Quaderno 9 - Enrico Peyretti, Difesa senza guerra
"Gli storicisti debbono riconoscere che sul piano storico non e’ vero che il nonviolento perde sempre e il violento vince sempre, se e’ vero che i partigiani giudei antiromani furono sopraffatti e venivano crocifissi, e solo si vendico’ magnificamente su Cesare uno di questi crocifissi che era per la nonviolenza..."
Corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte, anno scolastico 2004-2005
Materiali per la riflessione. 9
ENRICO PEYRETTI DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
Testo estratto da "La nonviolenza è in cammino" nn. 791-792
Orte, 31 marzo 2005
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ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey@libero.it) per averci messo a disposizione il piu’ recente aggiornamento, del 14 novembre 2004, della sua fondamentale bibliografia ragionata sulle lotte nonarmate e nonviolente. Enrico Peyretti e’ uno dei principali collaboratori de "La nonviolenza e’ in cammino", ed uno dei maestri piu’ nitidi della cultura e dell’impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la’ del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall’albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e’ pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov’e’ la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Vr) 2005. vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu’ ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e’ nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario]
"Gli storicisti debbono riconoscere che sul piano storico non e’ vero che il nonviolento perde sempre e il violento vince sempre, se e’ vero che i partigiani giudei antiromani furono sopraffatti e venivano crocifissi, e solo si vendico’ magnificamente su Cesare uno di questi crocifissi che era per la nonviolenza, e anche Spartaco e i suoi non vinsero affatto; mentre Gandhi ha vinto senza toccare un capello ai soldati inglesi e alle loro famiglie nell’India, e William Penn, quando si presento’ con i suoi amici quaccheri ai pellirosse, e senza alcuna arma, i capi gettarono via le proprie armi, e sorse uno stato di pace, a differenza di tutti gli altri dell’America del Nord. Esistono vittorie senza violenza" (Aldo Capitini, La nonviolenza oggi, Milano, Edizioni di Comunita’ 1962, ora in Aldo Capitini, Le ragioni della nonviolenza, Antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Pisa, Edizioni ETS, 2004, p. 136)
"Esiste una storia della nonviolenza, che e’ anche la storia delle lotte contro la violenza degli ’uomini irragionevoli’. E’ sorprendente che questa storia non abbia maggiormente attirato l’attenzione degli uomini ’ragionevoli’ che raccomandano e giustificano la violenza" (Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Pisa, Edizioni Plus, 2004, p. 297)
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Questa bibliografia (comprendente fino ad ora circa 120 libri, opuscoli, articoli, circa 80 nella prima parte e oltre 40 nella seconda) non e’ una bibliografia generale sul pacifismo e sulla nonviolenza, ma soltanto sui casi storici che ho potuto reperire di difesa di diritti umani e di diritti dei popoli, e di liberazione da tirannie, senza uso della violenza armata. Questa raccolta e’ sempre in corso di completamento e aggiornamento. E’ nata come appendice ad una mia relazione Possibilita’ del pacifismo nonviolento, tenuta al Centro Studi Piero Gobetti, di Torino, il 21 gennaio 1994. Una redazione aggiornata alla primavera 1995 e’ comparsa, insieme a quella relazione, su "Testimonianze" n. 376, giugno-luglio 1995, pp. 7-26. Un aggiornamento al marzo 1996 e’ stato pubblicato in appendice alla mia lezione dell’aprile 1995, La Resistenza civile nelle ricerche storiche, in Fascismo-Resistenza-Letteratura, I Quaderni del Museo Nazionale del Risorgimento, n. 2, Torino 1997, pp. 61-87. Una breve presentazione delle principali opere indicate nella presente bibliografia e dei relativi casi storici e’ contenuta in un mio articolo dal titolo Nonviolenza pubblicato in "Effe", rivista delle librerie Feltrinelli, n. 9, estate 1998, pp. 35, 37, 39. La bibliografia, aggiornata a quella data, e’ pubblicata anche nell’Annuario della pace, Italia / Maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001, pp. 339-352, ed e’ comparsa piu’ di una volta nel quotidiano telematico "La nonviolenza e’ in cammino" (e-mail: nbawac@tin.it). Una selezione della bibliografia e’ pubblicata in Assessorato all’Istruzione, Regione Campania, Ponti di pace sul Mediterraneo, Agenda 2004, a cura di Giuliana Martirani, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2003. Una versione adattata e’ uscita in appendice al volume di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Edizioni Plus, Pisa 2004 (e-mail: info-plus@edizioniplus.it). Intera, e via via aggiornata, la bibliografia si puo’ trovare ora nei siti: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_2668.html http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti http://www.cssr-pas.org Questa bibliografia raccoglie elementi di quella storia delle lotte nonarmate e/o nonviolente, alternative alla violenza in conflitti politici acuti, alla cui scoperta un ramo della cultura di pace sta lavorando in questi anni. Dico nonarmate le lotte che fanno a meno delle armi per una ragione di fatto, per impossibilita’ o convenienza, e nonviolente le lotte che fanno questa scelta per una ragione di principio, pur potendo usare le armi. Anche le prime, comunque, dimostrano le possibilita’ e la relativa efficacia delle lotte condotte con l’arma semplice e potente della noncollaborazione popolare ad un potere ingiusto. Quest possibilita’ e’ dimostrata anche nei casi in cui giuste rivoluzioni nonviolente hanno avuto in seguito delle involuzioni per altri versi negative. La dominante ideologia della violenza ha di fatto ignorato queste forme di resistenza e di liberazione, facendole apparire impossibili. Per quanto possa essere difficile, quel che e’ fatto e’ possibile. Ma anche se non vi fosse alcuna esperienza efficace di lotta nonviolenta, sarebbe un dovere e una necessita’ inventare oggi questa lotta, per chi vuole affermare la giustizia senza contribuire all’ingiustizia. Oltre a singoli ricercatori, lavorano alla storia della pace istituzioni come quella diretta a Harvard da Gene Sharp (vedi sotto), come il Council on Peace Research in History, in Usa, lo European Working Group on Peace Research in History, lo Insituto de la Paz y los Conflictos de la Universidad de Granada, Espana. I "racconti di pace" presenti in tante culture sono punto d’appoggio per immaginare, volere, costruire la pace (cfr. Elise Boulding, Inventare futuri di pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998). Tutto questo lavoro dovra’ poter modificare la cultura della difesa ancora dominante, ristretta sull’esclusivo e riduttivo modello armista del monopolio militare. La prima parte di questa bibliografia indica le opere generali o riguardanti momenti storici diversi, la seconda le opere relative alla Resistenza al nazismo e al fascismo. L’ordine e’, per quanto possibile, quello di pubblicazione. Quasi tutti i lavori indicati si possono consultare presso la biblioteca (forse la piu’ ricca in Italia su pace, nonviolenza, ecologia) del Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis@arpnet.it, sito: www.arpnet.it/regis, ora anche www.cssr-pas.org. A questi indirizzi (o a quello del curatore: e.pey@libero.it) sara’ gradita ogni segnalazione che integri l’attuale aggiornamento. Ringrazio i molti ricercatori che in tante occasioni mi hanno indicato opere a cui non sarei arrivato da solo. Evidenzio con asterisco * i lavori che mi sembrano di primaria importanza.
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I. Opere generali o su casi diversi dalla Resistenza 1939-1945
* 1. Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, parte IV, Feltrinelli,
Milano 1967 (ripubblicato da Linea d’Ombra, Milano 1989). Riporta casi
storici da Roma antica repubblicana, al Sudafrica 1900-1910 e 1952,
all’India 1917-1947, alla Norvegia 1940-43. Altri casi storici significativi
Capitini elenca nel brano citato in epigrafe, tratto da La nonviolenza oggi,
Milano, Edizioni di Comunita’ 1962.
2. Thich Nhat Hahn - Cao Ngoc Phong, La lotta non-violenta del buddismo nel
Vietnam, Citta’ Nuova, Roma 1970.
* 3. Jean-Marie Muller, Il vangelo della nonviolenza, Prefazione di Matteo
Soccio, Lanterna, Genova 1977 (1969). L’Autore analizza la resistenza morale
francese all’occupazione nazista consistente nella noncooperazione col
nemico, come mirabilmente esemplificata da Vercors (pseudonimo di Jean
Bruller, 1902-1991) in Le silence de la mer (Ed. de Minuit, Paris 1942, ora
in Le Livre de Poche, n. 25, Albin Michel, 1951; traduzione italiana
Einaudi, Torino, numerose edizioni a partire dal 1945). Muller esamina poi
altri casi storici: gli insegnanti norvegesi sotto il governo filo-nazista
di Quisling, la resistenza danese all’occupazione nazista, gli avvenimenti
della Cecoslovacchia nell’agosto 1968, le lotte operaie con metodi
nonviolenti in vari momenti storici.
