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Quei reality che ammazzano la realtà

La peggiore stagioni dei reality ci allontana sempre di più dalla realtà, impoverendo la tv fino a farla diventare poco più che una costosa abat-jour

di Ugo Giansiracusa - mercoledì 4 ottobre 2006 - 3457 letture

Chissà cosa direbbe il buon vecchio Zavattini se fosse vivo e passasse i suoi pomeriggi e serate a guardare la tv. Sicuramente se fosse vivo farebbe tutto tranne che passare i pomeriggi e le serate a guardare la tv… ma ammettendo che lo facesse almeno una volta a settimana… cosa direbbe?

Forse proporrebbe un reality dentro una fabbrica. Telecamere piazzate ad ogni angolo a testimoniare la vita, quella vera. La realtà, quella vera, di gente a cui suda anche l’anima per riuscire a guadagnare quel tanto che basta per arrivare a fine mese. Oppure proporrebbe telecamere in un call center 24 ore su 24. Ragazzi e ragazze, uomini e donne che rispondo in continuazione alle più diverse necessità degli italiani. Sarebbe un modo particolare per osservare la nuova realtà della nostra società. Basterebbe un mese per vedere gente a fine contratto prendere le sue poche cose dalla scrivania e lasciare il posto a qualche neo assunto… che da lì a tre mesi farà la stessa fine. Diciamocelo, ormai anche noi come il tonno in scatola, abbiamo la nostra data di scadenza. Chi volete eliminare? La signorina Laura, 25 anni, in attesa di un bimbo, senza diritto alla maternità o il signor Giacomo, 46 anni, senza alcuna possibilità di avere mai una pensione, grazie ai nuovi contratti a tempo determinato?

Ma Zavattini non c’è più e nessuno è riuscito a prendere il suo posto. E il silenzio è assordante.

Un silenzio riempito dalle immagini dei 4 reality che imperversano sulle nostre televisioni. In ordine alfabetico: Circus, L’isola dei famosi, La pupa e il secchione, Wild west.

L’altro giorno, anzi, l’altra notte, avevo la tv accesa su La pupa e il secchione. Una ragazza beveva una tisana. 10 minuti a girare il cucchiaino e poi sorbire la bevanda. Telecamera fissa, nessun audio se non il rumore del cucchiaino che strusciava sulla tazzina. Neanche il più spericolato Antonioni dei tempi dell’incomunicabilità o il più realistico De Oliveira avrebbero osato mai tanto. 10 minuti di una ragazza che beve una tisana. E io pago perché mi facciano vedere questo. Sì, pago… che sia direttamente attraverso il canone Rai o indirettamente pagando di più i prodotti che pubblicizzano nelle tv private, poco importa, io pago… per vedere questo.

Come direbbe qualcuno… e io paaaago. Pago per mandare 10 persone in un paradiso tropicale, mettendo nei guai la popolazione locale che non può più avvicinarsi a quell’isola per pescare. E chi se ne frega se soffriranno un po’ la fame… ci sono abituati, loro, le popolazioni indigene. Mica come i nostri famosi…

Pago per vedere i risultati che la società delle veline ha prodotto sulle menti di 8 ragazze… (a proposito, lo sapevate che vendono dei grembiuli per la scuola con la scritta “voglio fare la velina”?). Pago per vedere gente, diventata famosa in vecchio reality, andare in un nuovo reality perché altro, proprio, non sa fare… Pago perché di soldi, ne ho proprio da buttare, io, e siccome sono un cittadino modello, riciclo, mettendo la carta straccia nella televisione spazzatura… e il cerchio si chiude.

Al che mi viene un dubbio amletico… ma la Rai, insieme alla lettera del canone, non potrebbe mandare un questionario per sapere cosa vorrebbero vedere i telespettatori? Io scriverei “voglio vedere Report con la stessa frequenza con cui voi mandate, al momento, quei terribili reality”. Perché io (sarò scemo, lo ammetto) voglio vedere la realtà, quella vera. Perché vorrei sapere se sono l’unico che non riesce a trovare un lavoro decente, l’unico che non riesce ad andar via dalla casa dei suoi, l’unico che a 30 anni al pensiero di mettere su famiglia non sa se ridere o piangere.

Posso dirlo vero, che non me ne può fregare un cacchio dei problemi esistenziali della signorina duchessa di vattelappesca che non riesce a trovarsi, per differenza di classe, con i suoi compagni di avventura? Sì, lo posso dire, e lo dico. Non me ne frega un cacchio.

Io voglio sapere che sta succedendo in Iraq. Dopo che qualcuno mi abbia spiegato perché devo aspettare 6 mesi per una radiografia. Dopo che qualcuno mi abbia raccontato il motivo per cui i farmacisti cominciano solo adesso a fare sconti sui medicinali. Etc etc etc…

Vi aspettate delle risposte da me? Da noi, che scriviamo su questo giornale per pura passione della verità e dell’informazione? Mi farei volentieri una grossa risata… poi penso al mio “collega” denunciato per diffamazione per un articolo scritto su questo giornale e vi dico: scordatevelo. La verità si fa con le carte bollate e l’informazione… bhè… l’informazione… se la volete vi tocca uscire in strada e guardarvi intorno. Noi non abbiamo più il diritto di fare affermazioni… possiamo solo fare domande, forse (?).

P.s. Detto fra noi, i reality non li sta neanche guardando più nessuno e sono in crisi nera. Li spostano da un giorno all’altro, dalla prima alla seconda serata, cercando la sistemazione giusta per accaparrarsi quel mezzo punto in più di share per far felici gli inserzionisti. Ma voi e io sappiamo bene qual è l’unico posto in cui dovrebbero spostarli, vero?


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