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Questione Iran: macabra farsa

Stiamo assistendo a un’ignobile, spettacolare e macabra farsa che grida vendetta dai corpi straziati delle vittime.

di Evaristo Lodi - mercoledì 2 luglio 2025 - 597 letture

Ho ancora nella mente le immagini affascinanti che rendevano estremamente potenti e pericolosi i regimi dittatoriali europei del secolo scorso. E poi il forte contrasto con il delirio osceno e orribile dei milioni di corpi devastati da quel fascino subdolo, generato dalla ferocia dei medesimi regimi.

Nulla a che vedere con ciò che sta accadendo oggi e continuo a pensare che tacciare oggi di follia, di fascismo o nazismo chicchessia sia puerile, anacronistico e antistorico.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla fine degli anni Settanta, a più di quarantacinque anni fa. In Italia ci eravamo appena ripresi dal feroce attacco allo Stato delle brigate rosse, senza nemmeno immaginare quelle che sarebbero state le oscene stragi di civili, ancora impunite e, per lo più, coperte dal segreto di Stato: stazione di Bologna e volo Itavia, precipitato su Ustica.

Però qualcuno si ricorderà le manifestazioni oceaniche delle folle a Teheran nel 1979 che riuscirono a far scappare lo Shah Reza Pahlavi e a far tornare, con un trionfo senza precedenti, la guida suprema, l’Imam Ruhollah Khomeini. Oggi il figlio dello Shah [1] fa proclami, rilascia interviste televisive proprio per non precludersi nulla nel prossimo futuro.

La propaganda vorrebbe farci credere che più di novanta milioni di iraniani sono espressione di un regime sanguinario che deve essere abbattuto. Al contrario quel popolo ha alle spalle una storia millenaria e una grandezza che sono da far risalire a prima dell’arrivo degli ebrei in Palestina. Ma se anche il popolo eletto fosse giunto per primo nella terra promessa, non è significativo del fatto che gli ebrei subirono alcune sconfitte e deportazioni molto dolorose e umilianti. Solo Alessandro Magno riuscirà a sconfiggere, anche se per un breve periodo, il possente impero persiano.

Ma torniamo a tempi più vicini a noi: è un fatto che la nascita della Repubblica Islamica sia da attribuire a manifestazioni oceaniche ma pur sempre pacifiche. Se ben ricordo, non si sparò un solo colpo per cacciare lo Shah e sembrò che quel nuovo stato nascente fosse la speranza per un futuro migliore, privo di regimi ferocemente autocratici. Una manna per la popolazione iraniana che accusava la dinastia dei Pahlavi di aver affamato un popolo dalle millenarie e fiere origini che, mentre a Roma si pascolavano ancora le pecore, aveva influenzato e conquistato tutto l’Oriente.

Nella sua storia l’Iran non ha mai assaporato la democrazia o meglio, se vogliamo considerare la parola repubblica, sta assaporando questi valori solo da poco più di quarantacique anni. C’era stato solo un breve episodio in precedenza, quando la monarchia, fra alti e bassi, aveva aperto alle libere elezioni e, proprio per questo, era stato eletto Mohammad Mossadeq [2]. Aveva il difetto di essere nazionalista e di aver osato estromettere gli inglesi dallo sfruttamento delle risorse energetiche. Dopo un colpo di stato militare (1953, regime change), fortemente appoggiato dagli americani che si apprestavano a sostituire gli inglesi dovunque, fu arrestato e, dopo anni di detenzione, finì agli arresti domiciliari per il resto della sua vita.

Gli americani non furono molto contenti della nascita della Repubblica Islamica: gli interessi energetici nella regione erano troppo ingenti per essere magnanimi. L’ostilità verso il regime degli Ayatollah sciiti crebbe ed esplose quando un gruppo di studenti rivoluzionari occuparono l’ambasciata americana a Teheran e presero in ostaggio 52 diplomatici. Il popolo di lingua farsi iniziò a bollare gli USA come il grande satana. Forse fu il primo grande errore di prospettiva dei persiani. L’allora presidente Jimmy Carter (che aveva mediato per una politica pacifista in Medio Oriente) organizzò un’operazione di salvataggio, con dispiegamento di elicotteri, che si rivelò un colossale e spettacolare fiasco militare che incrinò l’orgoglio della superpotenza mondiale [3]. Il tentativo di regime change rimase comunque incasellato in un futuro non ben definito.

Questa crisi è concomitante con l’avvicendamento dei presidenti americani: da Jimmy Carter al simpatico funambolo Ronald Reagan che, al contrario del predecessore, vivrà un periodo decisamente positivo. Infatti porterà i suoi successori, appartenenti alla schiatta dei Bush e visto il crollo dell’Unione Sovietica, a iniziare un delirio di onnipotenza e a ritenere il loro paese unico detentore dei valori democratici sulla faccia della terra. Iniziarono così i proclami dell’esportazione della democrazia con le armi e, per i politici più beceri e ignoranti, la crociata basata sullo scontro di civiltà.