* 4. Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza (a cura di
Giuliano Pontara), Einaudi, Torino 1973 e seguenti; edizione economica
Einaudi 1996, col saggio introduttivo di Pontara su Il pensiero
etico-politico di Gandhi riveduto e rinnovato, nel quale l’Autore, a p.
CXXIX, elenca otto serie di esempi storici di lotte nonviolente nel ’900 in
ogni parte del mondo, gia’ registrati in altri punti di questa bibliografia.
Libro fondamentale, dal punto di vista storico utile soprattutto per il caso
indiano, ma anche per gli interventi di Gandhi sugli altri grandi conflitti.
5. AA. VV., Difesa popolare nonviolenta, atti del convegno di studio di
Verona, ottobre 1979, Lanterna, Genova 1980. Casi storici del ’900 -
Germania, Paesi scandinavi, Olanda, Cecoslovacchia, Algeria, India, Vietnam,
Iran - nelle relazioni di Soccio e Drago. Casi di lotte sociali,
antimilitariste, antinucleari in Italia nei lavori delle commissioni.
* 6. Theodor Ebert, La difesa popolare nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984 (originali 1967-1982). Analizza i seguenti casi: Berlino 1920,
Ruhr 1923, Danimarca 1940-45, Norvegia 1940-43, Finlandia 1948, Berlino
1953, Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia dal 1980.
7. Jacques Semelin, Per uscire dalla violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1985 (1983). Casi considerati: Kady (Urss) 1937, testimonianze di generali
nazisti nella II guerra mondiale, Norvegia 1942, Cecoslovacchia 1968, Italia
1974, Argentina 1977, Iran 1979, Polonia 1980, Irlanda 1916-1976 e 1981,
opposizione di Sacharov 1981.
* 8. Gene Sharp, Politica dell’azione nonviolenta, 3 volumi, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1985, 1986, 1996 (1973).
Nel vol. 1, Potere e lotta, cap. III, pp. 133-136, Sharp propone sette
spiegazioni del fatto per cui gli storici hanno trascurato ed ignorato
questo genere di lotte. Egli presenta la teoria del potere come consistente
essenzialmente nell’obbedienza dei sottomessi. Questa teoria ha illustri
precedenti, p. es. Etienne de la Boetie con Tirannia servitu’ volontaria,
pubblicato tra il 1546 e il 1550. Cio’ permette di vedere le possibilita’ di
controllo nonviolento del potere mediante la gestione del proprio consenso
da parte della societa’ consapevole.
Nel vol. 2, Le tecniche, Sharp elenca 198 tecniche osservate nella storia
di tutti i tempi e luoghi, per ognuna delle quali colleziona numerosi casi
storici; si tratta dunque di una raccolta, pur sommaria, di molte centinaia
di realta’ storiche di nonviolenza attiva in luogo della guerra. Da oltre 30
anni Sharp promuove questa ricerca nel Program on Nonviolent Sanctions in
Conflict and Defense at the Center for International Affairs, Harvard
University.
9. W. H. Conser, R. M. McCarthy, D. J. Toscano, G. Sharp, Resistance,
Politics, and the American Struggle for Independence, 1765-1775, Lynne
Rienner Publishers 1986, Boulder, Colorado, 580 pages.
10. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1987. Vi si
trovano riferimenti ad altre lotte oltre quelle condotte da Gandhi.
* 11. Johan Galtung, Palestina-Israele. Una soluzione nonviolenta?, Sonda,
Torino-Milano 1989 (1989). Insieme a scritti precedenti la prima Intifada
(1987), il libro contiene una riflessione su questa lotta (violenza
limitata, ma non ancora nonviolenza) e un’intervista e scritti di Mubarak
Awad, il "Gandhi palestinese", promotore di lotte nonviolente, cittadino di
Gerusalemme Est, espulso da Israele nel ’69 e nell’88. Sulla componente
nonviolenta dell’Intifada e il ruolo delle chiese cristiane: Paolo Naso,
Come pietre viventi, Immagini e testimonianze dei cristiani palestinesi,
Claudiana, Torino 1990. Su Mubarak Awad e lo stato attuale delle correnti
nonviolente in Palestina: Francesca Paci, La nonviolenza e’ viva, in "La
Stampa", 22 agosto 2003. (Vedi sotto, il n. 58).
* 12. Sull’importantissimo contributo del movimento femminile e femminsta ai
metodi nonviolenti di lotta:
Birgit Brock-Utne, La pace e’ donna (titolo che non rende bene l’originale
Educating for Peace. A Feminist Perspective, Pergamon, New York 1985),
introduzione di Elisabetta Donini, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989.
Descrive, dopo l’azione culturale e organizzativa di Bertha von Suttner (pp.
63-70) e le organizzazioni femminili per la pace, alcune tipiche lotte
nonviolente condotte da donne (fino al 1985, data di pubblicazione
dell’originale): per la pace in Irlanda del Nord, 1976; contro le armi
nucleari e per la pace in Danimarca, Finlandia, Groenlandia, Islanda,
Norvegia, Svezia, 1979-1981; contro le violenze della dittatura militare e
l’occupazione delle Malvine, le Madri della Plaza de Mayo in Argentina, dal
1977; contro l’installazione missilistica di Greenham Common, in Galles, dal
1981; contro le esercitazioni militari nella terra shibokusa, in Giappone,
dal 1982; contro la corsa al riarmo le Donne Australiane per la
Sopravvivenza, dal 1983; contro il Pentagono, simbolo di tutte le violenze
maschili, donne statunitensi nel 1981; contro l’apartheid le donne
sudafricane fino dal 1913, 1943, 1952, 1956, 1981 (pp. 72-88).
Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti.
Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismo, Editrice Intra Moenia,
Napoli 2003. Oltre la riflessione problematica sulla predisposizione delle
donne alla nonviolenza, il libro - con contributi delle maggiori studiose e
guide delle lotte femminili - richiama anche esperienze storiche e contiene
un manuale di comportamento per l’azione diretta nonviolenta.
Si veda anche il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia.
13. Jan Zielonka, Political Ideas in Contemporary Poland, Gower Publishing
Group, Aldershot UK, 1989. Volume ricco di informazioni storiche
sull’esperienza nonviolenta di Solidarnosc.
14. Steven Duncan Huxley, Constitutionalist Insurgency in Finland, SHS,
Helsinki, 1990, sulla resistenza non armata dei finlandesi alla Russia
nell’800.
* 15. Su Islam e nonviolenza: Eknath Easwaran, Badshah Khan, il Gandhi
musulmano, Sonda, Torino-Milano 1990 (1984). Anche popolazioni guerriere e
feroci come i Pathan della Frontiera indiana, musulmani, seppero adottare
la nonviolenza contro le repressioni molto violente del dominio inglese. Il
loro leader, Abdul Ghaffar Khan, trovo’ nella sua fede islamica
l’ispirazione alla nonviolenza. Gandhi osservo’ che proprio il violento
coraggioso nella difesa di diritto e dignita’ e’ il piu’ disponibile a
capire e vivere la "nonviolenza del forte".
Chaiwat Satha-Anand, Islam e nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1997. L’autore, studioso thailandese, musulmano, in questo libro, in cui
sostiene la speciale attitudine della cultura islamica all’azione
nonviolenta (nonostante fenomeni contrari vistosi ma limitati), narra ed
analizza (pp. 24-31) un’azione nonviolenta nel Pattani (Thailandia) nel
1975.
Sulla rivoluzione nonviolenta in Iran nel 1978-1979, posso segnalare:
Il n. 22 della collana Quaderni della Dpn, col titolo Resistenze civili:
le lezioni della storia (La Meridiana, Molfetta 1993, pp. 163) e’ la
traduzione della seconda edizione 1989 di Les lecons de l’histoire.
Resistances civiles et defense populaire non-violente, in Les dossiers de
Non-violence Politique, n. 2, che illustra ampiamente numerosi casi storici
di lotte nonviolente (vedi sotto, al n. 23), tra cui anche Iran 1978-79. La
traduzione italiana purtroppo esclude anche le tre ampie pagine 81-83 della
rivista francese che descrivono il sollevamento popolare in Iran 1978-1979,
il quale, opponendosi senz’armi all’esercito (in quel tempo il quinto al
mondo per potenza) per lunghi mesi, porto’ infine alla cacciata dello Scia’
senza compiere alcuna violenza, sebbene col sacrificio di centinaia di
vittime della repressione. Solo dopo il ritorno dell’ayatollah Khomeiny
dall’esilio in Francia ci furono violenze civili e statali. Queste pagine
sono state tradotte da Simona Di Raimondo, dei Traduttori per la pace, e
sono disponibili nel mio computer per chi le richiede.
