Quando una comunità ritrova la memoria

Populu di Lintini, sintiti, sintiti : Viaggio tra ricordi e racconti di vecchi artigiani e antichi mestieri / Alfio Caruso e Noemi Pericone. - Lentini : 2021. - 346 p., [8] : ril. ; 31 cm. - ISBN 979-12-200-8787-2
Il libro di Alfio Caruso e Noemi Pericone è molto bello. Frutto di un grande amore per la propria città - Lentini -, riesce a raccogliere attraverso una documentazione accurata, tra l’etnologico l’antropologico e la storia documentaria di primo livello - quella che accumula materiali attraverso interviste a testimoni viventi -, la verifica attraverso fonti archivistiche e documentarie, una storia del luogo - storia “locale” che diventa vera e propria ricostruzione collettiva, corale, di una intera civiltà. Negli anni Sessanta del secolo scorso una grande frattura si è compiuta non solo nella storia materiale e tra generazioni. Un intero mondo è stato mandato in pensione a favore di una modernizzazione forzata. Non necessariamente tutto quello che c’era prima era buono, né tutto quello che è venuto è stato buono - oggi lo sappiamo meglio. Certamente non è solo cambiato “qualcosa”, ma davvero si è passati da un’era all’altra. Quello che alcuni hanno paventato subito - si pensi a Pasolini - si è compiuto. Sono cambiate le cose - si pensi all’avvento delle plastiche -, sono cambiate le persone. Sono cambiati i punti di riferimento. Questo libro compie un’azione di salvataggio salutare - a nostro avviso -, il ripristino di un equilibrio. Riguardare la realtà e la storia del luogo, recuperandone i segni, significa tornare a ri-collegarsi, tornare a parlare, a dare voce, a ripristinare quelle “radici” che abbiamo voluto troppo baldanzosamente e ottusamente resecare. Non è un’azione regressiva. Non è un dire a tutti i costi che “prima si stava meglio”. È un’azione di dignità e di recupero culturale, di ricostruzione e ricostituzione di una memoria collettiva, la memoria di una comunità.
- Populu di Lintini - copertina del libro di Caruso e Pericone
Attraverso gli splendidi capitoli e le immagini, le ricerche storiche di questo libro, il recupero delle memorie familiari e individuali, una comunità cura le proprie ferite. Si riconcilia con se stessa. Si ritrova. Ammette la malattia e nello stesso tempo nel tornare ad avere coscienza di essere comunità prova una strada per una forma di consapevole guarigione.
C’è stato un momento in cui tutte le comunità, i luoghi, sono stati spossessati dalla propria storia. Il proprio passato - contadino, legato alle cose, non solo alla terra ma agli animali e ai cicli naturali - era qualcosa che andava rimosso perché solo la modernità contava: gli spot televisivi e i modelli culturali totalizzanti. La modernità ha esaurito la sua spinta propulsiva, sembra che per gran parte delle periferie non ci sia più posto per la modernità globalizzata. Il mondo-periferia può ritrovare, nel proprio raccoglimento, tornando a raccogliersi, facendo memoria, può forse provare a risacralizzarsi.
Il libro di Caruso e Pericone si snoda attraverso concretissimi capitoli: la Fornaia, la Sensale di matrimoni, il Vasaio, il Calzolaio, il Barbiere, il falegname, il Fabbro, il Carraio, il Carrettiere, il Fondacaro, il Cocchiere e l’autista delle corriere, il Mugnaio, la lavorazione del grano, gli addetti alla filiera del ghiaccio (a Lentini c’era “A Machina o ghiucciu”), i mestieri e le attività legate al Biviere (cacciatori e pescatori, ma anche gli addetti alla raccolta e utilizzo delle canne), il Cordaio, ecc_ ecc_. Ognuno di noi, attraverso i vari capitoli, può ritrovare schegge della propria storia famigliare, ritrovare luoghi e rimemorarsi. Personalmente ho trovato davvero belli i capitoli dedicati ai mulini e ai mugnai, ad esempio, dato che la mia famiglia era legata a quel mondo. Ogni capitolo agile e ben documentato richiederebbe in realtà trattazioni e ricerche specifiche: cosa che l’Università in tutti questi decenni è stata ben lontana da fare, in altre faccende affaccendata. Riemerge l’umanità delle famiglie, le storie individuali, le passioni e le attitudini delle persone che attraverso il fare, il “mestiere”, la manipolazione di oggetti e la costruzione di un sapere materiale, conquistano una funzione all’interno della comunità - e si innestano in una storia che non è più solo individuale o casuale, ma è generazionale e famigliare.
Un libro che dovrebbe essere letto da ciascuno dei lentinesi e non solo. E costituire punto di partenza magari di un nuovo ciclo di riflessione e di rimemorazione.
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