Quisquilie&Pinzellacchere, Nr. 96. Facciamo parlare i morti...
Negli ultimi giorni due dirigenti della sinistra (sic&risic!) hanno cercato di far parlare i morti.
Matteo Renzi - Il primo a farlo è stato Matteo Renzi, ’’il genio di Rignano’’, il quale come fondatore di un partito cui ha dato un geniale nome di Italia Viva, sembra poco indicato per far parlare chi ci ha preceduto nell’aldilà. Oltretutto ci sarebbe il piccolo problema della sua coerenza e di essere un filino bugiardo. Aveva promesso, alcuni anni fa, di scomparire se non avesse vinto il referendum sfascia Costituzione e che mai avrebbe diretto un partitino. Entrambe le cose, purtroppo per lui, si sono avverate e Italia Viva ha la stessa percentuale di gradimento del prefisso telefonico di Milano (02). La sua coerenza la si può evincere anche dai suoi penultimatum settimanali contro il governo che dovrebbe sostenere, che farebbero arrossire di vergogna anche i socialdemocratici dei tempi andati ai quali accennavo la scorsa settimana. In un intervento al Senato, cioè quell’ente inutile che lui voleva abolire o affidare nelle mani degli ’’sgovernatori’’ delle Regioni, avendo cura però di farsi eleggere come membro, ha detto che se i morti lombardi per Covid-19 avessero potuto parlare... Purtroppo la cosa non è stata possibile. Ma non credo che avrebbero apprezzato l’operato di uno che sosteneva di tagliare molto sui diritti dei lavoratori e sulla sanità pubblica e dare tutto, ospedali e RSA compresi, in mano ai privati.
Massimo d’Alema - Il secondo, chiamato anche leader Maximo, che lo preferiva a quello che alcuni detrattori gli avevano affibbiato di ’’volpe del Tavoliere’’ specie dopo aver incassato anche lui spettacolari tracolli elettorali. Aveva giurato di trovarsi male nell’angusto pollaio politico italiano, preferendo gettarsi nell’agone della grande politica europea, come il suo amato Blair e inoltre, come consigliori della famiglia Clinton, la quale non poteva fare a meno dei suoi consigli, i risultati poi si sono visti. Dopo questi fallimentari eventi da alcuni mesi questa prèfica de noantri, dimenticando le definizioni che per anni aveva appioppato a chi politicamente non la pensava come lui, quali populisti, qualunquisti, antipolitici ecc., predica di accordi con questo e con quello e ovviamente cosa e come dovrebbero farli.
Ma veniamo al fatto di alcuni giorni fa. Nel fare il giro delle varie trasmissioni e redazioni di giornali per promuovere il suo ultimo libro ha detto che papa Giovanni Paolo II nel riceverlo in Vaticano gli disse: ’’Io nella vita ho sempre combattuto il comunismo, ma ora che è crollato chi aiuterà i poveri’’. Personalmente ho qualche dubbio che il papa polacco abbia detto quella frase, posso invece pensare che trovandosi davanti lui e conoscendo bene l’ambiente romano della sinistra, da Bertinotti, a Napolitano e Veltroni, abbia voluto dire che non c’erano più i comunisti, quelli che nei campi e nelle fabbriche difendevano i più poveri, cioè chi lavorava e difendeva la propria dignità del lavoro e non correva dietro i sogni di Blair, degli Zapatero, cioè di tutti i leader della sinistra internazionale che di volta in volta comparivano, se vincenti, nell’empireo dei nostri frequentatori delle terrazze romane.
Ci sarebbe da parlare della ’’manomissione’’ del Titolo V della Costituzione e della bicamerale. Chissà che queste due genialate non abbiano favorito la scomparsa dei comunisti e della loro tradizione italiana e chissà cosa potrebbe al proposito dire il papa se potesse parlare? Ma non può. Comunque il nostro leader anni dopo fu ospitato da un altro papa non certo progressista, Benedetto XVI, che lo fece viceconte e nobiluomo del Vaticano. Non c’è che dire sono soddisfazioni. Certo che se la classe operaia e il partito che prima di lui fu rappresentato da Togliatti, Longo e Berlinguer, come da slogan anni 70, potessero parlare!
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