David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran, Media, guerre e
pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte del libro (I
mezzi di comunicazione come risorsa per la pace), Ramachandaran, nel
paragrafo I mezzi di comunicazione dei popoli (pp. 132-146), esamina in
breve, sotto questo specifico aspetto, il caso Iran 1979, insieme a vari
altri casi storici. Sull’Iran, l’Autore scrive, alle pp. 138-139: "La piu’
sorprendente rivoluzione basata sui mezzi di comunicazione del popolo - la
cosiddetta ’stampa di bazar’ - per ironia qualificata ’anti-moderna’ e’
l’esperienza iraniana".
Mouna Naim, La fuite du chah d’Iran, su "Le Monde", 18 gennaio 1999, e col
titolo Vent’anni dopo, su "Internazionale", 19 febbraio 1999.
Sulla vicenda iraniana hanno scritto anche Foucault e Kapuscinski. Devo
ancora rintracciare le indicazioni precise dei loro scritti.
Ho riunito alcuni miei scritti sull’argomento Islam, pace, nonviolenza in
E. Peyretti, La politica z" pace, Cittadella, Assisi 1998, nei capitoli
Islam e pace, p. 124, Studi su Islam e nonviolenza, p. 127, Uomini di pace
nell’Islam, p. 131.
Mahmoud Mohamed Taha (1909 o 1911 - 1985, Il secondo messaggio dell’Islam,
Emi, Bologna 2002. Taha, detto il Gandhi del Sudan, imprigionato dagli
inglesi, fu condannato e impiccato come eccessivo riformatore dell’Islam. Il
nuovo messaggio e’ per lui quello della prima fase del Profeta, alla Mecca,
libero dalle compromissioni con le esigenze politiche del periodo di Medina,
percio’ piu’ spirituale e teso alla pace del musulmano "con se stesso, con
il suo Signore, con ogni essere e ogni cosa".
Cfr anche il n. 24 di questa prima parte della bibliografia, sulla
resistenza nonviolenta della popolazione albanese del Kossovo, in gran parte
musulmana.
Cfr anche il n. 59 sulla resistenza civile della popolazione al terrorismo
islamista in Algeria.
16. Voce Lotte sociali nonviolente, stesa da Giorgio Giannini per
L’abecedario dell’obiettore, a cura di Diego Cipriani e Guglielmo Minervini,
La meridiana, Molfetta 1991, pp. 82-89.
* 17. Sulle lotte nonviolente per i diritti civili negli Stati Uniti il
libro a cura di Paolo Naso, L’altro Martin Luther King, Claudiana, Torino
1993, contiene un’ampia bibliografia.
Michael S. Durham (ed.), Powerful Days. The Civil Rights Photography of
Charles Moore, introduction by Andrew Young, Stewart, Tabori & Chang, New
York, 1984.
Robert Cooney & Helen Michalowski (eds.), The Power of the People. Active
Nonviolence in the USA, New Society Publishers, Philadelphia 1987.
King. A filmed Record Montgomery to Memphis, Arte G.E.I.E., 2/a rue de la
Fonderie, F-67080 Strasbourg Cedex. In inglese con sottotitoli in francese,
la videocassetta rende direttamente i grandi discorsi di M. L. King e mostra
dal vivo sia le grandi manifestazioni, nel loro spirito e nei metodi
organizzativi, sia gli episodi di repressione.
Una pagina di bibliografia su Martin Luther King e’ comparsa in "Cahiers
de la Reconciliation", n.1, 1998.
* 18. Sulle esperienze e ricerche di riconciliazione nella verita’ e
giustizia, senza violenza, nei conflitti profondi, troviamo anzitutto lavori
sul caso della lotta contro la segregazione razziale in Sudafrica, poi su
altri casi nel mondo:
Michael Cassidy, Politics of Love, con introduzione di Desmond Tutu,
Hodder & Stoughton, London 1991.
Steve Biko, Black Consciousness in South Africa, edited by Millard Arnold,
Vintage Books, New York 1979.
Mary Benson, Nelson Mandela, biografia, Agalev, Bologna 1988. Il capitolo
9 di questo libro descrive la separazione di Mandela da Luthuli, il capo
spirituale e politico del movimento nero, sulla strategia di lotta, proprio
nel 1961, quando Luthuli ricevette il premio Nobel per la pace per la
cinquantennale tradizione nonviolenta dell’ANC (African National Congress);
Mandela decise di adottare dapprima il sabotaggio, che non comportava
perdita di vite umane, e poi anche la lotta armata, pur rispettando
l’impegno di Luthuli per la nonviolenza.
Ruth First, Un mondo a parte. 117 giorni, Mondadori, Milano 1989.
Allan A. Boesak, Se questo e’ tradimento, sono colpevole, Claudiana,
Torino 1989. Sono discorsi e studi, del periodo 1979-1989, del pastore nero
della Chiesa Riformata Missionaria Olandese, che si e’ opposto all’ideologia
giustificatrice dell’apartheid su basi teologiche, dominante in quella
chiesa, fino ad ottenerne la condanna da parte dell’Alleanza Riformata
Mondiale, di cui Boesak e’ stato presidente.
Johan Galtung, Giurisprudenza di riconciliazione in Sudafrica, "Lectio
magistralis" nell’Universita’ di Torino, 16 gennaio 1998, sulla Commissione
Verita’ e Riconciliazione presieduta da Desmond Tutu. Il testo e’ pubblicato
in inglese col titolo After the Violence: Truth and Reconciliation? South
Africa, Latin America: Reflections on a New Jurisprudence, sul Notiziario
dell’Universita’ di Torino L’Ateneo, Anno XIV, n. 5, novembre-dicembre 1998,
pp. 17-22; testo italiano presso il Centro Studi Sereno Regis di Torino.
Galtung indica nell’esperienza sudafricana la possibilita’ di una modifica
della concezione del processo penale nel senso di ridurre la violenza
punitiva dello stato e di ricostruire il rapporto umano e sociale tra reo e
vittima.
Marcello Flores (a cura di), Verita’ senza vendetta. L’esperienza della
commissione sudafricana per la verita’ e la riconciliazione, Manifestolibri,
Roma 1999. L’ampia introduzione del curatore premessa al rapporto finale
della commissione, mostra, nella storia del Sudafrica, il carattere violento
tanto della repressione governativa quanto della lotta anti-apartheid
condotta in un secondo tempo dall’African National Congress, ma indica
l’originaria ispirazione nonviolenta data all’ANC da Albert Luthuli negli
anni ’50 e ’60 (p. 21); mostra la duplice de-escalation della violenza per
merito di De Klerk e Mandela dal 1990 (pp. 16-17). Nel rapporto della
commissione, introdotto dal presidente, il vescovo anglicano Desmond Tutu,
si vede la scelta di evitare la "giustizia dei vincitori" e di basare la
riconciliazione della societa’ sulla base della verita’ e della dignita’
restituita alle vittime, dell’amnistia personale in cambio della verita’ e
ammissione di colpa, piuttosto che sulla base della pura giustizia
retributiva.
Antonello Nociti, Guarire dall’odio, Franco Angeli editore, Milano 2000:
lo straordinario insegnamento del Sudafrica per costruire una pace
interrazziale, che e’ problema della nostra societa’.
A. M. Gentili, A. Lollini, L’esperienza delle Commissioni per la verita’ e
la riconciliazione: il caso sudafricano in una prospettiva
giuridico-politica, in G. Illuminati, L. Stortoni, M. Virgilio (a cura di),
Crimini internazionali fra diritto e giustizia, Torino, Giappichelli 2000,
pp. 163-215.
Desmond Tutu, Non c’e’ futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001:
"Fare giustizia non significa punire bensi’ risanare" (p. 119-120).
Arcivescovo anglicano di Citta’ del Capo e protagonista nella vicenda, Tutu
racconta intensamente e documenta l’esperienza sudafricana dall’apartheid
alla riconciliazione.
Alejandro Bendana, Charles Villa-Vicencio, La riconciliazione difficile.
Dalla guerra a una pace sostenibile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2002. La
prima parte del libro, stesa da Villa-Vicencio, direttore dell’Institute for
Justice and Reconciliation di Cape Town, analizza con acume critico
l’esperienza sudafricana.
Enrico Peyretti, Una giustizia ricostruttiva: la Commissione Verita’ e
Riconciliazione in Sudafrica, in "Minorigiustizia", rivista
interdisciplinare di studi giuridici, psicologici, pedagogici e sociali
sulla relazione fra minorenni e giustizia, n. 1-2/2002 (e-mail:
minorigi@dag.it), Pinerolo, febbraio 2003, pp. 214-222. Si tratta di una
relazione e ulteriore riflessione attuale sul caso sudafricano e le
indicazioni che offre.
