Questa canzone è dedicata a me. Parola di Pattie Boyd!

Nata nel Somerset il 17 Marzo 1944 e figlia di un militare di carriera della Royal Air Force, visse cinque anni in Kenya
Patricia Anne Boyd, meglio nota semplicemente come Pattie Boyd, fu una delle donne più invidiate, ambite e chiacchierate del Regno Unito negli anni ’60, ’70 e ’80. Nata nel Somerset il 17 Marzo 1944 e figlia di un militare di carriera della Royal Air Force, visse cinque anni in Kenya per poi tornare a Londra con la madre dopo il divorzio dei suoi genitori.
Modella (lavorò per Elizabeth Arden e Mary Quant), fotografa e wag ante-litteram fu fidanzata prima e moglie poi di George Harrison. Le cronache rosa dell’epoca (oggi si chiamerebbero gossip) riportarono che Harrison chiese a Pattie di sposarla fin dal primo appuntamento, avvenuto nel 1964 durante le riprese del film “A Hard Days Night”. Il matrimonio tra i due non tardò e avvenne due anni dopo. Almeno tre famosissime canzoni dei Beatles, scritte da Harrison, sono state dedicate a lei: “Something” contenuta nell’album Abbey Road, il singolo “For You Blue” e “I Need You” (presente in Help).
Musa ispiratrice di Harrison e, pare, anche di tutta la macchina operativa che nella “Swinging London” di quegli anni decise di lanciare la
minigonna e un certo modo di vestire proiettando nel mondo della moda la più giovane modella Twiggy, ispirandosi appunto alla grazia di Pattie. Il matrimonio con Harrison naufragò sia a causa dell’ossessione del beatle verso la religione indiana che lo catturò
totalmente sia per le continue scappatelle di lui a cui seguirono quelle di lei (anche con John Lennon, quoque tu….). Tanti in quegli anni persero la testa per Pattie, specie negli ambienti musicali, Mick Jagger in primis, ma anche tale Eric Clapton.
Clapton era molto amico della coppia Harrison-Boyd, frequentava la loro casa ed era in ottimi rapporti anche con la sorella di lei, Paula. Come lo stesso Eric testimonia nel film-documentario “George Harrison: Living in the material world”, egli quando capì che il matrimonio tra i due non aveva più possibilità di salvezza, si fece avanti direttamente con Harrison, quasi a volergli chiedere il permesso, come si faceva un tempo quando il pretendente chiedeva la mano della sposa direttamente al padre di lei. Gli disse chiaramente che era pazzo di lei e ottenne – quando si è amici davvero…- il placet a frequentarla alla luce del sole.
Clapton, che già le aveva dedicato la celeberrima “Layla”, oltre che “Bell Bottom Blues”, contenute nel medesimo LP, più avanti trovò, ispirandosi a lei, la verve artistica nel comporre l’altrettanto famosa “Wonderful Tonight”. Anche con Eric, che aveva poi sposato, il matrimonio naufragò più o meno in corrispondenza dell’ingresso nella vita del blues-man dell’italiana Lory Del Santo e della successiva nascita di un loro figlio, Conor, morto tragicamente ancora piccolo.
Attualmente Pattie, svolge l’attività di fotografa ed allestisce mostre in tutto il mondo (Dublino, Sydney, San Francisco etc..) ove espone i suoi scatti. Ha scritto una sua biografia (pubblicata nel 2007 e mai tradotta in italiano) dal titolo “Wonderful Tonight: George Harrison, Eric Clapton and Me” (nella versione americana), “Wonderful Today: the autobiography” (nella versione inglese) prendendo spunto dal titolo di una delle più belle canzoni d’amore mai scritte (dedicata a lei da Eric Clapton) e nel cui libro ripercorre gli indimenticabili anni ’60 e ’70, la vita con Harrison e coi Beatles in giro per il mondo, le esperienze indiane e poi gli anni con slow-hand Eric Clapton.
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