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Quisquilie&Pinzellacchere, Nr. 97. Tutto il mondo è paese... e il paese è tutto il mondo.

di Franco Novembrini - mercoledì 3 giugno 2020 - 1953 letture

Ci sono due pericoli che si aggirano per il mondo: uno è il Covid-19, per il quale forse troveremo un vaccino o, comunque, un modo di conviverci; il secondo sono le elezioni presidenziali americane di novembre. Le elezioni Usa per me sono assai pericolose in quanto la lotta per il potere a spese di altri si sta dimostrando in tutta la sua tragicità. La presa di coscienza che gli States non sono certo quel faro di democrazia che furono 70 anni fa, non trova molte critiche in Italia, dove una stampa ed una tv ’’codina’’ ci hanno ammannito per decine di anni verità discutibili.

Con questo, sia chiaro che non voglio assolvere alcuni regimi totalitari dai loro crimini dei quali è piena la storia recente. Vorrei che si potesse studiare nelle scuole una storia scevra da orpelli gloriosi se si tratta di cosiddetti ’’paesi amici’’ e di brutali dittature se fanno parte di altri blocchi.

Faccio riferimento alla Seconda guerra mondiale la quale, come la prima, non fu la fine delle guerre fra popoli ma incubatrice di nuovi conflitti non certo minori come numero di vittime, ma che essendo frazionata e spesso in paesi lontani non facevano notizia. Anche papa Francesco ne ha parlato molto criticamente essendo lui nato in Argentina, paese che ha dovuto subire brutali dittature che non sono certo dispiaciute agli Usa. Molti Stati ’’democratici’’, europei subito dopo il 1945, hanno partecipato a conflitti con alleanze variabili nel senso che in un conflitto alcuni erano alleati e in un altro avversari più meno palesi. Inghilterra, Francia, Spagna, Belgio ed anche Olanda si sono ritrovati a dover guerreggiare contro popoli ai quali avevano promesso libertà e indipendenza se li avessero aiutati a sconfiggere il nazifascismo ed il Giappone. Una volta finita la guerra questi paesi, come del resto l’Urss, hanno cominciato a difendere i loro vecchi domini o ad espandersi ulteriormente adducendo motivi storici e democratici che altro non erano se non quelli di sfruttamento coloniale ed interessi economici. Gli Usa poi sono distinti nel portare la guerra in paesi lontani per risolvere, spesso, i loro problemi. In Sudamerica hanno finanziato e sostenuto regimi dittatoriali per ragioni di vicinanza con il loro paese considerandoli parte del loro ’’giardino’’, il quale con gli anni si è allargato fino al Medio Oriente, all’Afghanistan, ed alla Cina, il tutto con una certa condiscendenza da parte dell’Europa e dell’Italia, con gran parte della stampa e della tv del nostro paese con critiche piuttosto blande, che alludevano a volte solo all’operato dei vari presidenti a seconda del partito di appartenenza, cioè se era democratico o repubblicano.

Io non vedo molta differenza e comunque le difficoltà politiche ed economiche americane vengono spesso attribuite ad altri popoli accusandoli, di scarsa democrazia e possesso di armi di sterminio di massa o bombe atomiche in costruzione, che ne giustifichino gli interventi armati definiti ’’missioni di pace’’ ai quali hanno partecipato anche forze militari italiane.

Credo, purtroppo, che il presidente Trump vincerà le prossime elezioni perché, pur essendo il peggior presidente americano di cui si abbia memoria, è meno ipocrita di chi lo ha preceduto e dichiara che vuol far pagare un salatissimo conto a chi non lo appoggia. Trump si è distinto per attacchi giornalieri ai migranti, per il muro al confine messicano, alla Cina, alla Russia ecc. Il meglio di se però lo sta dando nella questione Hong Kong alla quale la stampa italiana ed europea, more solito, sta da una mano anche se non riesce a nascondere totalmente l’ondata di razzismo che attraversa gli Usa e che sono di ben altra gravità di quanto accade ad Hong Kong. Come fa il presidente Usa con molte città assediate, compresa la capitale, e con il coprifuoco ad accusare un altro stato di voler ristabilire, anch’esso manu militari l’ordine su un suo territorio. Hong Kong, questo grande porto della Cina divenne, grazie alla guerra dell’oppio, e dalle cannoniere inglesi ne divenne e una centrale di spaccio dell’oppio che gli inglesi producevano in India, un protettorato in territorio cinese. Il trattato che legava questa enclave al Commonwealth è scaduto una quindicina di anni fa, anche se con alcune concessioni e garanzie, è tornato alla Repubblica cinese.

L’ho scritto all’inizio che non difendo paesi poco o per nulla democratici, ma vorrei sapere dagli italiani se l’Alto Adige o la Sicilia volessero l’indipendenza dall’Italia, se accetterebbero anche un referendum indetto da tali regioni? Poi dagli stessi cittadini che cosa pensano dell’Inghilterra con l’Irlanda del Nord e con la Scozia, della Spagna con la Catalogna o il Belgio con il Brabante Vallone? Credete che basterebbe un referendum per ottenere l’indipendenza? A me non risulta.



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