Danilo Franchi, Laura Miani, La verita’ non ha colore, Aguzzini e vittime
dell’apartheid testimoniano alla Commissione per la verita’ e la
riconciliazione sudafricana, Edizioni Comedit 2000, Milano 2003. In 200
pagine su 270 il libro riporta ventuno drammatiche testimonianze rese alla
Commissione, piu’ alcuni documenti tra cui le conclusioni di Desmond Tutu,
presidente della Commissione per la verita’ e la riconciliazione.
Nell’aureo libretto di Carlo Maria Martini e Gustavo Zagrebelsky, La
domanda di giustizia, Einaudi, Torino 2003, (una serie di Note a margine ho
pubblicato nelmensile torinese "il foglio", n. 307, dicembre 2003, p. 6), il
secondo dei due Autori dedica grande attenzione alla vicenda sudafricana
(pp. 28-40), che valorizza acutamente. Egli fornisce anche una breve
bibliografia, grazie alla quale integro la presente:
R. A. Wilson, The Politics of Truth and Reconciliation in South Africa.
Legitimizing the Post-Apartheid State, Cambridge University Press, Cambridge
2001.
T. Groppi e X. Philippe, La Democratie imparfaite en Afrique du Sud, in S.
Siccardi (a cura di), Le democrazie imperfette, Giappichelli, Torino 2002.
"Missione oggi", mensile dei missionari saveriani, n. 6, giugno-luglio
2004, e’ tutto dedicato (pp. 3-47) agli atti del convegno Verita’ e
Riconciliazione. Lezioni dal Sudafrica, Brescia, 8 maggio 2004, con
relazioni di Massimo Toschi, Michael Lapsley, Valerio Onida, e altri, con
indicazioni bibliografiche e sitografiche.
Il film di John Boorman, In my country, (2004), racconta questa vicenda
sudafricana, ed esprime bene, incarnato da diversi personaggi, il civile
concetto africano di Ubuntu, che significa senso di umanita’, sentire gli
altri come se stessi. Pur col legittimo carattere celebrativo di epopea
nazionale, il film rende correttamente il singolare lavoro della Commissione
Verita’ e Riconciliazione, attraverso toccanti storie personali di vittime e
di aguzzini, ora posti faccia a faccia, e sono storie fedeli ai documenti.
Il film puo’ servire bene a far conoscere al grande pubblico la nuova via
sudafricana alla giustizia, nella trasformazione dei conflitti.
A numerose altre ricerche e azioni di riconciliazione e’ dedicato un
numero della rivista teologica Concilium, n. 5/2003 (sito:
www.queriniana.it). La prima parte tratta di esperienze in Peru’, Nepal,
Australia, Stati Uniti e Canada (popoli nativi), America Centrale; la
seconda parte contiene riflessioni di autorevoli rappresentanti di
buddhismo, induismo, ebraismo, cristianesimo; la terza parte offre articoli
sulla prospettiva delle Nazioni Unite, sul processo di riconciliazione
sociale, sulla religione come risorsa di riconciliazione, sull’amore dei
nemici nelle lotte sociali. Una conclusione fa il punto sul movimento verso
una cultura di riconciliazione.
19. Trasforming Struggle. Strategy and Global Experience of Nonviolent
Direct Action, published by the Program on Nonviolent Sanctions in Conflict,
Harvard University, 1992, pagg.142. Il libro e’ recensito da Chiara Pent in
"IPRI Newsletter" n.10, marzo 1994 (IPRI, Italian Peace Research Institute,
via Garibaldi 13/a, 10122 Torino, tel. 011532824).
20. AA. VV. La nonviolenza come strategia di mutamento sociale, Cedam,
Padova 1992. Alcuni dei saggi di tipo empirico raccolti in questo volume
(altri saggi sono teorici) riguardano casi di studio di lotte nonviolente.
* 21. Il Comitato Scientifico dell’IPRI per la Difesa popolare nonviolenta
(Progetto Nazionale di Ricerca sulla Difesa Popolare Nonviolenta, Comitato
Scientifico, via S. Giovanni Maggiore Pignatelli 14, 80134 Napoli, tel.
0815510286, fax: Antonino Drago 0812394508) ha pubblicato gli atti di
quattro dei cinque Convegni nazionali di ricerca, nei quali ricorrono anche
esempi storici di lotte popolari nonviolente:
Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta (primo convegno,
Boves, novembre 1989), a cura di A. Drago e G. Stefani, Fuori Thema 1993;
La difesa popolare nonviolenta in Italia e nelle crisi internazionali
(terzo convegno, Bologna, novembre1991), a cura di Gino Stefani, Fuori Thema
1992;
Per un modello di difesa nonviolento: che cosa ci insegna il conflitto
nella ex-Iugoslavia, (quarto convegno, Vicenza, novembre 1994), a cura di A.
Drago e M. Soccio, Editoria Universitaria, Venezia 1995.
La difesa della pace con mezzi civili, (quinto convegno, Roma, 4-5
novembre 1995), a cura di A. Drago, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
1997. Da notare la relazione di Andrea Riccardi sulla mediazione civile
della Comunita’ di S. Egidio nella guerra in Mozambico.
* 22. I Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) comprendono ormai
oltre 30 titoli pubblicati prima dal Movimento Nonviolento, poi dalla
Editrice La Meridiana, dei quali almeno una dozzina su precisi casi storici
in Italia e nel mondo: Norvegia, Danimarca, Cecoslovacchia, Germania Est,
Resistenza nel Bergamasco, Polonia, Filippine, Resistenza a Forli’.
Il n. 21, Volontari di pace in Medio Oriente, uscito nel 1993, contiene il
saggio di Alberto L’Abate, Forze nonarmate e nonviolente di pace. I
precedenti storici (pp.17-35), che racoglie molti casi storici.
Sui fatti dell’Europa orientale nel 1989 (vedi sotto, al n. 28): n. 27, Q.
Eglitis, Azione nonviolenta nella liberazione della Lettonia, pubblicato nel
1994; n. 29, G. Miniotaite, Lituania: la storia della liberazione
nonviolenta, pubblicato nel 1995.
* 23. Il n. 22 della collana Quaderni della DPN, col titolo Resistenze
civili: le lezioni della storia (gia’ citato sopra, al n. 15), illustra
ampiamente i casi: Ungheria 1859-67, Finlandia 1898-1905, India 1915-1948,
Germania 1920, Ruhr 1923, Guatemala 1944, Sudafrica 1950-1960, Germania Est
1953, Congo-Zaire 1959, Algeri 1961, Cecoslovacchia 1968, Bolivia 1978, Iran
1978-79, Polonia 1980-83, Filippine 1986, Intifada 1987. La traduzione
italiana esclude i capitoli, particolarmente ampi, sulla Resistenza per non
interferire col libro di J. Semelin, Senz’armi di fronte a Hitler, indicato
nella seconda parte di questa bibliografia. Purtroppo la traduzione italiana
esclude anche le tre ampie pagine 81-83 della rivista francese sul
sollevamento popolare in Iran 1978-1979, che porto’ alla cacciata dello
Scia’ senza alcuna violenza. Solo dopo il ritorno dell’ayatollah Khomeiny
dall’esilio in Francia ci furono violenze civili e statali.
* 24. Sulla straordinaria decennale resistenza nonviolenta di massa del 90%
di popolazione albanese (in massima parte musulmana; vedi sopra, n. 15) del
Kosovo al regime di occupazione militare serba:
Ibrahim Rugova, La question du Kosovo, Fayard, Paris 1994.
Valentino Salvoldi, Lush Gjergji, Resistenza nonviolenta nella
ex-Jugoslavia. Dal Kossovo la testimonianza dei protagonisti, Emi, Bologna
1993.
Valentino Salvoldi, Kossovo, ex-Jugoslavia. Dove la nonviolenza e’ vita,
Velar, Gorle (Bergamo), 1994.
Giancarlo e Valentino Salvoldi, Lush Gjergji, Kosovo, un popolo che
perdona, Presentazione di Bernhard Haering, Emi, Bologna 1997.
Kossovo. Conflitto e riconciliazione in un crocevia balcanico, in
"Religioni e societa’", n. 29, anno XII, settembre-dicembre 1997.
Alberto L’Abate (a cura di), Prevenire la guerra nel Kossovo per evitare
la destabilizzazione dei Balcani. Attivita’ e proposte della diplomazia non
ufficiale. Quaderni della DPN n. 33, La Meridiana, Molfetta 1997. Il
quaderno e’ stato ripubblicato, con l’aggiunta di un’ampia introduzione
dell’Autore che lo aggiorna al 1999, nel volume Kossovo, una guerra
annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999.
* 25. Francois Vaillant, La nonviolenza nel Vangelo, prefazione di Filippo
Gentiloni, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994 (originale 1991). Vaillant,
considerando la situazione storica e politica in cui visse Gesu’, esamina
alcune sue azioni tipicamente nonviolente, come la cacciata dei mercanti dal
tempio (interpretata di solito come violenta!) (pp. 31-39), la donna
adultera (pp. 42-46), il tributo a Cesare (pp. 46-49), la strategia
decolpevolizzante che ritroviamo anche in Martin Luther King (pp. 49-58).
