Quisquilie&Pinzellacchere. Nr. 27. Travaglio, Freccero e la satira in Italia
Spero di poter presto creare un movimento politico che difenda la Befana e i suoi valori. Se qualcuno mi volesse dire che non è una cosa seria, risponderei di farsi un esame di coscienza e ricordarsi i partiti o i movimenti per cui ha votato negli ultimi venti anni...
Girodivite mi permetterà di scrivere un articolo che prende spunto da un ’’fondo’’ del Fatto Quotidiano a firma del direttore Marco Travaglio. Concordo, ovviamente, con le speranze riposte in Carlo Freccero che auspica il ritorno alla RAI degli ’’esodati’’ dai vari editti emanati dai padroni politici del servizio pubblico nei periodi del loro potere. Voglio comunque stigmatizzare che per ’’far fuori’’ personaggi e programmi non graditi non sono stati usati solo esclusioni violente ma anche i più sottili metodi quali la inamovibilità di vecchie cariatidi e la messa in onda di programmi, condotti da personaggi, facenti parte di consorterie e ’’gigli magici’’ che hanno contribuito all’abbassamento, fino ai limiti di guardia odierni, della qualità delle trasmissioni.
Fra qualche giorno comincerà una campagna martellante sulle qualità del Festival di Sanremo che, secondo i dirigenti, possiede valori musicali da far impallidire Woodstock ed Albano e Romina sono paragonabili ai Queen.
Mi auguro che Luttazzi, i Guzzanti e i molti altri che, per ragioni di sopravvivenza, si sono dovuti adattare ai tempi correnti tornino sia fisicamente ed anche, visto il clima nuovo, alla loro originaria ruvida lucidità, nei confronti di chi ci malgoverna. Quel nefasto periodo che passa come berlusconismo, ha però ha radici più profonde ed ha creato danni morali di notevole spessore e di difficile estirpabilità. Mi auguro che insieme a nuove trasmissioni ce ne sia una che segua le orme di quella del maestro Manzi che educhi alla satira e impedisca (D’Alema docet) che la stessa sia giusta quando viene fatta contro gli avversari ma deleteria se fatta su la loro persona.
Vorrei, sempre per rieducare i telespettatori, che si facessero alcune trasmissioni di satira e non, come giustamente viene fatto notare da Sabina Guzzanti, dei piccoli siparietti che servono per riempitivo e tenere svegli gli spettatori nei barbosi, ripetitivi, comizi in certe fluviali trasmissioni che debordano spesso in orari notturni e che, se si dovesse fare una inchiesta tra coloro che presenziano in studio ed applaudono insopportabilmente tutti qualsiasi cosa affermino, di fare un riassunto della trasmissione, ben difficilmente molti saprebbero farlo.
VIVA LA BEFANA - Avendo sempre avuto buoni rapporti con la Befana, ultimamente anche per l’età, essendo convinto che sia l’unica realtà credibile in questo mondo in cui tutto è riconducibile al vil denaro, cercherò di spiegare perché: la Befana usa abiti modesti, che sarebbero rifiutati anche dalla Caritas, ha deciso di adottare per i suoi spostamenti una scopa elettrica, dunque non inquinante.
La concorrenza invece è molto meno ecologica e credibile. Un signore, piuttosto sovrappeso, che venendo dai boschi e fino a metà del secolo scorso vestiva una giubba e dei pantaloni verdi ed un cappello bianco, colori adatti ai luoghi di provenienza, ha ceduto alla pubblicità di una nota ditta di bevande gassate, cambiando la mise in un colore rosso e cosa più grave usa per gli spostamenti poveri animali a cui, durante i tragitti, sono vietati i bisogni corporali, che per la nota legge newtoniana, potrebbero cadere sulla testa di cittadini, con effetti più gravi di quelli attualmente espulsi dai piccioni.
Gli animali in questione fanno turni di lavoro massacranti, simili ai raccoglitori di pomodori in Campania. Che dire poi dell’altra barbarie dell’albero di Natale, con milioni di abeti sacrificati solo perché nelle case diano, essiccandosi, l’impressione che regni ancora il consumismo sfrenato di questi anni. La cosa dura solo pochi giorni lasciando i problemi del disboscamento e dello smaltimento. Spero di poter presto creare un movimento politico che difenda la Befana e i suoi valori. Se qualcuno mi volesse dire che non è una cosa seria, risponderei di farsi un esame di coscienza e ricordarsi i partiti o i movimenti per cui ha votato negli ultimi venti anni e fare una comparazione.
IL MITICO AU - gli appelli alla pace e alla concordia, spesso a reti unificate, di questo periodo, mi hanno fatto tornare in mente un mitico personaggio elbano che spesso, dopo un giro delle osterie, usciva per le strade e ad alta voce declamava: ’’Volemose bene, che non costa niente!’’. Ora per esprimere lo stesso concetto abbiamo bisogno che a declamarlo siano alte personalità e il supporto di tv e giornali che ne amplifichino smisuratamente l’interpretazione e per giorni e giorni si dibatta sulle virgole e sul sottinteso. Credo che Au sia stato un maestro di chiarezza e concisione da seguire. Le declamazioni del nostro, si racconta, che non furono gradite da un commissario di polizia che brigò per farlo internare. Altri tempi!
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