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Quando la Germania seppellisce un sogno

Alcuni decenni fa, quando non vedevo l’ora di diventare adulto, sentivo sempre dire della Germania che non avrebbe più combattuto guerre... Un articolo di Bobby Langer.

di Redazione - mercoledì 18 gennaio 2023 - 2615 letture

È arrivato il momento di seppellire un sogno. Perché prima di scendere nella fossa, muoiono i sogni.

Alcuni decenni fa, quando non vedevo l’ora di diventare adulto, sentivo sempre dire della Germania che non avrebbe più combattuto guerre. I tedeschi, a quanto sembrava, dalle due guerre avevano imparato la lezione; nella prima erano entrati con ardore, nella seconda con la dolorosa ma ferrea convinzione che morire per la patria era ancora meraviglioso e onorevole. Ma ancora prima di Stalingrado, la convinzione si era trasformata da ferrea ad arrugginita e infine sgretolata completamente, e ancora di più durante la prigionia, dalla quale molti non fecero ritorno.

Un popolo che dalla propria storia nazionale aveva imparato la lezione per ben due volte. Un sogno. Sembrava tutto a posto. I cattivi vennero processati a Norimberga, alcuni impiccati, la maggior parte fu lasciata andare, mentre i buoni facevano i buoni. Sembrava tutto così semplice. Nella Costituzione venne inserito l’articolo 26, comma 1, secondo il quale la nazione tedesca non avrebbe mai più fatto scoppiare nessuna guerra, come Willy Brandt ebbe a dire in seguito. La coscienza era ripulita e il miracolo economico ebbe inizio. Quest’ultimo comprendeva anche la produzione di armi lucide e scintillanti, vendute senza nessun pudore, e vendute anche di recente come panini freschi. É stato allora che il sogno ha iniziato a mostrare le sue prime, inesorabili, incrinature.

La gente viveva nel benessere, faceva figli, comprava auto, frigoriferi e televisori, viaggiava fino all’Adriatico, volava a Maiorca o in Florida, un vero popolo di viaggiatori. Intanto, le vendite di prodotti tedeschi crescevano e la Germania diventava leader nelle esportazioni e al più tardi dopo il 1989 il benessere per tutto il mondo sembrava solo una questione di tempo. Il futuro della nazione tedesca appariva roseo, con la guerra e la miseria confinate lontano, in posti dove nessuno andava in vacanza. Se qualcuno avesse minacciato i tedeschi, gli americani avrebbero dimostrato chi è il più forte, togliendoci dai guai. Il ministro Franz Josef Strauß aveva fatto accordi con i dittatori, ma questo dava fastidio solo a pochi nostalgici. Certo, la Germania forniva carri armati e cannoni, ma questo non aveva niente a che fare con la guerra, si trattava di benessere economico.

Per compiacere il Grande Fratello, la Germania ha usato sottigliezze linguistiche. La partecipazione a una guerra di aggressione era considerato qualcosa di diverso da una guerra iniziata sul suolo tedesco. Quanto è sottile l’argomentazione di una procuratrice della Repubblica, secondo la quale è punibile la “preparazione ad una guerra di aggressione”, ma non “la guerra di aggressione stessa”. Qui la maestria del pensiero tedesco si rivela in tutta la sua perfezione. Tutto questo era una questione marginale, lontana dalla frenesia del consumismo, alla quale tutti partecipavano con continuo divertimento. I tedeschi ritenevano di non avere nulla a che fare con la guerra, la conoscevano solo dalla televisione, e tutto sembrava ancora a posto, anche se il sogno si stava sbiadendo.

Avevo sognato che l’intera nazione tedesca si sarebbe ribellata se qualcuno avesse di nuovo proposto una guerra e tutto ciò che riguarda la sua preparazione e realizzazione. Che l’avremmo richiamato all’ordine, questo smemorato della storia, rimosso dall’incarico, messo dietro le sbarre o comunque denunciato, e in nessun caso eletto o addirittura rieletto. Che avremmo fatto sentire forte la nostra voce e una volta per tutte, per sempre, ripudiato la guerra. Che avremmo dato voce alla pace con la nostra ragione illuminata, che il coro diplomatico di tutte le ambasciate tedesche del mondo avrebbe invocato la pace e nient’altro che la pace, adoperandosi per essa, venendo allo stesso tempo deriso e rispettato per la sua inaudita audacia. Sì, questo era il mio sogno, che si è trasformato in illusione. L’ultimo giorno del 2022 mi sono svegliato, l’ho avvolto in un sacchetto di plastica e impacchettato, perché non si rovini definitivamente. Era diventato così minuscolo che l’ho messo in una scatolina di metallo rimasta dal Natale.

Dietro alla casa, accanto all’albero di mele, in quel tiepido giorno di dicembre ho scavato una buca e ho sotterrato il mio sogno, accanto a una colomba morta, in attesa di tempi migliori.


Traduzione dal tedesco di Barbara Segato. Revisione di Thomas Schmid. Questo articolo di Bobby Langer è stato diffuso dal circuito Pressenza.



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