Anche Gesu’, minacciato e braccato, fu tentato dalla violenza, ma nella
preghiera si converti’ alla nonviolenza e alla pazienza forte fino ad
accettare la morte e rovesciarne il potere (pp. 81-91).
26. Gene Sharp, Dopo la guerra fredda. La via della nonviolenza, in "Il
Regno-attualita’", n.14, 15 luglio 1994, pp. 435-445. Le realta’ storiche
delle lotte nonviolente sono richiamate, in un rapido ed ampio giro
d’orizzonte, a mostrare la possibilita’ della strategia nonviolenta.
27. Christian Mellon et Jacques Semelin, La non-violence, Collection
encyclopedique "Que sais-je?", Presses Universitaires de France, Paris 1994.
In appendice, questo limpido e ricco libretto elenca 31 casi storici tra il
1770 e gli anni successivi al 1990 relativi a tutto il mondo (tra cui alcuni
non ancora comparsi in questa bibliografia), e 11 casi riguardanti la
Francia tra il 1957 e gli anni ’90.
* 28. Sulle rivoluzioni nell’Europa dell’Est del 1989, che sono un notevole
esempio delle possibilita’ dell’azione nonarmata e nonviolenta:
Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza. Dal crollo del Muro di
Berlino al Nuovo Disordine Mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995.
Contiene la piu’ ampia rassegna critica delle interpretazioni di quegli
avvenimenti.
Johan Galtung, Il nuovo disordine mondiale, nel volume di atti sopra
citato Per un modello di difesa nonviolento: che cosa ci insegna il
conflitto nella ex-Iugoslavia, pp. 19-35.
Sul maggio cinese, vedi sotto, n. 37.
29. Jacques Semelin, Quand les dictatures se fissurent... Resistances
civiles a’ l’Est et au Sud, Culture de paix, Desclee de Brouwer, Paris 1995.
Per ognuna delle quattro parti (Resistenza e religione; Resistenza e diritti
dell’uomo; Resistenza e comunicazione; Resistenza e legittimita’) singoli
studiosi esaminano un caso del Sud e uno dell’Est nel decennio precedente le
rivoluzioni del 1989: Filippine 1986 e Polonia; dissidenza cecoslovacca
dalla Carta 77 e Bolivia dal 1978; Benin 1987-1992 e Piazza Tiananmen a
Pechino 1989; tentativi di colpi di stato in Spagna 1981 e a Mosca 1991.
30. Giuliano Pontara, in discussione con Norberto Bobbio sulla nonviolenza e
la politica, elenca circa 15 casi recenti in N. Bobbio, Elogio della mitezza
e altri scritti morali, Linea d’ombra, Milano 1994, p. 44. Questo testo
riveduto compare in G. Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996, raccolta di saggi su etica e politica,
pace e guerra (casi storici di difesa senza guerra a p. 94-95).
31. Peter Ackerman - Christopher Kruegler, Strategic Nonviolent Conflict.
The Dynamics of People Power in the Twentieth Century, Praeger, Westport
Connecticut - London, 1994. Il volume esamina i seguenti casi: Prima
rivoluzione russa, 1905; Ruhr, 1923; Lotte per l’indipendenza indiana
1930-1931; Resistenza danese 1940-1945; Salvador 1944; Solidarnosc
1980-1981.
32. Il puzzle della nonviolenza (quasi un manuale per imparare a costruire
un’azione nonviolenta), MIR, Centro Ricerche per la Difesa Popolare
Nonviolenta, Padova 1994. Si tratta di un libro a schede, ampliabile,
preparato da S. Bergami, F. Curinga, F. Tipolla, F. Varotto, A. Zangheri,
per conto del Mir (via Cornaro 1/a, 35128 Padova, tel. e fax 0498073836). La
prima parte presenta, in ampie schede con relativa bibliografia, undici casi
tratti dalla storia del Novecento: India 1930, Bulgaria 1940-44, Montgomery
1955, Larzac 1970-81, Bolivia 1979, Polonia 1980-90, Comiso 1981-87,
Filippine 1986, Pechino 1989, Mosca 1991, Madagascar 1991-93.
33. Bojan Aleksov, Disertori della guerra in ex-Jugoslavia, a cura di Gianni
Caligaris ed Emilio Rossi, Alfazeta, Parma 1995. Documenta la realta’ di
oltre 100.000 disertori, che l’Europa non accoglie ne’ riconosce come
dovrebbe, quale forte risorsa umana contro quell’assurda guerra e le sue
conseguenze. Esiste una buona legge italiana, di fatto non applicata alla
frontiera.
34. Corazon C. Aquino, Martirio e redenzione sulla via filippina verso la
pace, in "Testimonianze" n. 380, dicembre 1995, pp. 84-96. La leader
filippina racconta i precedenti e lo svolgimento della rivoluzione del 1986,
con speciale riferimento al ruolo della religione.
35. Andrew Rigby (Department of Peace Studies. University of Bradford),
Unofficial Nonviolent Intervention: Examples from the Israeli-Palestinian
Conflict, in "Journal of Peace Research", vol. 32, n. 4, 1995, pp. 453-467.
L’articolo dimostra che le possibilita’ di intervento nonviolento sono molto
piu’ ampie della sola interposizione testimoniale o sacrificale.
36. Alexander Allan, Le Larzac et apres: l’etude d’un mouvement social
novateur, L’Harmattan, Paris 1995. Sulla lotta delle 105 famiglie
dell’altopiano del Larzac contro l’esproprio militare, lotta che coinvolse
fino a 100.000 persone (1971-1981), infine vittoriosa e proseguita come
movimento per unire il Nord col Sud del mondo (1981-1992).
37. Rodolfo Venditti, La difesa popolare nonviolenta: storia, teoria, esempi
concreti. Aperture dell’ordinamento giuridico italiano, Eirene, Studi per la
pace, Bergamo 1996 (via F. Scuri 1/C, 24100 Bergamo, tel. 035260073). Il
fascicolo richiama o descrive 15 casi storici. Questo e’ il XLI opuscolo
della collana "Ricerche e Documentazione", che comprende anche: S. Cattaneo,
J. Galtung, B. Jenkins, S. Piziali, G. Sharp, La nonviolenza nel Maggio
Cinese. Pechino 1989.
38. Alberto Melandri, Jose’ Ramos Horta e mons. Carlos Felipe Ximenes Belo,
leaders della resistenza nonviolenta di Timor Est, in "Azione Nonviolenta",
novembre 1996, pp. 6-7.
* 39. Nonviolenza nella storia. Casi di resistenza civile nel Novecento.
Materiale ancora inedito di un corso di aggiornamento per insegnanti,
organizzato a Torino nei mesi a cavallo tra 1996 e 1997 dal Centro Studi
"Domenico Sereno Regis" di Torino e dall’Istituto Piemontese per la Storia
della Resistenza e della Societa’ Contemporanea (via Fabro 6, 10122 Torino,
tel. 0115628836). Sono 15 lezioni distribuite nelle seguenti sezioni del
corso: 1) La resistenza civile in Europa durante la seconda guerra mondiale
(J. Semelin, A. Bravo, A. M. Bruzzone, E. Peyretti, A. Dogliotti Marasso, F.
Levi); 2) Lotte di liberazione dai sistemi coloniali (G. Sofri); 3) Lotte
politiche e civili nei paesi occidentali (G. Bouchard, E. Donini); 4) Lotte
nei paesi dell’Est e forme di resistenza civile nell’ex-Jugoslavia (G.
Salio, A. Zangheri, A. L’Abate, M. Granero); 5) I movimenti per la pace (S.
Albesano, G. Salio).
40. AA. VV., Invece delle armi: obiezione di coscienza, difesa nonviolenta,
corpo civile di pace europeo, a cura della Segreteria per la Difesa Popolare
Nonviolenta, con la collaborazione del Centro Eirene di Bergamo, Fuorithema,
Bologna 1996. Il volume contiene nella prima parte gli atti di una
importante conferenza internazionale su "Difesa nonviolenta, partecipazione
popolare, obiezione di coscienza" tenutasi a Firenze nel settembre 1992 con
la presenza dei maggiori studiosi mondiali (Pontara, Papisca, Sharp, Ebert,
Muller, Galtung); nella seconda parte i documenti del dibattito in corso
"Per un corpo civile di pace europeo". Nanni Salio (pp. 23-29) esamina i
casi storici proponendone una classificazione per tipologie e strutture.
