Quisquilie&Pinzellacchere n. 118 - Radio, tv e computer nelle scuole

In questi giorni un’orgia di notizie sulla pandemia ed alcune mostrano la miseria della politica italiana nella quale si riconosce, specialmente nella destra, una storica forma mentis che porta ad accusare gli altri, i nemici di malefatte alle quali se non provocate dalla stessa destra ha contribuito con ardore a costruirle. Intendo riferirmi alle giravolte di alcuni dirigenti dei partiti definiti di destra ai quali però, aggiungerei alcuni corifei che si mascherano dietro partitelli da prefisso telefonico i quali, con nomi immaginifici, nascondono i veri mandanti e finanziatori delle loro truppe che sono poi gli stessi ’’padroni del vapore’’. Ieri dicevano aprire tutto, oggi chiudere tutto, ’’ma anche’’ (copy VW, Veltroni Walter) aprire a metà o chiudere a tre quarti.
Io vorrei invece parlare di una posizione assunta dall’ottima ministra Azzolina circa la sua opposizione alla scuola senza la presenza in aula degli studenti. Sono d’accordo che le scuole elementari e medie debbano essere il più possibile svolte in classe essendo il primo elemento di socializzazione per i nostri giovani e per il prima inserimento in ’’società’’ e confronto con altri giovanissimi, ma che nelle classi superiori dovrebbe essere possibile una più ampia possibilità di scelta. Saranno contrari molti insegnanti e molti alti burocrati della scuola, fra questi ricordo che molti di loro, non nascondiamocelo, sono di nomina politica e tendono a mantenere una burocrazia che non vede e non sente ragioni. Le nuove tecnologie possono aiutare molto, lo si voglia o no, a costruire un modo nuovo di insegnare e, se ben usate, a colmare i divari fra gli studenti.
Voglio ricordare che fin dagli anni ’30 del secolo scorso la neonata radio fu usata dall’Inghilterra per fare lezioni ai giovani che abitavano nelle campagne o in posti difficilmente raggiungibili, uno degli insegnanti è stato Walter Benjamin, il grande scrittore e poeta. La stessa cosa è stata utilissima in Africa, a Cuba e nel Sudamerica fino agli anni ’70. Molti di noi si ricordano del maestro Manzi che nel dopoguerra ha insegnato con la tv a leggere e scrivere a molti analfabeti che non abitavano solo nel Sud ma anche nelle montagne e colline di tutta Italia e parlavano solo il dialetto. Ora siamo in un periodo che ha alcune somiglianze al periodo di guerra e si usano, a volte impropriamente, termini come coprifuoco e si comincia a parlare sempre con orrendi termini inglesi di una possibilità di studiare da casa. Subito si sono alzate le voci interessate che non tutti hanno la possibilità di avere il computer e la relativa tecnologia per partecipare e nello stesso tempo parlano di affollamento dei mezzi di trasporto e del mancato distanziamento nelle aule. Bene. Ma se in una classe di 30 alunni 10 possono farlo da casa non sarebbe un miglioramento sia per i trasporti che per la aule meno affollati? Poi non si potrebbe alternare la frequenza nelle aule con quella a distanza, il che non vuol dire forzosamente da casa? Io chiamerei chi se ne intende, per esempio il professor De Masi, che da una vita scrive e dice cose sensate sul problema.
Certo è che se in molti paesi il lavoro si può fare da remoto e certe decisioni sui movimenti di capitali e prezzi delle materie prime, per non parlare delle applicazioni militari quali i droni, si possono fare da remoto non credo che per la scuola sia impossibile fare delle lezioni. Temo però che la burocrazia italiana ci farà perdere anche questa possibilità per poi accettarla una volta che ci verrà imposta dagli Usa, dalla Cina. o da chissà chi.
LA RADIO NELLE SCUOLE - Mi ricordo che nei primi anni ’50 c’era una trasmissione chiamata ’’La radio nelle scuole’’ e che molte classi elementari partecipavano a delle competizioni che univano gli alunni di una classe in una contrapposzione con altre che avevano nomi mitici, allora, di paesi del Centro, del Sud e del Nord Italia. Ho avuto la fortuna di avere un maestro elementare che essendo stato un prigioniero IMI (Internato Militare Italiano) in Germania era riuscito a costruirsi una radio a galena con la quale entrava in comunicazione a volte con stazioni di lingua italiana e che faceva scuola ai prigionieri analfabeti ed all’epoca erano molti. Fu tra i più entusiasti della trasmissione e credo che abbia influito anche sulle scelte politiche di molti alunni.
LA SCUOLA DI GORLA - Per riferirmi a quanto dicevo all’inizio circa la destra fascista e alla scuola voglio ricordare che il 20 ottobre del 1944 fu bombardata da aerei alleati la scuola elementare ’’Francesco Crispi’’ di Gorla (Milano). I fascisti repubblichini tramite manifesti e soprattutto la radio accusarono gli alleati di aver bombardato la scuola apposta e ricordo anche che nei manifesti venivano raffigurati soldati americani ’’negri’’ assetati di sangue di bambini italiani. La strage di circa 200 bambini maestre e bidelli fu orrenda ma che a contestarla fossero i ’’ragazzi di Salò’’ (copy Luciano Violante) cioè gli stessi che avevano gioito anni prima per il bombardamento di Guernica ed erano gli ordini di un capo che aveva addirittura coniato il termine ’’coventrizzare’’ per aver contribuito a radere al suolo Coventry, città inglese senza fabbriche di alcun genere e non aver saputo in tre anni di guerra voluto spostare quella scuola attaccata alla fabbrica Breda e al nodo ferroviario di Gorla la dice lunga sulle capacità guerriere tanto vantate, almeno nelle loro canzoni. Comunque fu una tragedia immane.
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