Quel simpatico ex attore e sindacalista mascherò, dietro al proprio sorriso affascinante, la volontà di supremazia degli Stati Uniti appoggiando e finanziando un altro simpatico e baffuto dittatore mediorientale: Saddam Hussein. Non ingannino i baffi, questo simpatico dittatore non aveva niente a che vedere con l’Unione Sovietica ma era fortemente attratto dai dollari che quando, dopo la guerra con l’Iran (che in otto anni portò a più di un milione di morti), gli vennero negati, si rivoltò come una salamandra nei confronti dei propri finanziatori. Gli inglesi decisero che era venuto il momento di impossessarsi delle risorse energetiche irachene e per questo profusero prove e provette del possesso di armi di distruzione di massa che detenevano quei cani sunniti che non erano riusciti a sconfiggere gli orchi sciiti [4]. Dopo le due guerre cosiddette del Golfo, Saddam verrà impiccato.

Da notare la successione cronologica [5]. Poi il 9 novembre 1989 crolla il muro di Berlino e inizia la dissoluzione dell’Unione Sovietica. A Praga il 1 luglio 1991 finisce il Patto di Varsavia (patto strategico militare per la protezione degli alleati dell’Unione Sovietica) ma la NATO resiste fino ai giorni nostri. Oggi sembra essere più forte che mai e infatti ora i membri dell’alleanza strategico militare dei paesi collegati agli Stati Uniti sono obbligati, chi più chi meno, a incrementare le spese militari. Oggi il riferimento all’antica Roma («Si vis pacem, para bellum») risulta quantomeno curioso e singolare: sia che la frase sia attribuita a Platone o all’epoca imperiale di Roma, appartiene pur sempre ad un’epoca troppo lontana dalla nostra. Se poi invertiamo le parole che si riferiscono alla pace e alla guerra, allora si capisce meglio l’istrionica politica estera di Donald Trump [6].

Ma poi è arrivato il MAGAT o MIGAT (lasciatemi la celia della “T” che sta per Trump) che dal suo cappellino scarlatto è riuscito a estrarre di tutto: dagli infallibili e spettacolari b2, alle riviere esclusive che sorgeranno sulle macerie di Gaza, alle bombe nucleari, false o reali che siano, per tacer dei dazi di cui ormai nessuno ricorda più nulla (solo qualche sparuto politico europeo continua a stracciarsi le vesti) e di cui non v’è quasi più traccia.

Da qualche mese stiamo assistendo a una macabra farsa e non sono mancati i bombardamenti annunciati da una parte e dall’altra, in modo da evacuare in tempo le persone presenti. Ma avete mai visto una guerra annunciata che avverte di spostarsi? E poi vincono sempre tutti i contendenti che è come assistere a una qualsiasi tornata elettorale italiana.

Per fortuna, sembra che il mago dal ciuffo giallo stia riuscendo, almeno in parte, a pacificare qualche conflitto.

È una danza macabra che compie ma, se dovesse riuscire su più fronti, non escludo di vederlo sul palco svedese ad accettare il massimo premio internazionale per la pace.

Che Dio non voglia.

Stiamo assistendo a un’ignobile, spettacolare e macabra farsa che grida vendetta dai corpi straziati delle vittime.

[1] Nota bene: il suo nome per esteso riporta anche il ricordo di un suo lontanissimo avo: Ciro. Mentre il padre, scappato negli Stati Uniti, riportava il nome di Mohammad, tanto per non dimenticare la storia politica e religiosa dell’Iran.

[2] Vedi: Treccani.

[3] Esiste anche un film: Argo. Premiato anche con tre premi oscar, non sembra essere un capolavoro di cronaca ma piuttosto strizza l’occhio alla fantascienza, come a dire che stiamo rischiando la fine del mondo.

[4] Vedi: Wikipedia.

[5] Febbraio 1979 rivoluzione pacifica in Iran; la crisi degli ostaggi inizia il 4 novembre e finisce 20 gennaio 1980; iniziano le sanzioni economiche e militari stabilite dagli Stati Uniti che chiede anche l’appoggio in ambito O.N.U.; da settembre 1980 ad agosto 1988 la guerra Iraq – Iran; mandati presidenziali di Reagan da gennaio 1981 a gennaio 1989; 3 giugno 1989 muore l’Imam Ruhollah Khomeini e il giorno successivo gli succede la guida suprema, ancora in carica, Ali Khamenei.

[6] In Italia c’è ancora chi parla di due popoli e due stati e chi vuole impedire che i cattivi iraniani possano realizzare la bomba atomica. Sembrano dei vecchi maghi, stile Merlino, che posseggono delle carte segrete, anche se si sa bene che non esistono. Comunque questi politici fanno parte di una setta che adora la magia antica.


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