Segue una mia bibliografia (pp. 29-31), molto meno aggiornata e completa
della presente. Alberto L’Abate ricorda una mezza dozzina di casi storici -
Algeria 1962, Aden 1967, Pechino 1968, Filippine 1986, Nicaragua 1989, Mosca
1991 (pp. 145-148) - e indica diversi studi ad essi relativi, apparsi su
riviste internazionali di peace research.
41. Voci e azioni di nonviolenza nell’antichita’ classica, a cura di Rocco
Campanella, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1996. Nel libro leggiamo
le pagine di Giuseppe Flavio (37-100 d.C.) sulla resistenza nonviolenta
degli ebrei sotto gli imperatori Tiberio (14-37 d.C.) e Caligola (37-41
d.C.) e quelle di Tito Livio sulla secessione della plebe a Roma (nel 494 e
nel 471 a. C.).
* 42. David Morrison, Philip Taylor, Shastri Ramachandaran, Media, guerre e
pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996. Nella seconda parte del libro (I
mezzi di comunicazione come risorsa per la pace), Ramachandaran, nel
paragrafo I mezzi di comunicazione dei popoli (pp. 132-146), raccoglie ed
esamina in breve, sotto questo specifico aspetto, i casi Iran 1979, India
1975-77, OLP, Filippine 1986, Europa orientale 1989, America Latina in vari
momenti. Si puo’ aggiungere qui la Resistenza danese, caratterizzata dal
mezzo della comunicazione popolare (v. il n. 1 della seconda parte di
questa bibliografia).
* 43. Hildegard Goss-Mayr, Come i nemici diventano amici, Insieme per la
nonviolenza, la giustizia e la riconciliazione, Emi, Bologna 1997. E’ il
racconto di vita di una coppia che ha lottato insieme per oltre 30 anni.
Jean Goss (morto nel 1991) e sua moglie Hildegard, eminenti attivisti ed
educatori del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) hanno
compiuto insieme azioni dirette nonviolente e lavoro di formazione, hanno
avviato associazioni e opere culturali, hanno posto le basi di rivoluzioni
nonviolente (come nelle Filippine, nel 1986), hanno sospinto vescovi e
leaders sociali all’impegno per la giustizia col metodo della forza
nonviolenta. Il campo della loro azione va dall’Unione Sovietica (gia’ nel
1961) alla Polonia, dal Concilio Vaticano II all’America Latina, dall’Asia
all’Africa.
I coniugi Goss trovano nel vangelo l’ispirazione alla lotta nonviolenta, ma
sanno scoprire e valorizzare le analoghe potenzialita’ presenti nelle
culture e religioni proprie dei diversi popoli: vediamo un bell’esempio
nelle "regole nonviolente" individuate nella tradizione africana della
"chiacchierata", vero metodo di risoluzione nonviolenta dei conflitti (p.
230).
Il capitolo conclusivo, raccogliendo l’esperienza, prospetta con lucida
sintesi la resistenza nonviolenta all’impero liberalcapitalistico oggi
impostosi al mondo, su varie linee d’impegno: l’incontro tra le religioni e
il loro compito per la pace, il movimento per la pace e il servizio di pace
(qualcosa di piu’ del servizio civile), i mezzi di comunicazione nel mondo
unito e la loro possibile funzione di "portatori di speranza".
44. Robert L. Holmes, La sfida della nonviolenza nel nuovo ordine mondiale,
nel volume di James Burk, La guerra e il militare nel nuovo sistema
internazionale, Franco Angeli, Milano 1998, pp. 211-229. Holmes esamina la
tendenza ad un nuovo militarismo dopo che gli Usa sono rimasti unica
superpotenza e, di contro, la lezione delle rivoluzioni nonviolente
nell’Europa dell’est per una strategia e per istituzioni atte alla
risoluzione nonviolenta dei conflitti, ai fini di una maggiore tutela
generale della societa’ dalla violenza diffusa.
* 45. Emanuele Arielli - Giovanni Scotto, I conflitti. Introduzione a una
teoria generale, Bruno Mondadori, Milano 1998. Questo studio scientifico fa
il punto sulla ricerca interdisciplinare, promossa da molti studiosi e
istituzioni in tutto il mondo, delle strategie per una trasformazione e
risoluzione senza violenza dei conflitti. Il volume richiama tutti i casi
piu’ significativi di lotte nonviolente, collocandoli opportunamente nel
sistema teorico proposto, specialmente nella terza parte del libro
(Strategie di trasformazione costruttiva).
Una nuova edizione del lavoro, col titolo Conflitti e mediazione.
Introduzione a una teoria generale, e’ uscita nel 2003 presso il medesimo
editore.
* 46. Jean-Marie Muller, Vincere la guerra, Principi e metodi
dell’intervento civile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1999 (1997). Lavoro
descrittivo, ricco di informazioni sulle ingerenze davvero umanitarie e non
belliche in zone di conflitto. Mancano alcune significative esperienze
italiane, ma il panorama mondiale e’ ampio e cosi’ il catalogo dei metodi.
Tanto basta per vedere che le alternative alle guerre ci sono, se le si
vuole conoscere e praticare. La prefazione di Antonino Drago critica il
carattere che l’intervento civile ha nell’esperienza francese e nella
proposta di Muller, non abbastanza alternativo al militare, ma dipendente da
esso. Drago mostra le possibilita’ uniche al mondo ormai inserite nella
legislazione italiana.
47. Due esempi di resistenza nonviolenta alla violenza politica e a quella
economica, mediante le nuove possibilita’ date dalla comunicazione
informatica di base:
Rafal Robozinski, Mapping Russian Cyberspace: Perspective on Democracy and
the Net, Paper presented at the United Nations Research Institute for Social
Development (UNRISD) conference on Information Technology and Social
Development, 22-24 June 1998, Geneva. L’Autore rileva, tra l’altro, il ruolo
giocato dai fax e dalla iniziale rete informatica nel galvanizzare la
resistenza dell’opinione pubblica russa al golpe del 1991 contro Gorbaciov.
Stephen Kobrin, The MAI and the Clash of Globalizations, "Foreign Policy"
112 (fall), 1998: 97-109. L’Autore esamina la vincente campagna informatica
mondiale delle ONG nel 1998 contro il MAI, l’Accordo multilaterale sugli
investimenti favorevole alle multinazionali. Queste due pubblicazioni sono
citate a p. 78 del Rapporto 1999 su Lo Sviluppo Umano, dell’United Nations
Development Programme, vol. 10, La Globalizzazione, Rosenberg & Sellier,
Torino 1999.
* 48. AA. VV., Le periferie della memoria. Profili di testimoni di pace,
edito dal Movimento Nonviolento, Verona, e dall’Associazione Nazionale
Perseguitati Politici Italiani Antifascisti, Torino, a cura di Sergio
Albesano, Torino 1999. Il volume, di 180 pagine, raccoglie 22 "medaglioni"
esclusivamente di italiani/e che, nel periodo dall’unita’ ad oggi, hanno
agito nell’opposizione alla guerra. Fra loro peronaggi noti, ma anche altri
finora del tutto ignoti, anarchici e cattolici, valdesi e vescovi, scrittori
e filosofi, pedagogisti e politici, soldati e disertori. La raccolta
testimonia la presenza spesso ignorata di esperienze e metodi alternativi
alla guerra.
* 49. Arundhati Roy, Per il bene comune, in "Internazionale", n. 306, 22-28
ottobre 1999, pp. 17-25. L’articolo, mentre denuncia la devastazione umana e
ambientale causata dalle Grandi Dighe indiane nella valle della Narmada,
racconta la lotta nonviolenta di resistenza delle popolazioni implicate.
L’autrice e’ la piu’ famosa scrittrice indiana (Il dio delle piccole cose).
Sono pubblicati in italiano i volumi La fine delle illusioni, Ugo Guanda,
Parma 1999, e Guerra e’ pace, Guanda, Parma 2002, che ricupera interamente
il volume precedente ed aggiunge altri saggi.
* 50. Centro di ricerca per la pace, Viterbo (e-mail: nbawac@tin.it), ha
pubblicato nel 1999 la Guida pratica all’azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri. Questa
tecnica nonviolenta del "pallone frenato" e’ stata sperimentata
efficacemente per alcune ore davanti all’aeroporto militare di Aviano, da
cui partivano nel 1999 gli aerei che bombardavano la Jugoslavia.
* 51. Enrico Peyretti, Per perdere la guerra, Beppe Grande editore, Torino
1999. In questa raccolta di scritti pubblicati durante la guerra della Nato
alla Serbia per il Kossovo, indicando le varie alternative alla guerra,
praticate o praticabili, sono richiamate anche alcune esperienze storiche.
