisò lei.
Si avviarono in direzione di Ischia Ponte. La donna gli chiese informazioni sui suoi ultimi acquisti musicali. Alessio svoltò all’incrocio di piazza degli Eroi. Diede un’occhiata ai motorini in sosta fuori al bar Calise. Fu in quel momento che vide Alessandro. Stava seduto sulla sella del ciclomotore. Discuteva con alcuni coetanei. Il gruppo sembrava molto affiatato.
Devo comprare le sigarette... - disse Alessio parcheggiando l’auto accanto ad un chiosco di riviste - Aspettami. Arrivo subito. -
Silvia accese lo stereo. Abbassò il finestrino. Sorrise sistemandosi i capelli.
L’uomo attraversò la strada. Si avvicinò con aria distratta al gruppo di adolescenti. Alessandro lo chiamò ad alta voce. Si staccò dagli amici raggiungendolo a passo spedito.
Vieni con me... - disse Alessio - Ti offro qualcosa al bar. -
Il giovane lo seguì. Entrarono all’interno del locale.
Cosa prendi...? - chiese l’ingegnere.
Una coca-cola... - rispose Alessandro.
Tutto ok...? - continuò l’uomo avviandosi alla cassa per fare lo scontrino.
Si, più o meno... - aggiunse lo studente.
Più...o meno...? - incalzò Alessio.
Mi puoi prestare cinquanta euro...? - chiese Alessandro.
L’ingegnere prese il portafoglio. Estrasse la banconota. Gliela diede.
Grazie...grazie... - disse il giovane prendendo il denaro - se vuoi possiamo vederci più tardi. -
Sono i tuoi amici... - replicò l’uomo - quelli con cui stavi parlando...? -
Si, sono della comitiva... - spiegò il ragazzo.
Cosa fate stasera...? -
Andiamo al pub... - disse Alessandro guardandosi intorno. Sembrava stesse cercando qualcuno. Consumarono al banco. C’era poca gente all’interno del locale. Uscirono dal bar. Alessio diede un’occhiata al cellulare. C’era un messaggio vocale sulla segreteria.
Buon divertimento... - aggiunse Alessio salutandolo.
Mi chiami più tardi...? - chiese lo studente.
No, chiamami tu... - rispose l’uomo - Questa sera ho un impegno. -
Alessio raggiunse la macchina. Silvia era scesa dall’abitacolo. Stava guardando le riviste esposte nella bacheca dell’edicola.
Qualcosa d’interessante...? - chiese l’ingegnere.
No, andiamo... - rispose lei risalendo in auto.
continua...
Angela Colella
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