Quisquilie&Pinzellacchere. N. 102 - 1978: il delitto Moro. Chi ci ha fatto carriera. Pertini ultimo vero presidente.
Avendo la osservato coscienziosamente il blocco casalingo, scusate l’italiano, imposto dal Covid-19 ho avuto il tempo di rileggere alcuni libri ’’pesanti’’ non solo per il numero di pagine, posso testimoniare che la loro rilettura è cosa assai diversa da quella fatta anni fa. Il testo, ovviamente, è sempre lo stesso ma il significato del libro, ma per gli avvenimenti accaduti nel periodo successivo ne consigliano la rilettura per vedere chi, in questo periodo, ha fatto carriera e chi ha pagato con la vita la sua onestà.
Il libro ’’Patria - 1978-2008’’ di Enrico Deaglio, 930 pagine, indici compresi, 22 euro il costo, edizioni, edizioni ’’Il Saggiatore’’altro non fa che partire dal rapimento e delitto Moro sostenendo, a ragione, che da quel fatto è partita un’altra storia dell’Italia che ci ha accompagnati, spesso con gli stessi uomini e gli stessi partiti, però profondamente profondamente cambiati, in peggio.
IL DELITTO MORO - Il rapimento dell’on. Moro cominciò con la strage dei 5 uomini della scorta che erano su due auto normali, non blindate. I loro nomi: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino. Giulio Rivera, Francesco Zizzi. Li ricordo perché, durante la trattativa per la liberazione di Moro, furono quasi dimenticati, come spesso accadeva ed accade tuttora. Nei 55 giorni che seguirono, rileggendo i fatti che giornalmente venivano dati pasto ai lettori e ai telespettatori, sono accadute cose tragiche che vanno dall’aver commentato seriamente le imbecillità scritte nei comunicati dalle BR, al prendere sul serio le sedute spiritiche nel modenese, con un giovane ed allora semisconosciuto profesor Prodi, il quale insieme ad altri tre professori universitari, facevano muovere un bicchierino su una tavola che indicava la prigione di Moro. Sull’abbigliamento dei presenti non si sa se vestivano sobriamente come il mago Otelma di certo ne usavano il metodo. Alcuni di loro successivamente ci hanno fatto carriera politica anche a livello europeo.
Venivano presi sul serio i falsi comunicati della banda della Magliana, dagli stessi che prendevano sul serio quelli di brigatisti. La banda però aveva di mandanti non tanto occulti, come dopo anni fu appurato, che partivano dalla finanza internazionale, ai servizi segreti di diversi paesi e l’immancabile Vaticano. La commissione che doveva studiare il modo di liberare l’ostaggio, formata al ministro dell’Interno Cossiga, era più un raduno fascio-massonico (Gladio e P2), con l’aggiunta di alcuni spioni della CIA. Gli interessi prevalenti di questa ed altre congreghe erano di tirare in lungo la trattativa così da far apparire l’on. Moro come uno che avrebbe scritto qualsiasi cosa pur di salvarsi la pelle e dunque inaffidabile e non farlo uscire vivo dalla prigionia. E così è stato.
Ma due personaggi hanno fatto una folgorante carriera ed hanno preso il ’’posto’’, Presidente della Repubblica, che sembrava destinato ad Aldo Moro. Il primo è stato Francesco Cossiga, che fu ministro dell’Interno durante il sequestro e che si dimise giorni dopo l’omicidio, per poi ritornare, come da italico vizio, subito dopo come presidente del Consiglio, presidente del Senato e, per finire, presidente della Repubblica. Tutti ricordano gli ultimi due anni della sua presidenza, le sue ’’sparate’’ e le sue dichiarazioni di essere dirigente della allora viva Gladio, associazione anticomunista finanziata dagli USA e della pretesa di essere, come presidente della Repubblica, anche capo supremo delle forze armate e poter dichiarare guerra a chiunque. Basti ricordare che si fregiava del titolo di comandante di vascello non avendo fatto nemmeno per un giorno il militare, era anche un ammiratore dei servizi segreti e dei corpi speciali della Marina.
L’altro è stato Giorgio Napolitano il quale, dopo il delitto dello statista dc, ha proseguito la carriera politica come presidente della Camera, ministro dell’interno e successivamente, presidente della Repubblica per un mandato e mezzo, con un totale di 9 anni. Al momento del rapimento Moro si trovava negli USA come primo alto dirigente comunista italiano. Il viaggio di una quindicina di giorni aveva avuto una lunga gestazione, ma quello che mi ha meravigliato sono state le dichiarazioni che nega, in pieno rapimento Moro, di non aver ricevuto domande circa sul fatto dagli studenti e dai giornalisti americani.
La trovo una cosa strana, tanto più che il rapimento viene esso in relazione al ’’compromesso storico’’, cioè governo della DC con astensione del PCI. Nei mesi e negli anni seguenti il nostro bipresidente non ha mai brillato con dichiarazioni sulla questione. Cosa che invece fu fatta da quello che io considero l’ultimo grande presidente italiano Sandro Pertini che fu eletto circa un mese dopo l’uccisione di Moro e che per prima cosa e in maniera anonima si recò sulla tomba dello statista democristiano ed ebbe a dichiarare che lui occupava il posto che sarebbe toccato a Moro se non fosse stato assassinato dalle BR. Pertini sentì il bisogno di fare un simile pellegrinaggio anche è risaputo che lui era per quella che fu chiamata la ’’linea della fermezza’’, dichiarando anche che se una cosa simile fosse successa a lui lo Stato non doveva trattare e preconizzando che, una volta presi i brigatisti dopo qualche anno di galera si sarebbero ’’pentiti’’ come alcuni mafiosi. Sandro ci manchi tanto.
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