* 52. Gilles Gesson, La non-violence cree l’evenement a’ Seattle, in
"Non-violence Actualite’" (gennaio 2000, pp. 16-18). L’articolista, presente
alle manifestazioni di "Nonviolent Direct Action" che hanno impedito la
cerimonia di apertura del vertice della Organizzazione Mondiale del
Commercio (WTO-OMC), il 30 novembre 1999, vertice fallito, scrive che
l’avvenimento segna l’entrata dell’opinione pubblica internazionale sulla
scena delle negoziazioni ufficiali relative all’economia globalizzata, in
difesa degli aspetti umani (lavoro, giustizia, ambiente, salute, culture)
trascurati e violati dal carattere finanziario e speculativo della
globalizzazione. Contro alcune interpretazioni deformanti, testimonia il
carattere nonviolento delle manifestazioni, accuratamente preparato, di cui
espone le tecniche e le tattiche, concludendo: "Consciamente o no, [i
manifestanti] hanno agito come degni eredi dei teorici della resistenza
civile. Questo e’ forse il segno che essa e’ oggi entrata nel costume".
* 53. Sulla storia della pace, e’ possibile segnalare:
Francisco A. Munoz, Mario Lopez Martinez (eds.), Historia de la Paz.
Tiempos, espacios y actores, Instituto de la Paz y los Conflictos, Editorial
Universidad de Granada, 2000. Questo volume, pioniere nella costruzione di
una specifica storia della pace, percorre, attraverso i tempi e le culture
umane, soprattutto le idee, situazioni, strutture, protagonisti di relazioni
pacifiche tra differenti popoli e civilta’. Specialmente nei paragrafi sul
pacifismo della nonviolenza (pp. 326-340), sul pacifismo antinucleare (pp.
340-349), sul pacifismo dopo la caduta del Muro di Berlino verso il muovo
secolo (pp. 349-357), Mario Lopez Martinez raccoglie in una ampia bella
sintesi piu’ o meno tutti i casi storici di interventi e soluzioni
nonviolente dei conflitti a cui si riferiscono le opere segnalate in questa
bibliografia.
Cruttwell, A History of Peaceful Change in the Modern World, Oxford
University Press, 1937.
Johan Galtung, Storia dell’dea di pace, Satyagraha, Torino 1995 (rapido
excursus di 78 pagine).
Alessandro e Daniele Marescotti, L’altra storia. Percorsi alternativi alla
guerra e alla violenza dall’antichita’ a oggi, in
http://italy.peacelink.org/storia. Si tratta di materiale per una storia
della pace: un lungo testo (290 pagine in corpo 12), soggetto a revisione
continua, che consiste in una grande quantita’ di schede sintetiche, ben
curate, su eventi, movimenti, figure, testi che documentano fatti di pace
rintracciati nella storia di tutti i tempi e popoli. Contatti con gli autori
per fornire altri materiali da collegare alla storia della pace: 099-7303686
http://italy.peacelink.org/storia/articles/art_2707.html
Renato Moro, Storia della pace. Idee, movimenti, battaglie, istituzioni.
Il Mulino; Bologna 2004.
A. Marrone, P. Sansonetti, Ne’ un uomo ne’ un soldo. Una cronaca del
pacifismo italiano del Novecento, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano
2003.
Rina Gagliardi, Un movimento per la pace. Per una storia del pacifismo,
Edizioni Alegre, Roma 2003.
* 54. Laura Coppo, Terra gamberi contadini ed eroi, Emi, Bologna 2002.
L’Autrice ha trascorso due mesi nell’ashram di una straordinaria coppia di
indiani, Krishnammal e Jagannathan, due delle figure piu’ prestigiose della
nonviolenza in cammino e ha ricostruito, con la freschezza e la vivacita’
della narrazione dei protagonisti, 70 anni di storia indiana, visti con gli
occhi di chi, fin da giovanissimo, si affianco’ a Gandhi nelle grandi
iniziative di lotta nonviolenta. Dopo la morte di Gandhi, essi continuarono
a stare a fianco dei contadini, dei pescatori, delle comunita’ che, anche
dopo l’indipendenza, si trovavano in situazioni di poverta’ e pativano
ingiustizie. La piu’ recente battaglia nonviolenta - che dura da una ventina
di anni - e’ quella intrapresa contro il dilagare degli allevamenti
intensivi di gamberi nelle zone costiere del sud dell’India: in terreni
privati o demaniali, o acquistati a prezzi irrisori, industriali indiani o
societa’ multinazionali hanno abbattuto le aree verdi dove crescevano le
mangrovie - una vegetazione con importanti funzioni di protezione delle
coste, che ospita una varieta’ di specie viventi (pesci, crostacei, arbusti)
utili alle popolazioni locali - per costruire vasche in cemento in cui
vengono allevati gamberi per esportazione, quelli che troviamo nei nostri
mercati e nei panini al bar. Contro queste attivita’ distruttive per
l’ambiente e per le popolazioni, Krishnammal e Jagannathan organizzarono
proteste, digiuni, petizioni, e vinsero anche una causa presso la Corte
Suprema indiana. Il problema ha assunto una dimensione mondiale, e in questo
impegno nonviolento si uniscono in tutto il mondo comunita’ di contadini e
pescatori in difesa del loro ecosistema vitale contro le industrie che
alimentano forzatamente il commercio internazionale dei gamberi.
* 55. Enrico Euli e Marco Forlani (a cura di), Guida all’azione diretta
nonviolenta, Berti, 2003. La prima parte del volumetto riferisce sulle
esperienze di Comiso 1981-83, Mostra navale bellica di Genova 1982-89,
Genova Mobilitebio 2000, Genova G8 2001, Brescia Exa 2000, Missioni di pace
all’estero.
* 56. Autori Vari, Pace!, Voci a confronto sulla lettera enciclica Pacem in
terris, del 1963, di Giovanni XXIII, Edizioni Paoline, 2003. Giuliana
Martirani, nel capitolo da lei curato (pp. 35-57) analizza la vicenda
dell’assedio della basilica della Nativita’ a Betlemme, per 39 giorni dal 2
aprile 2002, come un’azione di difesa popolare nonviolenta, nella quale i
frati francescani hanno svolto il ruolo di terza parte tra i palestinesi
assediati e gli israeliani assedianti, e sono state attuate le cinque regole
di Theodor Ebert (v. sopra, n. 6). Il caso di Betlemme e’ analizzato e
documentato nel libro di Giuseppe Buonavolonta’ e Marc Innaro, giornalisti
testimoni della vicenda, L’assedio della Nativita’, Ponte alle Grazie,
Milano 2002, che contiene anche il diario del francescano Ibrahim Faltas,
uno dei protagonisti.
* 57. Pierluigi Consorti (a cura di), Senza armi per la pace. Profili e
prospettive del "nuovo" servizio civile, Edizioni Plus, Universita’ di Pisa,
2003. Fra le esperienze di servizio civile, che con la caduta della leva
diventa volontario, il volume riferisce su interventi, ovviamente disarmati,
in situazioni di conflitto bellico, quali Sry Lanka, Mozambico, Burundi,
Iraq, Kurdistan, ex-Yugoslavia, Timor Est, Chiapas, Turchia, Zambia, Cile,
Kenia, Russia, Bolivia, Palestina, ed altre, ad opera di vari enti quali la
Caritas italiana, Emergency, Medici senza frontiere, la Comunita’ di
Sant’Egidio, l’Operazione Colomba, i Caschi Bianchi, l’Unicef, Amnesty
International, l’Unicri, la Regione Toscana, la Asl fiorentina, le
Misericordie d’Italia.
58. Nonviolenza per Gerusalemme, e’ il tema del n. 5, giugno 2004, di
"Satyagraha", la rivista di studi scientifici su "il metodo nonviolento per
trascendere i conflitti e costruire la pace", che esce a cura di Rocco
Altieri, che ne e’ il direttore, nelle edizioni Plus, dell’Universita’ di
Pisa (sito: www.pdpace.interfree.it). Ogni numero della rivista presenta
elementi utili per la presente raccolta bibliografica. Questo n. 5 affronta
l’enorme drammatico conflitto Israele-Palestina, con uno spirito di intensa
originale ricerca e documentazione sulle potenzialita’ e realta’ di una sua
trasformazione nonviolenta. Dei dodici autori (Rocco Altieri, Giorgio La
Pira, John Paul Lederach, Marc Gopin, Abdul Aziz Said, Ibrahim Faltas,
Mohammed Abu-Nimer, Angela Dogliotti Marasso, Michal Reifen, Maria Chiara
Tropea, Mouvement pour une alternative non-violente, Franz Amato), cinque
partecipano a questa ricerca direttamente dall’interno del conflitto, come
israeliani o palestinesi. Nei loro scritti troviamo aspetti storici,
religiosi, educativi, esperienze di percorsi di pace, azioni e riflessioni
costruttive di nonviolenza, tradizioni di nonviolenza nelle culture e nelle
religioni implicate, documenti di resistenza culturale e spirituale. (Vedi
anche, sopra, il n. 11).
59. Su "La Stampa", 2 ottobre 2004, in una intervista concessa a Barbara
Spinelli, Khalida Toumi Messaoudi, ministro della cultura del governo
algerino, descrive la vincente lotta civile della popolazione, e in
particolare delle donne, contro la violenza estrema compiuta lungo gli anni
’90 da gruppi terroristici mossi da fanatismo religioso contro i diritti
umani. Disobbedendo agli ordini minacciosi degli integralisti, i civili, e
specialmente le donne, ne hanno indebolito e superato l’arroganza. L’esempio
dell’Algeria, che ha condotto questa lotta senza alcun aiuto internazionale,
vale come condanna dell’intervento Usa in Iraq, col pretesto della
impossibile imposizione dall’esterno della democrazia. Cfr anche , sopra, il
n. 15.
*
Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate
nella prima parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea
tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu’ ampia serie di scritti
storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare
Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale
della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato
culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta
(la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e
poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta,
del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in
veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu’
chiari nel periodo qui considerato sono:
n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l’occupazione
tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di
nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve
ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l’occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono
salvati dai connazionali grazie ad un’azione compatta e organizzata.
n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli’, Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz’armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in
Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro
si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di
lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive,
combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata
al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la
raccolta storica finora piu’ ampia. L’edizione italiana contiene anche due
appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza
nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto
riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come
strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano,
sugli scioperi operai del ’43 e ’44 in Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma,
tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono
pubblicati e disponibili:
La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di
Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed
altri);
La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato
nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di
liberazione (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin,
Klinkhammer, Peyretti, L’Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti
pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma
1995.
L’opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 1996.
Sull’esperienza di resistenza non armata all’occupazione e ai soprusi
dell’esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor
Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e’ possibile
leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo
Sabbetta (e-mail: paolosabbetta@libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
"Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84.
5. Jean-Marie Muller, Desobeir a’ Vichy, La resistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata
nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.
6. Nell’aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una
relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in
Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del
Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni
del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne
1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell’opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pieta’ per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra
sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo,
Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta’ della resistenza senz’armi
attuata dalle donne e contribuisce a individuare un’immagine della difesa
che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del
cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella
considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio
Pavone. Infatti, e’ interessante notare come Pavone, autore dell’importante
e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita’ nella
Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava
sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del
tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il
fascismo con insolita profondita’ di motivi, ma senza mai prendere le armi;
e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un’idea del
tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e
irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero
della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della
Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all’introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi
proposto, che e’ - scrive Pavone - "qualcosa di piu’ ampio" della cosiddetta
resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di
lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo
introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identita’, i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di
resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio
Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come
criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza
civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l’esercizio della
violenza, anche di quella piu’ palesemente difensiva, non sono sempre
sicuri. Sicura e’ invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si
ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13).
(Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa
bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l’8
settembre 1943:
AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l’8 settembre
1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
Resistenza senz’armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945
(dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti),
prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager
nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988.
AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Le Lettere, Firenze 1992.
Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell’Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell’esercito, 1992.
Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.
Alessandro Natta, L’altra Resistenza. I militari italiani internati in
Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei
territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20
titoli, in gran parte sull’attentato del 20 luglio 1944. L’Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui
32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal
Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti
che si possono rintracciare entro la realta’ limitata e prevalentemente
militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza
antinazista in Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti
"Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi
sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che
rientrano nella presente bibliografia.
Jacques Semelin, Senz’armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172.
Uno degli episodi piu’ significativi di resistenza nonviolenta efficace da
parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione
razzista, e’ quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in
alcuni libri. L’opera fondamentale e’ quella di Nathan Stoltzfus, Resistance
of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany,
pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus,
2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der
Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin
1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri
mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler,
Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm
Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e’ la via di Berlino
in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei
giorni, nel marzo 1943, davanti all’edificio dell’organizzazione
assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels
e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i
1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e
destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia’ internati in lager. Sullo
stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre
2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto
dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si
fosse stati piu’ coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e’
andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004,
giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente
perche’ il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne,
ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli,
di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di
Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania
c’e’ una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione
della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta’ storica dal
politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer
Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha
scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a
un’analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che
contraddice l’interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il
principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14
febbraio che l’unica fonte storica valida e’ il libro di Stoltzfus e che, a
giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa
(fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio’ nonostante che, almeno
nell’edizione italiana, all’inizio del film compaia una dichiarazione sulla
storicita’ dei fatti. Storicita’ fondamentale che c’e’, ma nella vicenda
come e’ narrata nel film, e’ falsata nel punto essenziale (vedi il mensile
torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone,
autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo
giudizio.
Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso
autore vedi anche l’articolo Per una storia dell’opposizione antinazista in
Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp.
105-137, che contiene piu’ ampie referenze bibliografiche.
Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il
Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d’azione
dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d’azione
nell’Universita’ di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una
bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose,
Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non
integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia,
Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza
e’ il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994
(scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e
diffusi dal gruppo di studenti resistenti e’ in Paolo Ghezzi, Noi non
taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una
visita il Museo della Rosa Bianca presso l’Universita’ di Monaco, dove si
possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti.
La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che,
sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto’ per ragioni morali
e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9
agosto 1943, e’ illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di
Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz
Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000.
Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e’ piu’
preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e’ tenuto un
grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo
anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per
Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio
resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il
foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas").
Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef
Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico,
arruolato d’autorita’ nelle SS dopo l’8 settembre 1943, Mayr-Nusser si
rifiuto’ di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter.
Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio
verso Dachau. Comina documenta la lucidita’ del suo precoce giudizio morale
e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi
Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29.
Sui resistenti, ribelli e disertori nell’esercito nazista ho raccolto dei
fatti e dei dati in Quelli dell’ultima ora, uscito, come parte di una piu’
ampia relazione tenuta per l’Iprase di Trento nell’aprile 2000, nel volume
Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli,
Milano 2000, pp. 243-256.
Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto
anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della
bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell’escalation
nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106;
Thomas Powers, La storia segreta dell’atomica tedesca, Mondadori, Milano
1994 (1993), pp. 503-509.
Sul problema di coscienza relativo all’uccidere Hitler, cfr. la mia
recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La
Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in
"Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male",
pp. 117 e 119-120.
Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli
atti dei martiri cristiani sotto l’impero romano, sono: Helmuth James von
Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945),
Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio
sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail:
redazione@morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica
il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e’ stesa da
Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della
Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima
volta, l’autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno’ a morte,
coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce
presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale
contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la
vicenda di Franz Ja’gersta’tter con alcuni documenti in piu’ anche rispetto
al libro di Erna Putz (vedi sopra).
Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista:
1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der
Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella
Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel
movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino:
0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter
Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei
tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen,
tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig
Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della
pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel
0049/30/5081207.
4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista),
Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung
und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a
Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una
strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione
al n. 16), pp. 89-95. Secondo l’ordine di Hitler, l’esercito dei guastatori
doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta’. Una popolazione in
gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all’esercito tedesco
"l’unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova
interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche
nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non
uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene
una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo
della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la
Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che
allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e’ stato compiuto da un
gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis"
di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz’armi e’
narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla
parte dell’ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993
(1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello
fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta
dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri
contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito
evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una
organizzazione clandestina del Partito d’Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della
Resistenza a cinquant’anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997,
pp. 160. L’Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta
nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7),
partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l’attenzione
degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e
ideale, lungi dall’essere "attendismo", e’ componente essenziale e basilare
della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La
liberazione e’ il compimento della sopravvivenza, e questa e’ l’inizio della
liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza
civile assume forme collettive puo’ avere una forza anche superiore a quella
di un gesto armato". Si ricava l’immagine della resistenza nonarmata come un
cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il
quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata;
immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese,
prefazione di Ersilia Perona, L’Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
* 15. Lidia Menapace, Resiste’, Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90.
L’autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella
Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all’uso delle armi, insomma
che la vicenda fu molto piu’ ricca di quanto la tradizione della
storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci
abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici
vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003,
pp. 312. Anna Maria Bruzzone e’ autrice di vari libri sulla Resistenza e la
Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976,
apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella,
arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna
Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte
di questa bibliografia). Queste opere d’inchiesta e testimonianza sulla
partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu’ disarmata, alla lotta
di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l’individuazione e il
riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di
resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio
Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta’ ben diversa dalla resistenza
passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei
conflitti acuti, e cioe’ per l’eliminazione del disumano infelice giudizio
delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il
giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana,
motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l’insegnamento prezioso che
da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude
all’espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne
degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l’altro, di un
ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a
sant’Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al
confino, tra cui quella contro l’imposizione del saluto romano, e di
scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria
resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono
e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza
piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue
paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e
li protessero.
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